
Dopo gli insulti durante lo sciopero a Reggio Emilia, dirigente intimidita a Bologna.La sinistra condanna la violenza e parla di patriarcato assassino, ma nel sindacato capita poi che usi violenza e patriarcato per intimidire chi non la pensa come lei. Non può sfuggire infatti quanto sta accadendo su tutto il territorio nazionale da mesi, e in particolare negli ultimi giorni, ai sindacati non allineati alla Cgil nella lotta politica contro il governo Meloni. L’ultimo tassello nel quadro dell’intolleranza montante lo ha messo la Fiom bolognese, ieri mattina, al momento dell’inizio di un’assemblea della rappresentanza sindacale unitaria della Lamborghini, nella quale si doveva discutere un argomento importantissimo come il rinnovo del contratto aziendale. Ebbene, la discussione di fatto non c’è stata, perché il rappresentante della Fiom-Cgil ha impedito alla segretaria della Fim-Cisl del capoluogo emiliano di prendere la parola, «invitandola» poi ad abbandonare la fabbrica con modi - stando al racconto dei testimoni - tutt’altro che urbani. Il che, in questa fase di criminalizzazione del patriarcato, risulta doppiamente grave, dato che l’intimidazione e la cacciata in malo modo sono avvenute nei confronti di un segretario donna (Consuelo Mazzini).Nella dura nota diffusa dopo l’accaduto, la Fim bolognese ha raccontato che Mazzini si era recata nella sede della Lamborghini «per svolgere regolarmente le assemblee convocate dalla Rsu», ma «il funzionario della Fiom-Cgil ha di fatto impedito la partecipazione e ha cacciato la nostra segretaria, allontandandola dall’assemblea». Questo perché, secondo la Cisl, «si teme il confronto, le diverse opinioni e le posizioni delle altre organizzazioni sindacali». A questo punto i vertici della Fim-Cisl, lanciando l’ennesimo allarme, si chiedono «che deriva stia prendendo un’organizzazione sindacale come la Fiom-Cgil di Bologna, che da un lato professa la democrazia e il rispetto della Costituzione e poi attua metodi che prevaricano diritti, pluralismo e democrazia». Il riferimento è alla replica sprezzante fornita dai vertici della Fiom emiliana a quelli della Cisl, dopo un altro grave episodio di intolleranza, e cioè quello che si è verificato nel corso della manifestazione a Reggio Emilia in concomitanza dello sciopero di venerdì scorso, proclamato da Cgil e Uil. Il corteo degli scioperanti, infatti, guarda caso è passato di fronte alla sede locale della Cisl, e molti dei presenti si sono scatenati con una serie di insulti e di minacce rivolti a chi era nell’edificio. Tra questi ultimi, ovviamente, la segretaria della Cisl Emilia centrale, Rosamaria Papaleo, la quale ha chiesto conto ai suoi omologhi della Cgil e Uil dell’accaduto, sentendosi rispondere con un laconico «questa è la democrazia». Papaleo ha spiegato anche che gli esponenti delle altre due confederazioni stanno da tempo facendo ostruzionismo contro una loro proposta di legge per la partecipazione dei lavoratori alle decisioni delle imprese, chiedendo a cittadini e amministratori locali di non sottoscriverla. Ma c’è di più: a dimostrare quanto il clima di intolleranza stia diventando pesante e quanto venga da lontano, Papaleo ha anche ricordato un episodio risalente a mesi fa che è stato completamente ignorato dai media mainstream: l’aggressione verbale subita dal segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, e quella fisica ai danni di un dirigente dello stesso sindacato avvenute nel maggio scorso a Bologna. Episodi che, in vista delle altre numerose manifestazioni e scioperi annunciati dalla Cgil per i prossimi giorni, inducono a una certa preoccupazione.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.
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Ansa
Dopo il doppio disastro nella corsa alle rinnovabili e lo stop al gas russo, la Commissione avvia consultazioni sulle regole per garantire l’approvvigionamento. È una mossa tardiva che non contempla nessuna autocritica.