2025-10-18
Piangono per lo stop ai corsi gender ma il lutto vero è per i fondi saltati
Ira Pd per il divieto di educazione sessuale alle medie: «Valditara e Roccella siano auditi dalla bicamerale sul femminicidio». Proibendo l’indottrinamento, il ddl impedisce de facto agli «esperti» di avere finanziamenti.«Una convocazione plenaria con una audizione urgente del ministro Valditara e della ministra Roccella». Lo chiede il Pd, in una lettera alla presidente della commissione bicamerale sul femminicidio, Martina Semenzato. I dem sono sulle barricate, dopo l’approvazione dell’emendamento della Lega firmato dalle deputate Giorgia Latini, Simona Loizzo e Giovanna Miele che estende il divieto di parlare di temi legati all’educazione sessuale anche alla scuola secondaria di primo grado, cioè alle medie. «Questa modifica normativa, qualora fosse confermata nel voto assembleare della Camera, introdurrebbe un gravissimo ostacolo ai percorsi educativi che rappresentano il principale strumento di contrasto al fenomeno della violenza contro le donne e ai femminicidi», accusa la capogruppo dem Sara Ferrar. Il Pd vuole trascinare i due ministri, all’Istruzione e alle Pari opportunità, in commissione di indagine sul femminicidio e violenza perché dicano «come intendano agire per scongiurare il rischio di questo danno non solo per le giovani generazioni, ma anche per garantire l’efficacia delle azioni di prevenzione». Dove stia il danno, lo sa solo la sinistra. L’emendamento approvato in commissione Cultura, oltre a escludere alle elementari «le attività didattiche e progettuali nonché ogni altra eventuale attività aventi a oggetto temi attinenti all’ambito della sessualità», come previsto dal comma 4 dell’articolo 1 del ddl «Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico» presentato da Valditara, l’aveva esteso anche alle medie come stabilito dalle «Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione». Temi legali alla sessualità, al di fuori del programma scolastico, vanno subordinati al consenso delle famiglie e questo deve essere un punto fermo. Per il Pd, invece, verrebbero cancellati i percorsi di educazione antiviolenza. Chi «ci accusa di deriva oscurantista o non ha letto il testo del disegno di legge Valditara, o non ha capito, quindi è analfabeta funzionale», ha replicato il deputato della Lega, Rossano Sasso, capogruppo in commissione Cultura, Scienza e Istruzione a Montecitorio e relatore del ddl. «Non vietiamo nulla dai 13 ai 18 anni, chiediamo che le famiglie siano informate su temi, competenze degli “esperti esterni” e sul materiale didattico da utilizzare». Sasso ha spiegato: «Vorremmo evitare quanto accaduto in passato: attivisti di estrema sinistra in classe che parlano a bimbi di sei anni di fluidità sessuale, binarismo sessuale e transizione di genere, argomenti non adatti a quell’età». Per poi precisare: «Non si impedisce l’accesso a informazioni su malattie sessualmente trasmissibili e gravidanze indesiderate, basta leggere il comma 5 dell’articolo 1 del disegno di legge Valditara e le indicazioni nazionali rafforzate nell’educazione all’affettività dal nostro ministro».Sasso ha chiesto provocatoriamente: «Landini farebbe qualche ora di educazione affettiva?», dal momento che il segretario generale della Cgil ha insultato il premier Meloni «con un epiteto ingiurioso e sessista».Questione vergognosa sulla quale si ostina a tacere la segretaria del Pd Elly Schlein, che invece due giorni fa tuonava su Instagram: «La destra ha vietato l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole medie e primarie. L’Italia è uno dei sette Paesi europei in cui non è obbligatoria. E la destra invece la vieta». Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd, sostiene che il provvedimento sul consenso informato «già sbagliato nella sua impostazione iniziale», con le modifiche adesso «sta assumendo tratti ancora più preoccupanti». Soprattutto dopo l’ultimo femminicidio, «mentre servirebbe più formazione, più consapevolezza e più strumenti per prevenire la violenza di genere, si continua a colpire proprio l’unico luogo in cui si può costruire una cultura diversa: la scuola», accusa Manzi.Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio è invece certo, il tema sessualità nella scuola come parte integrante del programma educativo non servirebbe a contenere il femminicidio, perché «il problema a questo punto è essenzialmente educativo, ma con un’educazione sessuale nelle scuole fatta da persone di cui non conosciamo la competenza non solo non si risolve, rischia di complicarsi». Il guardasigilli si dice d’accordo sulla posizione assunta dalla maggioranza: «Riteniamo che questa educazione debba avvenire in famiglia e si dà con l’esempio del rispetto verso l’altro, indipendentemente dal sesso, dalla religione e da qualunque differenza. L’educazione sessuale nelle scuole se venisse inserita in modo settoriale rischia di fare la stessa fine dell’insegnamento dell’educazione civica».Il fronte delle polemiche intanto si allarga. È stato lanciato anche un sondaggio, attraverso Tecnicadellascuola.it, rivolto a docenti, genitori, studenti per sapere se sono d’accordo «con la decisione di vietare l’educazione sessuale fino alla scuola media». Naturalmente si è dato conto solo delle voci contrarie provenienti dall’opposizione e di un pedagogista, che mette in guardia sull’assenza di una tale offerta formativa. «Questa grave carenza fa invece il gioco dei siti porno, che gongolano nel loro business ormai prevalentemente rivolto proprio ai ragazzini», ha dichiarato Daniele Novara. Su Facebook afferma che l’idea che «l’educazione sessuale porti necessariamente verso i temi Lgbtq+ è quantomeno grottesca». Purtroppo, lo smentiscono le esperienze in molte scuole, sulla pelle di bambini e ragazzini, e che pesano pure sulle casse pubbliche: i pasdaran dell’educazione sessuale, infatti, oltre all’occasione di indottrinare giovani alunni, perdono anche lauti finanziamenti statali destinati agli «esperti» predicatori arcobaleno.
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