2021-05-07
Il super scienziato sbugiarda Crisanti e accusa Formigli: «Travisato in tv»
Andrea Crisanti e John P.A. Ioannidis (Ansa-iStock)
John P.A. Ioannidis, celebre epidemiologo di Stanford, tira le orecchie al microbiologo di riferimento per i chiusuristi: «Il mio studio non è stato ritirato». E a «Piazzapulita» contesta: «Mi hanno messo in bocca parole non mie».Bolzano riparte con i test gratuiti. L'operazione «corona pass» della provincia autonoma funziona. Perché dà il via libera a guariti, immunizzati e a chi si sottopone a tamponi rapidi, senza costi per il cittadino.Lo speciale contiene due articoli.Da qualche giorno è l'epidemiologo del momento anche qui in Italia. Professore di medicina, epidemiologia e salute pubblica all'università di Stanford, John P.A. Ioannidis è diventato noto anche al grande pubblico televisivo italiano. Si è parlato di lui nelle ultime due puntate di Piazzapulita su La 7. Chi legge La Verità non si farà cogliere impreparato. Il primo a parlarvi di lui è stato il nostro Antonio Grizzuti, che nel numero del 31 marzo vi ha illustrato uno dei suoi ultimi studi, pubblicato sul Journal of clinical epidemiology. Le conclusioni sono chiare: «Pur non potendo escludere piccoli benefici dalle chiusure (in gergo Npi) in termini di contenimento della diffusione dei casi, non ne troviamo di significativi. Simili riduzioni possono essere raggiungibili con provvedimenti meno severi». Ioannidis ha cioè confrontato i risultati delle serrate totali e delle sole limitazioni alla mobilità. E arriva a una conclusione. Indipendentemente dalla severità della chiusura, i risultati sono identici. In sostanza fa a pezzi il lockdown e con questo tutta la retorica dei chiusuristi. A partire da quella di Andrea Crisanti, che nella trasmissione andata in onda giovedì 22 aprile perde le staffe di fronte al deputato leghista Claudio Borghi. Questi invitava alla prudenza di fronte alle continue proposte di chiusura proprio citando il lavoro di Ioannidis che però - a detta di Crisanti - sarebbe stato ritirato poiché contestato da molti suoi colleghi. Con i quali Ioannidis si sarebbe addirittura scusato. Questa - in sostanza - la lapidaria sentenza di Crisanti, cui veniva generosamente concessa l'ultima parola «in quanto esperto».Passano sette giorni e in quella trasmissione - anche se in collegamento - si siede chi vi scrive. Vengono mandati in onda alcuni minuti di una chiacchierata che Ioannidis ha avuto con un altro Andrea. Il divulgatore scientifico Casadio, che collabora spesso con la redazione di Piazzapulita. Trasmissione che pure Ioannidis ha visto e sul quale muove alcuni appunti. Con gentilezza, ma al contempo con fermezza. Chiede che sia resa disponibile l'intera intervista in lingua originale. «Mi preoccupa il fatto che la traduzione italiana ogni tanto mi metta in bocca alcune parole molto diverse da quelle che ho detto». E si sofferma con precisione in almeno due punti della trasmissione indicando ora, minuti e secondi in cui la traduzione di Casadio sarebbe stata tutt'altro che fedele. Ioannidis, infatti, non solo si è riguardato quella intervista tradotta in italiano ma pure tutta la trasmissione. E anche quella di una settimana prima. «Non parlo bene l'italiano», mi dice lo studioso, «ma lo capisco e sono quindi rimasto sbalordito dalle parole del professor Crisanti e da quelle con cui Andrea Casadio - una settimana dopo - ha travisato l'intervista». Mi sento chiamato in causa di persona, avendo vivacemente discusso con Casadio in quella sede proprio su questi temi. Sebbene continuamente interrotto riesco a esprimere a fatica un paio di concetti chiave. A partire dal fatto che gli studi scientifici sono tutti fatti per essere analizzati, dibattuti e se del caso confutati. Ma questa operazione non può che avvenire mediante pubblicazione di osservazioni e repliche argomentate su riviste scientifiche. Soprattutto attraverso la pubblicazione di ricerche sottoposte alla revisione di altrettanti esperti cattedratici (peer review), come appunto nel caso di Ioannidis. Non possono essere certo le battute di colore di Casadio a demolire la validità del lavoro scientifico. Il tono di Ioannidis si fa serio. «È stato abbastanza triste e non particolarmente onorevole che (Casadio, ndr) abbia scelto di presentarmi a Piazzapulita come un “bastian contrario", ma ognuno ha diritto alla sua opinione. Tuttavia, il fatto che nessuno dei miei documenti sia stato “ritirato" non è un'opinione soggettiva. È un fatto oggettivo». Ioannidis si rivolge direttamente ad Andrea Casadio: «Questa diffamazione è grave e inaccettabile e devasta principalmente la tua credibilità, non la mia, fino a quando non ti correggerai». Eh già proprio così. Perché i due Andrea (Casadio e Crisanti) sono accomunati non solo dal nome di battesimo ma anche da un'accusa che a Ioannidis non va affatto giù. Quella di aver ritirato un suo studio dalla circolazione. «Nessuno dei miei paper è stato ritirato». E Ioannidis inizia a snocciolare numeri sulla rilevanza scientifica dello studio. Dico la verità, mi perdo. Lo studioso alla fine mi ringrazia per averlo difeso in trasmissione. In realtà ha ben poco da ringraziarmi. Mi sono semplicemente limitato a osservare che l'indice H di Ioannidis (un numero che misura la qualità e la produttività del lavoro di un accademico) era oltre tre volte quello di Crisanti. Mi verrebbe da notare che anche sommando l'indice H dei vari Crisanti, Galli, Burioni, Ricciardi e Pregliasco non arriveremmo al suo di numero. Non lo faccio. Non mi va di trascinarlo oltre nel pollaio. Mi limito semplicemente a salutarlo. E ringraziarlo a mia volta per la pazienza.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/scienziato-sbugiarda-crisanti-accusa-formigli-nl-2652916126.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="bolzano-riparte-con-i-test-gratuiti" data-post-id="2652916126" data-published-at="1620067709" data-use-pagination="False"> Bolzano riparte con i test gratuiti C'è un angolo d'Italia dove si può mangiare all'interno dei ristoranti e prendere il caffè, o più spesso una birra, al bancone dei bar: è la provincia di Bolzano. Da otto giorni è partita l'operazione «corona pass»: una sorta di passaporto per chi ha completato la vaccinazione, è guarito dal Covid, oppure ha fatto un tampone negativo nelle ultime 72 ore. Questi test sono gratuiti e li può fare chiunque, anche un parente che risieda altrove o il turista del fine settimana. È una campagna a tappeto lanciata dall'Azienda sanitaria dell'Alto Adige, che consente a chi possiede il corona pass di mangiare e bere al caldo e al coperto, oltre che praticare sport di contatto ancora vietati da Salorno in giù. Nella settimana da lunedì 26 aprile a domenica 2 maggio sono stati fatti 59.087 test che corrispondono all'11% dei residenti nella Provincia autonoma. Appena 119 i positivi scovati con questo sistema, lo 0,2% del totale. È un margine di libertà in più per chi non è contagiato, uno spiraglio di normalità che nel resto del Paese è ancora impossibile. L'operazione prevede di prenotarsi sul sito Internet dell'Azienda sanitaria o del Comune di Bolzano con mail e numero di telefono scegliendo dove fare il test, il giorno e l'ora. Sono 80 i centri in 69 Comuni, dai tendoni della Protezione civile ai palasport, dalle case della cultura alle sale parrocchiali, e altri se ne aggiungeranno. Ti presenti, ti viene fornita una mascherina incellofanata, confermi la registrazione e vai in una delle salette allestite. Il personale sanitario assiste senza eseguire l'esame, che non è l'autorevole tampone molecolare nasofaringeo ma un test antigenico nasale rapido «fai da te». Dopo qualche decina di minuti l'esito arriva via mail, con un file pdf criptato da aprire utilizzando un codice d'accesso inviato sul telefonino: una procedura non immediata che sarebbe dettata da esigenze di privacy. Oltre al risultato del test, il pdf contiene un codice Qr che andrebbe mostrato e scansionato all'ingresso di bar e ristoranti. In realtà, verificano in pochi. Le regole fissate in Alto Adige sollevano infatti i gestori da responsabilità. Se dovessero arrivare i vigili e trovassero seduto ai tavoli interni qualcuno che ha barato con il tampone, scatterebbe la multa per il cliente che odia mangiare all'aperto (i soliti 400 euro ridotti a 280 se pagati entro cinque giorni) ma non per il ristoratore, il quale potrebbe subire la chiusura del locale soltanto se la cosa dovesse ripetersi. Costo per il cittadino? Zero. Le spese per i tamponi e la logistica ricadono sull'Azienda sanitaria, i Comuni, la Protezione civile e la rete di volontari che va dalla Croce rossa agli alpini: la Provincia autonoma di Bolzano, guidata da Arno Kompatscher, ha voluto che se ne facesse carico la sanità e non la politica. Non c'è comunque chiarezza su quanto costa complessivamente l'operazione tamponi gratis. Nelle scorse settimane i giornali locali hanno scritto, senza smentite, che l'Asdaa aveva comprato 5 milioni di test nasali autosomministrati per 22 milioni di euro: farebbero 4,4 euro per ogni tampone. Il consigliere provinciale Alessandro Urzì (Fratelli d'Italia) ha fatto una richiesta di accesso agli atti per capire le condizioni dell'acquisto: dalla documentazione fornitagli risulterebbe un esborso inferiore, sui 10 milioni. Rimangono dubbi sul rispetto della privacy (è stata aperta un'indagine) così come non è svanito il rischio di un ricorso preannunciato dal ministro Mariastella Gelmini. Si discute anche sulla reale efficacia dei test nasali. Ma i fatti superano le polemiche. Altoatesini che agognavano una birra in compagnia, turisti del primo maggio che hanno sfidato il brutto tempo, come pure studenti e lavoratori che con le ultime regole imposte dal governo ora non possono più sfamarsi nelle mense scolastiche e aziendali al chiuso: le file in attesa dei tamponi testimoniano che, almeno per ora, il corona pass per vaccinati, guariti e tamponati è un successo. E forse una speranza anche per il resto d'Italia.
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Nel libro postumo Nobody’s Girl, Virginia Giuffre descrive la rete di abusi orchestrata da Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell e ripercorre gli incontri sessuali con il principe Andrea, confermando accuse già oggetto di cause e accordi extragiudiziali.