2025-06-20
Scintille fra Von der Leyen e Metsola sulla corsa al riarmo dell’Europa
Ursula von der Leyen e Roberta Metsola (Ansa)
Nonostante il no dell’Europarlamento, Ursula rivendica la scelta di tirare dritto sull’uso dei poteri speciali per imporre il programma Safe. La Commissione «paladina» dello Stato di diritto calpesta la democrazia.Le armi come i vaccini. O i vaccini come armi. Ursula von der Leyen difende la scelta di utilizzare i poteri speciali dei trattati Ue per scavalcare il Parlamento sul piano di riarmo e andare direttamente al Consiglio europeo. Il meccanismo è lo stesso utilizzato ai tempi del Covid per acquistare i sieri dalle multinazionali farmaceutiche, senza inutili discussioni e controlli. Serviva «una risposta eccezionale e temporanea a una sfida urgente ed esistenziale», quella della sicurezza, scrive il presidente della Commissione Ue in una lettera inviata a Roberta Metsola, presidente dell’Europarlamento. Sicurezza e sanità, sempre di più, sono la scusa globale per forzare le normali regole democratiche. In ballo ci sono i primi 150 miliardi del programma Safe (Safe actions for Europe), che rientrano in Rearm Europe, adesso chiamato più pudicamente Readiness 2030 e dotato, sulla carta, di un budget da 800 miliardi. Il Parlamento europeo ha protestato per l’utilizzo dell’articolo 122 che consente a un certo tipo di provvedimenti di saltare l’esame parlamentare. Ieri la Von der Leyen ha quindi risposto alla Metsola, mettendo subito in chiaro il suo punto: «Nella proposta Safe, la Commissione si è basata sull’articolo 122 perché lo scopo e il contenuto della misura lo giustificavano pienamente». In ragione di una situazione geopolitica definita «eccezionale». L’ex ministro tedesco ha ribadito che «Safe è stato proposto dalla Commissione come risposta eccezionale e temporanea a una sfida urgente ed esistenziale. In particolare, dall’inizio del 2025 l’Unione si trova ad affrontare una situazione di emergenza eccezionale causata da un netto peggioramento del contesto di sicurezza, che richiede agli Stati membri di aumentare massicciamente le spese per le capacità industriali della Difesa». In più, sempre secondo la Von der Leyen, lo scopo del programma sarebbe quello di «fornire assistenza finanziaria agli Stati membri gravemente minacciati da difficoltà dovute a eventi eccezionali al di fuori del loro controllo». La missiva si conclude con la garanzia di non aver mai avuto la minima intenzione di eludere i poteri del Parlamento europeo e con una piccola, perfida, sfida: «La Commissione ripone inoltre piena fiducia nella capacità del Parlamento europeo di accelerare il proprio processo decisionale in caso di crisi». L’articolo 122 che è stato fin qui utilizzato prevede quanto segue: «Fatta salva ogni altra procedura prevista dai trattati, il Consiglio, su proposta della Commissione, può decidere, in uno spirito di solidarietà tra Stati membri, le misure adeguate alla situazione economica, in particolare qualora sorgano gravi difficoltà nell’approvvigionamento di determinati prodotti, in particolare nel settore dell’energia». Come si vede è abbastanza indeterminato e la citazione dell’energia è solo esemplificativa. Il ricorso a questa norma per decidere il nuovo strumento di prestito comune da 150 miliardi nell’ambito del piano di riarmo è quindi teoricamente possibile, a patto di non fare i furbi sul concetto di «gravi difficoltà di approvvigionamento». È questa la situazione degli armamenti nel Vecchio continente? I precedenti sono abbastanza controversi. La Commissione ha usato la scorciatoia dell’articolo 122 per introdurre il price cap sul gas all’inizio della guerra in Ucraina (sicuramente c’era urgenza) e per tassare gli extra profitti dei big dell’energia (qui, forse si poteva aspettare il Parlamento europeo). Ma la scelta che gli italiani ricorderanno maggiormente è stata quella di servirsi di questo escamotage per acquistare i vaccini contro il Covid saltando i legislatori. Acquisto che è poi avvenuto ai prezzi e con la trasparenza che tutti sanno e che ha poi richiesto una commissione d’inchiesta a babbo morto. Negli anni più addietro, l’articolo 122 è stato impugnato dalla Commissione di turno anche per le grandi inondazioni in Germania (2010), l’esplosione di una centrale elettrica a Cipro (2011) e gli atti terroristici in Spagna (2004). Tornando al caso delle armi, la Commissione fa forza anche su un altro articolo del Trattato Ue (il 42.7) sulla mutua difesa, laddove si afferma: «Qualora uno Stato membro subisca un’aggressione armata nel suo territorio, gli altri Stati membri sono tenuti a prestargli aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso, in conformità dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite». Questa norma è stata usata solo una volta, dopo gli attentati terroristici del 13 novembre 2015 a Parigi. Lo scorso 23 aprile la commissione Affari giuridici dell’Eurocamera ha votato all’unanimità contro la scelta della presidente della Commissione europea, ribadita ieri nella sua lettera. Il parere approvato sostiene che l’articolo 122 «non è una base giuridica appropriata» per un’iniziativa di questa portata e di questa natura. Metsola ha criticato e critica duramente questo dribbling di Ursula e ha scritto al Consiglio europeo perché non si presti a tale manovra. Ieri, intanto, c’è stata la prima reazione da M5s e sinistra, con l’eurodeputato Mario Furore che trae già le conclusioni: «Il piano di riarmo europeo è illegale e io sono fiducioso che il voto calendarizzato martedì prossimo nella commissione Giuridica (Juri) del Parlamento europeo possa sostenere la nostra posizione e portare il caso alla Corte di giustizia europea». In attesa della Cedu, la strada scelta dalla Von der Leyen non sembra da campionessa della democrazia, specie per una Commissione che ultimamente si è intromessa anche nelle elezioni di vari Paesi membri ed è sempre pronta a dirsi paladina dello Stato di diritto.