2024-07-01
La Segre si preoccupi dell’antisemitismo a sinistra
Liliana Segre (Imagoeconomica)
Non ho mai incontrato Liliana Segre, tuttavia ho sempre guardato a lei con molto rispetto. Dei vari senatori a vita nominati da Giorgio Napolitano e da Sergio Mattarella è, dal mio punto di vista, la sola che abbia meritato l’incarico. Con Mario Monti, che ha ottenuto la designazione come assicurazione sulla vita per aver accettato di soffiare la poltrona a Silvio Berlusconi, non c’è partita, e pure con Renzo Piano, che nella passata legislatura è stato assente tutte le 8.452 volte che si è votato. Tuttavia, pur avendo molto rispetto per la sua storia personale e per la tragedia che colpì la sua famiglia a seguito delle leggi razziali, non posso dire di condividere tutto ciò che Liliana Segre sostiene. Qualche settimana fa, ad esempio, la senatrice Segre si è detta preoccupata per la riforma costituzionale proposta dal centrodestra, evocando pericoli per la democrazia a causa della possibilità che gli italiani eleggano direttamente il presidente del Consiglio. Alle sue parole ho opposto quelle di Indro Montanelli, che non può certo essere ritenuto un nostalgico di regimi fascisti. Per anni, sulle pagine del Giornale da lui fondato, il principe dei giornalisti criticò la Costituzione, dicendo che era nata male ed era invecchiata peggio. Secondo lui, il guasto principale era proprio la mancanza di potere del premier, il quale con il suo governo si trovava alla mercé dei partiti. Dunque, una modifica della Costituzione era a suo parere una soluzione per evitare i continui ricatti, senza che questo prefigurasse una svolta autoritaria. Segre la pensa in maniera diversa? È legittimo, così come altrettanto legittime sono le opinioni contrarie. Ciò che conta è evitare le strumentalizzazioni e l’utilizzo da parte di qualche fazione politica delle parole della senatrice a vita. Perché è evidente che se Segre, con la sua storia personale di ex internata ad Auschwitz, dice di temere il ritorno del fascismo, tutte le trombette della sinistra si allarmano. L’elezione diretta di un premier, che darebbe a chi sta a Palazzo Chigi il diritto di nomina e di revoca dei ministri, non rappresenta l’inizio di una dittatura, ma semplicemente una riforma attesa da mezzo secolo, che la stessa parte politica di allarmati speciali in passato aveva proposto.Liliana Segre però è ancor più preoccupata dopo le frasi registrate dal cronista di un giornale online in un circolo giovanile di Fratelli d’Italia. «Dovrò essere cacciata ancora dal mio Paese?», si è chiesta. E anche qui le fanfare della sinistra si sono affrettate ad amplificare la preoccupazione. Non frequento circoli di Fratelli d’Italia (ma neppure della Lega, di Forza Italia, del Pd o di qualche altra forza politica) e però mi sento di tranquillizzare la senatrice a vita, dicendole che non solo lei non ha motivo di allarmarsi né di pensare di dover lasciare il proprio Paese, ma non c’è ragione di ritenere che dovranno farlo i suoi figli, i suoi nipoti o i suoi amici. Lo so: le frasi captate sono agghiaccianti e rozze, ma determinate più dalla stupidità che dalla pericolosità. Ovviamente fanno notizia, perché è dal settembre del 2022 che i compagni parlano di deriva fascista e dunque dieci fessi contribuiscono ad alimentare l’allarme. Tuttavia, non vedo alcun rischio di un ritorno alle leggi razziali o alle persecuzioni. In altre parole, non credo che esista alcuna possibilità che in questo Paese sia instaurato un regime. Però, cara senatrice Segre, se non deve preoccuparla il ritorno di una dittatura fascista, deve guardarsi da un sentimento antisemita che dal 7 ottobre dello scorso anno mi sembra farsi ogni giorno più forte. Ma non viene da destra e dalla maggioranza che governa il Paese, bensì da sinistra, da quegli stessi che vanno in piazza urlando slogan contro Israele e, di conseguenza, contro gli ebrei. In Francia, che ieri è andata al voto, alla comunità ebraica fanno più paura gli integralisti musulmani dei militanti del Rassemblement national. E fa più paura la sinistra che ha l’antisemitismo nel suo Dna, come ha spiegato di recente il filosofo Alain Finkielkraut. Dunque, nei suoi panni, invece di temere le frasi ignoranti e razziste di quattro cialtroni, mi preoccuperei di ciò che ci sta apparecchiando l’accoglienza senza limiti che piace alla sinistra. È quello il vero rischio, non certo quattro idioti.Ps. Nel frattempo, suggerirei ai giornalisti a caccia di dichiarazioni ignobili di infiltrarsi nei cortei pro Palestina, nelle sezioni dei partiti di sinistra e nei centri sociali. Provino a fare in quei posti gli agenti provocatori. Sono sicuro che raccoglieranno un bel campionario di frasi antisemite.
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)