
Dopo mesi di sonno e dopo aver lasciato che Matteo Salvini, l'unico ad aver ridotto gli arrivi, finisse alla sbarra, il capo del governo invoca rigore. Imiti Romano Prodi e Giorgio Napolitano, che affondarono persino i barconi: tanto erano di sinistra...Giuseppe Conte, ossia colui che ha consegnato Matteo Salvini ai giudici, che lo perseguiranno con l'accusa di sequestro di persona per non aver fatto sbarcare un gruppetto di presunti profughi, ieri ha scoperto la questione dell'immigrazione clandestina. Svegliato di soprassalto dall'arrivo di migliaia di extracomunitari che minacciano di intasare isole e coste nel pieno della stagione turistica, con uno dei suoi veementi discorsi il presidente del Consiglio ha dichiarato di «non poter tollerare che si entri in Italia in modo irregolare». Viene da chiedersi dove sia stato negli ultimi due anni il capo del governo, se abbia soggiornato a Palazzo Chigi o, al contrario, non abbia dormito un sonno profondo, tanto profondo da non accorgersi di ciò che stava accadendo intorno a lui.È almeno da un decennio che nel nostro Paese si tollera l'ingresso irregolare di migliaia di stranieri. E l'esecutivo da lui guidato ha chiuso non un occhio, ma entrambi. Il solo che abbia provato a porre un argine al fenomeno è stato, non senza difficoltà, il penultimo ministro dell'Interno, ma si tratta proprio di quel Salvini che Conte non solo si è rifiutato di difendere In Parlamento, assumendosi le responsabilità collettive che comporta la carica di presidente del Consiglio, ma che addirittura segretamente si augura venga eliminato per via giudiziaria, in modo da sbarazzarsi di un pericoloso avversario. Va bene che i politici sono maestri nell'arte del doppio gioco e spesso dicono il contrario di ciò che pensano, ma atteggiarsi a Biancaneve convinto che gli italiani siano tutti nani non in grado di intendere e volere è un po' troppo. Se oggi torniamo a essere invasi da presunti perseguitati, lo dobbiamo essenzialmente alla politica di Conte, che da quando ha fatto il bis insegue pure il tris. Il premier, dopo l'esperienza governativa, immagina per sé un futuro al Quirinale al posto di Sergio Mattarella, e dunque se ne guarda bene dal contraddire la parte più a sinistra della propria maggioranza. Per salire sul Colle più alto serve infatti la benedizione dei compagni e dunque Conte evita qualsiasi conflitto che possa intralciarne i piani. Zingaretti, Delrio, Orfini e compagnia bella non tollerano i decreti Salvini, mentre amano sommamente chi sbarca con i barconi. Nei confronti di chi arriva, dunque, le porte sono aperte, anzi apertissime, mentre restano sbarrate per chi non si inchini all'accoglienza indiscriminata. Il vicesindaco di un piccolo paese del comasco, ovviamente una militante del Pd, si è scagliata contro il leader della Lega mentre era in spiaggia, convinta di aver fatto un gesto eroico, da partigiana del Duemila. È con gente di tal risma che il presidente del Consiglio deve fare i conti e finora, quando si è trattato di immigrazione, non ne ha fatto nessuno. I rimpatri si sono ridotti al minimo, le navi delle Ong, se non si è in attesa di un responso elettorale, continuano a fare la spola con le coste libiche, scaricando centinaia di persone. E quando non sono le imbarcazioni delle organizzazioni umanitarie, a fare su e giù nel Mediterraneo ci pensano i barconi degli scafisti, che da Tunisi traghettano migliaia di persone. Ora, dopo avere a lungo taciuto il problema, Conte si accorge che i centri di accoglienza scoppiano e che isole come Lampedusa non sanno più dove mettere gli extracomunitari. Le proteste aumentano e anche i rischi per la salute, visto che - come ha candidamente ammesso il ministro Francesco Boccia - il 25% dei nuovi contagi si registra fra i migranti. Di fronte a tutto ciò, dopo aver annunciato lo smantellamento dei decreti Salvini e avere aperto i porti alle Organizzazioni non governative, accogliendo chiunque fosse stato raccolto in mezzo al mare, Conte si lamenta e dice che «non è più tollerabile che si entri in Italia in modo irregolare». A prescindere dal ritardo con cui la frase è stata pronunciata, siamo d'accordo con lui. Nessun Paese può accettare un'invasione di clandestini perché, come spiegò tempo fa un ministro del Pd, Marco Minniti, si rischia la coesione sociale. Tuttavia, se il presidente del Consiglio è davvero convinto di quel che ha detto ieri e non parla con lingua biforcuta, ha una sola possibilità per dare seguito alle sue parole ed è il blocco navale. Faccia quello che nel 1997 fecero Prodi e Napolitano, ai tempi rispettivamente presidente del Consiglio e ministro dell'Interno. Per fermare gli albanesi che volevano sbarcare in Italia mandarono le navi militari. Una, a dire il vero, speronò una nave carica di migranti, facendola colare a picco. Morirono 84 persone. Tuttavia, al governo c'era la sinistra (come ora) e nessuno si sognò di scomodare il Tribunale dei ministri per processare qualche alto papavero. Finì che a pagare furono i militari. Un bell'esempio di come si comporta la classe politica quando combina guai. Conte prenda nota.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.