2023-10-15
Scuola senza voti, una disgrazia per i ragazzi
Gli insegnanti che auspicano la loro eliminazione non fanno il bene degli studenti: a questi, semmai, servono maestri che li aiutino a superare gli ostacoli della vita, non che glieli cancellino. I giovani vanno alla deriva anche per quello che hanno subito in pandemia. I soggetti dei fatti di cronaca sono ormai, e sempre più spesso, adolescenti e giovani. A volte di cronaca nera come nel caso di alcune baby gang. Dalle proteste contro il caro-affitti delle università agli attivisti di Ultima generazione, dalle proteste contro Israele al fenomeno, già citato e generalmente molto sottovalutato delle baby gang che sta crescendo, si sta espandendo e si accompagna anche a violenze e reati di vario tipo. Mi sono confrontato spesso con questi ragazzi per tentare di capire e anche per non sottacere un fenomeno dai confini ormai non più ristretti e che investe in pieno le grandi città e le metropoli del nostro Paese.Questi giovani di confine sono protagonisti di violenze spesso gratuite o, come direbbero i magistrati, scatenate per futili motivi (da considerarsi come un’aggravante, ovviamente). Tentano furti, scippi e borseggi non per trovare di che sopravvivere ma per avere qualcosa di griffato che la loro condizione sociale non permette loro di acquistare. E allora, ritenendolo un diritto sociale, cioè qualcosa che è loro dovuto non si sa in base a che cosa se non alle loro idee - sbagliate e contro ogni regola elementare della convivenza civile -, in trasmissione arrivano a dirmi: «Quello che non ho e non posso avere vado fuori e me lo prendo». Ho chiesto loro se si trattasse di un bene essenziale, basilare per vivere e mi è stato esplicitamente risposto che molto spesso non è per questi generi di beni, diremmo di prima necessità, che corrono dei rischi ma per un paio di scarpe o per un borsello da maranza, purché siano griffati, di marca, quelli che i ricchi possono permettersi e loro no.Certo, non voglio affermare che non esista una questione sociale nelle periferie: un aspetto del quale, spesso, non si è occupato nessuno. E poi ci sono sicuramente anche altri aspetti da considerare, come l’aiuto alle famiglie bisognose (in quanto i genitori possono essere disoccupati non per loro scelta), o quell’enorme buco nero che si chiama abbandono scolastico. E qui chi è mancato e manca ancora nell’affrontare queste problematiche sono i pubblici poteri, locali o nazionali che siano. Ma tutto questo messo insieme non può renderci giustificazionisti per tutto e per tutti altrimenti, al posto di una democrazia, facciamo dell’Italia una giungla.Accanto a questi fenomeni brevemente descritti, se ne registrano altri, relativi agli adulti, spesso ancora più preoccupanti rispetto a quelli adolescenziali e giovanili perché coloro che dovrebbero essere attivi nel comprendere questi fenomeni e, soprattutto, nel mettere in campo comportamenti e atti, regole di comportamento comprensive di sanzione (la legge senza sanzione non è legge, non ha valore oggettivo, diventa una presa in giro), ebbene proprio questi ultimi si comportano e parlano come se non avessero capito niente.Ragionano sulle cause di questo malessere giovanile e, tra le prime, ne pongono una fondamentale, basilare: il Covid e la vita che hanno vissuto questi ragazzi e ragazze durante l’età evolutiva ma sotto la pandemia. Ovvero isolamento, più vita virtuale sui social rispetto a quella reale, difficoltà nello studio e nell’apprendimento. Tutte problematiche vere, ma occorrerebbe ragionare più su come il Covid sia stato gestito soprattutto nei confronti dei più piccoli. Vi ricordate i 30 milioni spesi per i banchi a rotelle? Vi ricordate i discorsi sulla non sufficienza della mascherina anche in momenti non tra i peggiori della pandemia? Chi non ricorda l’aerazione delle aule mai fatta? Chi non ricorda le scuole aperte negli altri Stati europei? Al netto di tutto questo, certamente il Covid ha avuto un influsso negativo sulla psiche di questi giovani data soprattutto da periodi molto lunghi di solitudine e di mancanza di socialità, elemento portante in quella età. Ma pandemia e gestione della pandemia li hanno lasciati fragili, con la necessità di essere protetti. E al Covid si sono, poi, aggiunte le guerre e le incertezze economiche. Mi ha colpito molto l’insistenza di alcuni docenti, un po’ di tutti gradi della scuola, sulla necessità di eliminare il voto scolastico come via per diminuire lo stress di questi ragazzi perché, secondo loro, proprio il voto sarebbe alla radice di molto del disagio che provano gli studenti.Ma che razza di ragionamento può mai essere questo? Un educatore che possa definirsi tale - e non uno scappato di casa con una laurea in mano che si trova a insegnare con capacità pedagogiche pari a nulla - aiuta il giovane che si trova un ostacolo davanti, non si affretta a rimuovere l’ostacolo perché quell’alunno, di questa mancanza di autorevolezza di quell’insegnante codardo che non l’ha aiutato a fortificarsi, ad affrontare un tratto di strada in salita, a percorrere una strada scivolosa ed impervia, se ne accorge. E l’assimila. I docenti, nei confronti dei ragazzi, si assumono una grande responsabilità. Ma c’è in questa società qualcuno che sa assumersi ancora le responsabilità educative anche quando ciò comporta un impegno duro, costante e motivato?