2022-08-27
Scoprono che il Covid si può curare
due anni e oltre 175.000 morti dopo
Roberto Speranza (Imago economica)
L’istituto Mario Negri pubblica uno studio su «Lancet»: «Gli antinfiammatori riducono le ospedalizzazioni del 90%». Eppure il ministero lo ha sempre negato imponendo «Tachipirina e vigile attesa» a tutti i malati. Toh, all’improvviso si scopre che le cure domiciliari contro il Covid funzionano. Sì, dopo aver accusato chi, come noi, suggeriva di valutare attentamente l’assistenza precoce contro la malattia e minacciato di radiare i medici di famiglia che somministravano antinfiammatori ai propri pazienti, zitti zitti si riconosce che l’infezione da Coronavirus si può curare e che il vaccino non è l’unica soluzione. A dirlo non è l’ultimo arrivato, ma l’istituto Mario Negri, ovvero uno dei migliori centri di ricerca farmacologica del Paese, che dopo aver analizzato i risultati ottenuti su centinaia di pazienti, ha pubblicato sull’autorevole rivista Lancet i risultati dello studio. In pratica, usando i fans, cioè farmaci come Brufen, Aspirina o Nimesulide, pillole di comune uso contro dolori e infiammazioni, l’ospedalizzazione dei pazienti si riduce dell’85-90 per cento, la sintomatologia si accorcia dell’80 per cento e il bisogno di attaccare i malati alla macchina dell’ossigeno praticamente non c’è. Che dire? Poche cose per completezza di informazione. La prima è che per quasi due anni, con un’ostinazione incomprensibile, la sola cura suggerita ai pazienti prima di vederli finire in pronto soccorso per mancanza d’aria era la vigile attesa unita alla Tachipirina. Le linee guida ministeriali, infatti, imponevano di non fare niente, se non abbassare un poco la febbre, rimanendo ad aspettare di stare peggio e di rischiare non di finire in ospedale ma all’altro mondo. Roberto Speranza, ossia colui che si è autonominato fulgido esempio da seguire nel mondo per il modo con cui ha affrontato l’epidemia, è ricorso fino al Consiglio di Stato pur di avere l’ultima parola in materia, contestando il ricorso presentato da alcuni medici a favore delle cure domiciliari. Per il ministro della Salute, il paracetamolo unito alla vigile attesa era un dogma inscalfibile, un orientamento di buona pratica clinica asseverato da più studi. Peccato che già dopo i primi mesi di diffusione del virus fosse chiaro che, oltre alla Tachipirina, c’era altro e qualche cosa per evitare che le persone finissero in terapia intensiva era possibile fare anche prima dell’arrivo dei vaccini.A parlarne era stato lo stesso direttore dell’istituto Mario Negri, ossia il professor Giuseppe Remuzzi il quale, all’inizio della campagna di vaccinazione, citava cifre e ricerche che già dimostravano ottimi risultati raggiunti con cure domiciliari basate su farmaci con un basso fattore di rischio. Ricordo che proprio un anno fa, dopo aver letto l’imponente studio della Fondazione Hume guidata da Luca Ricolfi, pubblicai un editoriale dal titolo «Il Covid si cura, ecco le prove». Lo spunto era fornito non solo da alcuni lettori che testimoniavano la loro esperienza, ma anche dal rapporto redatto da Mario Menichella proprio sulle cure precoci. In pratica, la ricerca assicurava, con documenti inoppugnabili, che delle cure somministrate al manifestarsi dei primi sintomi di coronavirus consentissero di evitare il ricovero. Ovviamente io e La Verità fummo tacciati di dare voce a teorie antiscientifiche e, da qualche cialtrone, pure di avere sulla coscienza la vita di persone che avevano scelto di curarsi attraverso il proprio medico di fiducia. Scemenze. Che infatti ora sono certificate dalla ricerca dell’istituto Mario Negri che ha dimostrato come la cura a base di antinfiammatori non solo non fosse controproducente, ma addirittura evitasse l’aggravarsi dei sintomi Covid. Alla notizia dei risultati ottenuti grazie alla somministrazione di farmaci antinfiammatori nella primissima fase dell’infezione se ne aggiunge un’altra, in arrivo dalla Gran Bretagna. Il settimanale inglese The Spectator ha svolto un’accurata indagine per capire quali fossero le ragioni che nella prima fase della pandemia avessero indotto Downing Street a imporre il lockdown. All’epoca si disse che rinchiudere in casa la popolazione, sospendendo ogni attività e costringendo alla serrata aziende e locali pubblici, avrebbe salvato centinaia di migliaia di vite umane. Addirittura, circolò una previsione che parlava di 500.000 morti evitate grazie agli arresti domiciliari. Beh, a quanto pare, non era vero niente. Nessuno studio per appurare quale fosse l’impatto delle misure sulla diffusione del contagio è mai stato fatto e adesso sono gli stessi membri del governo di Boris Johnson ad ammetterlo. Vale a dire che probabilmente, anche le chiusure in Italia sono state inutili. Le persone hanno perso il lavoro, i guadagni, qualcuno ha dovuto chiudere la propria attività, ma questo non è servito a nulla, certo non a salvare vite umane.In conclusione, se fossi Roberto Speranza mi ritirerei a vita privata cercando di farmi dimenticare. Siccome però non sono il ministro della Salute, mi consolo all’idea che tra poco lui non lo sarà più.