2019-06-12
Senza liti in Toscana la destra può vincere
La coalizione ha trionfato a Piombinio, Agliana e Cortona, ma la vera scommessa era su Livorno e Prato ed è stata persa. Colpa di errori, ritardi e polemiche. Ora serve un progetto per contendere la Regione al Pd. Cominciando dalle primarie.Il centrodestra deve mettersi l'animo in pace: in Toscana ha sbagliato un gol a porta vuota. E ora litiga. Potrebbe rifarsi. Osservando la scia di errori recenti, per non commetterli ancora. Non so se gli riuscirà. Questa è una terra stregata, va presa di petto. Il traguardo è davanti: la conquista della Regione. Possibile? Dipende. Come ha scritto ieri il direttore del Corriere Fiorentino, Paolo Ermini, «i proclami non bastano»: la Regione è da una parte contendibile, ma proprio qui il fronte Lega, Forza Italia e Fdi, che si è ubriacato di successi negli ultimi tre anni, espugnando cinque capoluoghi di provincia su nove, annacquando le botti rosse del Pd, ha anche frenato la corsa trionfale. Qui dove il cittadino ha esercitato un sorprendente voto disgiunto fra le europee e le comunali. È proprio questo scollamento fra una fiducia nazionale e una sostanziale diffidenza locale, che apre lo spiraglio verso un raggiungibile successo ma allo stesso tempo dimostra come per la gente sarà fondamentale la scelta del candidato. Nel doppio confronto amministrativo, su 189 comuni al voto, il Pd se ne è presi 144, e ha vinto anche 14 ballottaggi su 17. Il centrodestra ha rovesciato gli imperi di Piombinio, Agliana e Cortona, ma la scommessa era sui grossi centri come Livorno e Prato, per completare il sacco della Toscana rossa. Livorno e Prato hanno resistito all'assalto. Se di assalto si può parlare. Che assalto è stato, per dire, quello di Firenze, dove il candidato anti Nardella, messo in campo appena un mese e mezzo prima delle elezioni, non è andato oltre il 25% facendo litigare gli alleati (si fa per dire) che l'hanno sostenuto? Ebbene, ora ha scelto di far parte del gruppo misto in Palazzo Vecchio: che affidabilità può dare un centrodestra che non sa trattenere il suo leader venti giorni dopo il voto? Forza Italia ha perso 110.000 voti dalle politiche dell'anno scorso a queste europee. Qualcuno dovrà interrogarsi. Ma invece che fa la pseudo alleanza? Si rinfaccia le responsabilità della sconfitta. La zarina leghista Susanna Ceccardi, che per prima nel 2016 sfondò il muro bulgaro conquistando il comune di Cascina, e da lì è diventata la colonnella di Salvini, butta benzina sul fuoco: «Non possiamo essere sotto scacco di chi prende il 3%». Si riferisce soprattutto a Forza Italia e forse un po' anche a Fratelli d'Italia e alla pretesa di mettere mano pesante alla scelta dei candidati: quelli, passati e perdenti, delle recenti amministrative e quelli del futuro, delle prossime regionali. Però, all'indomani della sua elezione in Europa, comprensibilmente euforica per le quasi 50.000 preferenze e con una Lega forte del 32%, si è autopromossa per la corsa alla presidenza della Regione: «Se lo vorranno Salvini, i militanti e i cittadini….». Legittima l'aspirazione, sbagliati il metodo e i tempi. Che politica è quella di chi ha ottenuto consensi dagli elettori per svolgere un lavoro (il parlamentare europeo) e subito dopo pensa a cambiare mestiere? Lo scollamento fra partiti e cittadini è all'origine della sfiducia nella classe dirigente (per informazioni, rivolgersi al Pd) . Gli elettori si fidano di una leadership nazionale che ha la capacità di affrontare i problemi degli immigrati, del rapporto con l'Europa, di un fisco più digeribile, come dimostra il successo di Lega, e anche di Fratelli d'Italia; ma non sanno nulla di quello che un candidato locale pensa di sanità, sicurezza e lavoro. La Lega stessa si è consegnata alle comparsate di Salvini sui temi nazionali, ma chi ha pensato a confrontarsi sui problemi reali dei toscani? Il primo esempio dovrebbe essere proprio Dario Nardella, che ha tirato una riga di fronte al maramaldeggiante trionfo della Lega il 26 maggio. No pasaran. Nardella non ha fatto la fine di Federico Barbarossa sconfitto da Alberto da Giussano. Anzi, ha rovesciato la storia e non ha concesso nemmeno il ballottaggio al suo principale competitor, Ubaldo Bocci, fronte leghista, spalleggiato dal resto del centrodestra, per la prima volta unito (?) in vent'anni, ma per l'ennesima volta sconfitto e anche senza appello. Perciò, se il centrodestra ha davvero a cuore la conquista della Toscana, dovrebbe, ora, pianificare una road map. Che portasse a elezioni primarie a settembre e all'individuazione di un candidato vero già a ottobre. Le primarie, una novità assoluta, servirebbero per mostrarsi alla gente, per spiegare le idee, per misurare un progetto politico che oggi, al netto dei temi nazionali, in Toscana non c'è o, per lo meno, non è forte. Sarebbe la prima volta. Gli aspiranti non mancano. Sono un esercito. Ha cominciato, si è visto, la leghista Ceccardi, a cui si accoda il consigliere regionale del Carroccio, Jacopo Alberti e anche Elisa Montemagni, capogruppo in Regione; in Forza Italia ha già fatto un passo avanti Massimo Mallegni, deputato, così come Stefano Mugnai, ex consigliere regionale, e Marco Stella, azzurro pure lui e vicepresidente del consiglio toscano, e ancora Deborah Bergamini, per anni vicinissima a Silvio Berlusconi; completa la griglia la terza di Fdi: Francesco Torselli, Paolo Marcheschi e il deputato Giovanni Donzelli. L'affollamento già dà la misura delle difficoltà e solo con una consultazione dei simpatizzanti potrebbe essere risolta senza spargimento di sangue.
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 12 settembre con Carlo Cambi