Villa Borghese è sicuramente il più noto e frequentato, ma in pochi sanno che la capitale è una delle città più verdi d'Italia, se non del mondo.
Villa Borghese è sicuramente il più noto e frequentato, ma in pochi sanno che la capitale è una delle città più verdi d'Italia, se non del mondo. Parchi romani: quanti ce ne sono? Un’infinità. Roma, infatti, è una delle città più verdi d’Italia, se non del mondo (è nella top 20 della Green Cities Index 2018, grazie al suo 37% di verde cittadino): è questo a rendere la nostra capitale un luogo speciale, anche se la maggior parte dei motivi va al di là dell’aspetto green.Villa Borghese è sicuramente il parco pubblico più famoso e frequentato e – va da sé – la maggior parte dei turisti si ferma lì, anche per via della sua centralità. Ma Roma va conosciuta a fondo: perché sia amata, bisogna attraversarla in lungo e in largo e cogliere le differenze tra un parco pubblico e l’altro. Ognuno con il suo genius loci.Villa Borghese80 ettari: a tanto ammonta la bellezza di Villa Borghese, anche se da questo punto di vista è “solo” il terzo parco cittadino di Roma, dopo Villa Pamphili e Villa Ada.I tesori che si trovano al suo interno sono inestimabili, a partire dalla Galleria Borghese, uno dei musei più visitati di Roma. Tra le sue opere, il gruppo scultoreo di Apollo e Dafne del Bernini, che si unisce a decine di altre sculture e dipinti di maestri internazionali (vanno citati Caravaggio, Canova e Raffaello per poter dare anche una – seppur minima – misura del luogo).A Villa Borghese si va anche per solcare in barca le acque del laghetto interno, con il tempio di Esculapio a dominarlo; ma anche per affacciarsi dal Pincio sulla Città Eterna (imperdibile la vista su Piazza del Popolo), fare un salto al Bioparco e ammirare il cinema più piccolo al mondo. Il tutto circondati da alberi secolari, prati immensi e esseri umani nella loro versione migliore.Villa PamphiliÈ immenso, uno sprazzo di campagna in mezzo alla metropoli. Nemmeno qui mancano – oltre al verde – opere d’arte dal respiro internazionale. Al suo centro, come indica il nome, una villa; o meglio: il Casino del Bel Respiro, circondato da uno strabiliante giardino all’italiana.La magnificenza del palazzo ha fatto sì che diventasse sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri, motivo per cui non è visitabile, se non in rari casi e su prenotazione. Pare che al suo interno nasconda parecchi anfratti segreti, ma la magnificenza esterna non fa rimpiangere nulla.Da non perdere anche la neogotica Cappella Doria Pamphili, il Giardino del Teatro, le fontane di cui il parco è disseminato: quella della Cascata è la più scenografica e va a finire nel bellissimo laghetto solcato dai cigni.Villa TorloniaSi trova sulla Via Nomentana, dove spicca in qualità di sontuosa ex proprietà agricola. Fu prima dei Pamphilj, poi dei Colonna e, infine, dei Torlonia. Ma anche di Mussolini. Qui, infatti, il Duce organizzava feste e grandi incontri.Si può passare agilmente dalla sontuosità delle opere architettoniche – quali il Casino Nobile, il Casino dei Principi, il teatro, la serra moresca e la Casina delle Civette, in perfetto stile liberty – a una sontuosità più propriamente verde. Un consiglio: fermatevi alla Limonaia per mangiare o sorseggiare qualcosa.Parco Regionale dell’Appia AnticaProbabilmente il parco più bello di Roma, quello che unisce il respiro della Storia a quello della natura in un’unica coerente pennellata. È il punto in cui l’archeologia, insieme ai suoi misteri, esce dai luoghi protetti e si perde per chilometri e chilometri, fino a Brindisi.L’Appia Antica è una sorta di memento mori presente lì per noi: grazie ai monumenti funebri di cui è disseminata, ricorda la vacuità – e allo stesso tempo la preziosità - della vita, che qui scorre copiosa. Impossibile percorrerla tutta: vi bastino il Mausoleo di Cecilia Metella, la Villa di Massenzio e il Museo delle Mura Aurealiane: già così occorrono ore. Perché sull’Appia Antica si deve tornare più e più volte.Parco della CaffarellaLa vera campagna romana è questa: il Parco della Caffarella è un autentico polmone verde, dov’è ancora possibile vedere le greggi al pascolo, interrotte solo da chi fa jogging e dai placidi pastori. E nemmeno qui mancano reperti di altissimo valore: ne sono una prova il Cenotafio di Annia Regilla, la Chiesa di Sant’Urbano e il Ninfeo di Egeria – tra le altre cose.La Caffarella si stende a ridosso della Via Appia Antica, ne è anzi una parte. È il parco più adatto a coloro che desiderano una gita fuori porta senza uscire da Roma. Perfetto per un giorno in famiglia, per un picnic e per la scoperta di animali e archeologia in un unico colpo.Parco degli AcquedottiImpossibile concludere questo articolo senza citare il parco che ruba primati a tutti gli altri. Sarà perché anch’esso, più che un parco, è un enorme fetta di campagna romana; sarà per via degli acquedotti, che lo rendono eternamente, maledettamente affascinante; sarà perché, da qualunque parte lo si osservi, richiama dipinti bucolici, arcadici, all’interno dei quali pezzi di archeologia convivono armoniosamente con pastorelli e vedute agresti. È indubbio: non poteva che essere girata qui La Grande Bellezza, di Paolo Sorrentino. Il Parco degli Acquedotti è infatti la quintessenza di Roma, la sua massima espressione. Al tramonto ancora di più.I parchi romani non terminano qua: è difficilissimo fare una cernita tra quelli ingentiliti dalle opere d’arte e la vera e propria campagna. Ed ecco che si torna alle 20 città più verdi del mondo. Perché di Roma si può dire tutto, tranne che non offra riparo, bellezza e relax ad abitanti e avventori.
Nel riquadro la produttrice Giulia Maria Belluco (iStock)
La produttrice di «C14» Giulia Maria Belluco spiega: «Ci abbiamo messo cinque anni per scrivere la sceneggiatura. Le riprese saranno girate l’anno prossimo tra Veneto e Alto Adige». Si cercano ancora due attori internazionali...
Nasce in Veneto un film, C14, sulla Sacra Sindone, la più importante reliquia della cristianità, la cui storia è trapunta di dispute per verificarne scientificamente l’autenticità. Una nota ricerca britannica del 1988 con il radiocarbonio-14 la datò tra il 1260 e il 1390, negando che sia il sudario che ha avvolto il volto di Cristo. Analisi successive, tuttavia, hanno confutato tale risultato, come quelle del professor Giulio Fanti, dell’università di Padova, consulente della sceneggiatura, intervistato dalla Verità il 14 novembre 2024. La produttrice del film è Giulia Maria Belluco, 35 anni, nata a Treviso. Vive a Bassano del Grappa (Vicenza) ed è titolare della EriadorFilm. «L’ho acquisita nel 2023» spiega «con l’obiettivo di portarla sul mercato internazionale attraverso collaborazioni con Paramount, Discovery, Magnolia, Hallmark con le quali abbiamo fatto co-produzioni e produzioni esecutive qui in Italia. Una delle più viste è quella sulla famiglia Stallone, girata tra Puglia e Lazio».
Pier Paolo Pasolini (Getty Images)
Oggi il discusso evento sui lati conservatori del grande scrittore. La sinistra grida alla lesa maestà, eppure ha avallato per anni ricostruzioni farlocche sulla sua morte, al fine di portare avanti astruse piste politiche. E il vero vilipendio è proprio questo.
Il convegno su Pier Paolo Pasolini organizzato da Fondazione Alleanza Nazionale e dal Secolo d’Italia che si terrà oggi pomeriggio a Roma, il cui fine - come da titolo: «Pasolini conservatore» - è quello di dibattere (con il contributo di numerosi relatori tra cui il critico letterario Andrea Di Consoli, certamente non vicino alla destra politica) gli aspetti dell’opera e del pensiero pasoliniani che appaiono in conflitto con la sua area ideologica di appartenenza, quella comunista, è vissuto dalla sinistra italiana letteralmente come un sacrilegio. Nonostante dai curatori dell’evento sia già stato chiarito in tutte le maniere possibili che scopo del convegno è unicamente promuovere una discussione, senza nessuna volontà di «annettere» PPP - operazione che non avrebbe d’altronde senso alcuno - al pantheon culturale della destra, a sinistra si è addirittura giunti a gridare alla «profanazione», come fatto ieri, a botte di gramscianesimo mal digerito, dal professor Sergio Labate sul quotidiano Domani.
Gaia Zazzaretti prima e dopo il vaccino (iStock)
L’ex karateka Gaia lo sente in tv e sceglie di porgere il braccio. Poi, la malattia neurologica. Ma la virostar nega il nesso.
È vero che non se ne può più di «burionate». Ma come si può passare sotto silenzio gli ultimi post della virostar più famosa d’Italia, mentre continua a disinformare e contemporaneamente ridicolizzare persone danneggiate dal vaccino anti Covid chiamandoli #sorciscemi, senza alcun rispetto anche del diritto, di tutti noi, a essere informati correttamente su questioni che riguardano la salute, specie da chi dovrebbe avere, come lui, il dovere di dare informazioni corrette?
Tra l’intervista di Sempio, le mosse della difesa e le rivelazioni sul movente ignorato, Fabio Amendolara e Gianluca Zanella smontano la “guerra mediatica” attorno al delitto Poggi. Ora tutto ruota attorno all’incidente probatorio: è lì che il caso potrebbe finalmente cambiare.







