2023-10-24
Usano la separazione della Meloni per fare propaganda contro la famiglia
L’ex portavoce della Consulta dice che adesso il premier deve benedire utero in affitto e coppie gay. Che ragionamento è?Ogni giorno si lasciano e si prendono migliaia di coppie, ma se a salutare il fidanzato, nonché padre di sua figlia, è il presidente del Consiglio a quanto pare diventa un affare di Stato. Sì, da privatissimo che era, l’addio di Giorgia Meloni ad Andrea Giambruno è diventato pubblico. Certo, si capisce. Lei guida il governo e partecipa ai vertici internazionali dove si decidono le sorti del mondo.Lui fa il giornalista Mediaset e va in onda cinque giorni su sette. Dunque, la notizia era destinata a fare il giro delle redazioni, in Italia e all’estero. E del resto, lei stessa ha scelto di rendere nota la separazione via social, dopo che Striscia la notizia aveva trasmesso i fuorionda di lui. Ma al di là del clamore, e anche della legittima curiosità di voler conoscere i dettagli della rottura (il gossip appassiona tutti, perché tutti amano spiare dal buco della serratura una coppia che scoppia, soprattutto se è celebre), la questione resta privata anche se è assurta a notizia pubblica. Però si fa fatica a comprendere perché, da affare che riguarda esclusivamente i due protagonisti, la separazione di Giorgia e Andrea dovrebbe addirittura diventare politica. Che c’entrano i partiti e il Parlamento se la signora Meloni e il signor Giambruno non stanno più insieme dopo dieci anni? Abbiamo avuto presidenti della Repubblica saliti al Quirinale dopo un divorzio e presidenti del Consiglio che hanno affrontato la separazione quand’erano a Palazzo Chigi. Per non parlare di leader di partito, anche democristiano, che hanno lasciato la moglie e si sono rifatti una famiglia. Il divorzio per altro esiste da oltre cinquant’anni ed è stata una conquista del fronte laico progressista contro quello confessionale. Dunque, perché l’addio del premier al padre di sua figlia, oltre a essere considerato un evento eccezionale, deve dar luogo a una discussione sul ruolo e sulla funzione della famiglia?Passi che in tv Luciana Litizzetto ironizzi sulla rottura. È una comica, perciò fa il suo mestiere e in questo caso probabilmente lo fa con una certa soddisfazione, in quanto è di sinistra e non vede l’ora di regolare i conti a forza di battute contro la parte politica che ha sconfitto la sua. Ma l’ex portavoce della Corte costituzionale che cosa c’entra? Si capisce che il megafono della Consulta non vedeva l’ora di abbandonare lo stile misurato dei giudici della legge per passare a quello urlato della tifosa, anch’ella ovviamente di sinistra. Tuttavia, non è chiaro perché la rottura fra Meloni e Giambruno debba dare la stura a tutti i progetti che da anni, in barba alla volontà degli italiani, i compagni cercano inutilmente di far diventare legge. Che cosa c’entrano le adozioni dei figli di coppie gay, nati grazie all’utero in affitto, con il «divorzio» a Palazzo Chigi? Perché la separazione del presidente del Consiglio dovrebbe dare il via a maternità surrogata e adozioni speciali? Secondo Donatella Stasio, che ne ha scritto sulla Stampa, l’addio della coppia rappresenterebbe la fine della propaganda sulla famiglia. E perché? La sinistra rivendica da anni il diritto a divorziare (e non solo al proprio interno). E, anche se non sposati, perché Giorgia e Andrea non possono chiudere una relazione senza sentire addosso il peso della responsabilità di cambiare una legge? Che cosa c’è di male nel lasciarsi? Soprattutto, che cosa ha a che fare tutto ciò con la politica e le leggi che giacciono in Parlamento?La strumentalizzazione è evidente. La famosa frase del presidente del Consiglio diceva: «Sono una donna, sono una madre, sono cristiana». Nient’altro. Non ha mai detto sono sposata. Né ha sostenuto la necessità di dichiarare indissolubile un matrimonio. Con quelle parole ha solo rivendicato il diritto a veder riconosciuto il suo essere donna contro chi ne vorrebbe cancellare l’identità sessuale. E allo stesso tempo ha ribadito la sua essenza di madre e di cristiana. Che cosa hanno a che fare queste cose con l’utero in affitto, le adozioni dei figli di genitori gay e altre belle cose sostenute dalla signora Stasio? Nulla, ma l’ex portavoce della Consulta ha usato come appiglio il richiamo di Giorgia Meloni alla propria figlia. «Difenderò, a ogni costo, una bambina di sette anni che ama la madre e ama il padre, come io non ho potuto amare il mio». L’aspetto paradossale è che le pressioni vengono da quella stessa campana politica che ha criticato il premier per aver messo un like allo spot di Esselunga. Giudicare bella e toccante la pubblicità con una bambina che regala la pesca al proprio papà, dicendo «te la manda la mamma», fino a ieri era un attacco al divorzio, ma adesso, nella testa dalle varie Stasio, il «divorzio» diventa un modo per picconare la famiglia e trasformarla in qualche cosa di fluido. «Difenderò mia figlia» si traduce in attaccherò la famiglia, per adeguarla ai tempi e renderla liquida. Il caso personale dunque usato come caso politico pur di raggiungere lo scopo. L’uso strumentale di una separazione per dichiarare estinta la famiglia e trasformarla in una generica comunità di affetti. Peccato che, per quanto sinistra e megafoni si sforzino, la Costituzione dall’articolo 29 al 31 parli di famiglia e maternità. E non mi risulta che la comunità di affetti sia in grado di partorire.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.