2021-05-01
Ora Crisanti si paragona a Galileo perseguitato dalla Santa Inquisizione
Andrea Crisanti e Galileo Galilei (Getty Images)
Il microbiologo, indagato per diffamazione a Padova, sbotta: «Ridicoli, è da 400 anni che i magistrati non giudicano gli scienziati». Ma il novello Savonarola dimentica Ilaria Capua e i sismologi dell'Aquila. Avevamo in casa un nuovo Galileo e non ce n'eravamo accorti. Non so darmi pace per la leggerezza dell'opinione pubblica italiana che non ha saputo riconoscere in Andrea Crisanti il genio paragonabile soltanto a quello dello scienziato pisano. Per fortuna ci ha pensato il medesimo Crisanti a farlo presente al Paese: «Io come Galileo Galilei», dichiarava ieri a giornali unificati. Pare che per rendere più credibile la similitudine abbia cominciato a osservare una delle sue amate zanzare con il cannocchiale, ripetendo qua e là con tono ispirato: «Eppur si muove».Che ci volete fare? C'è chi si crede Napoleone, chi si crede intelligente, chi si crede bello. Lui si crede Galileo. O meglio: lui è Galileo. E in quanto tale perseguitato dalla Santa Inquisizione della Procura di Padova dove quei tolemaici dei magistrati pretendono di applicare nei suoi confronti le leggi conosciute. Senza capire che quando entrano in scena certi scienziati le leggi vengono ribaltate: non è il sole che gira attorno alla terra, ma è la terra che gira attorno sole, disse Galileo. Non è più il virus che gira intorno all'uomo ma è l'uomo che gira intorno al virus, dice Crisanti. La teoria copernicana applicata al Covid, insomma. Detta anche teoria copernicana dei miei tamponi.Solo la distrazione del Vaticano ha risparmiato finora a Crisanti l'umiliazione dell'abiura che inevitabilmente tocca a scienziati così rivoluzionari come lui e Galileo, per l'appunto. Il Sant'Uffizio, forse troppo impegnato a occuparsi di matrimoni Lgbt, non ha ancora provveduto a notificargli le contestazioni. E così ci devono pensare quei baciapile dei magistrati patavini, probabilmente discendenti illegittimi del cardinal Bellarmino, a notificargli l'apertura di un'inchiesta. Con la differenza che Galileo finì all'indice, Crisanti invece, al massimo finisce all'indice di ascolto, considerata la frequenza delle sue apparizioni in tv.Per altro quando si accende la telecamera, il Galileo dei nostri giorni più che Galileo sembra Savonarola, più che uno scienziato un mistico millenarista, più che un illuminista un cupo predicatore del Covid messianico. «Ricordati che devi morire». Ogni volta che compare lui in televisione la gente ormai comincia a toccarsi. Infatti il Galileo dei nostri giorni non si limita a prevedere ogni sorta di sventura, ma si compiace nel descrivere i dettagli della morte per asfissia, gli atroci tormenti di chi non respira più, senza nemmeno essere intubato perché, ci ricorda, Crisanti, «la maggior parte delle persone muore da sveglia», e dunque sarà pianto e stridor di denti. Siamo oltre l'apocalisse, oltre le sette piaghe d'Egitto. Siamo quasi all'oroscopo della sfiga. Tanto che ci pare necessario, arrivati a questo punto, sottolineare una evidente seppur lieve differenza tra i due più grandi scienziati della nostra storia: Galileo, infatti, studiava il pendolo. Crisanti, al massimo, il pendolino. Come Maurizio Mosca all'Appello del martedì.Ma è talmente grande la gioia di aver scoperto un simile genio tra di noi che non indugeremo su questi dettagli. Piuttosto invitiamo tutti a inserire nelle antologie scolastiche il testo al centro della disputa storico-scientifica: un articolo sull'affidabilità dei tamponi che per Crisanti è verità assoluta come l'eliocentrismo e che per la Regione Veneto, invece, è diffamatorio. Dietro a regolare denuncia, la Procura di Padova avrebbe aperto un'inchiesta, esattamente come fece la Chiesa nel 1633 contro l'altro Galileo. Inaccettabile per Crisanti, convinto che da allora a oggi non ci siano più stati scienziati sottoposti a procedimento giudiziario. Solo lui e il padre della scienza moderna. Come due gemelli. Anche questa affermazione, per altro, la dice lunga sull'accuratezza delle fonti informative e sull'attendibilità delle dichiarazioni apodittiche del Galileo contemporaneo, nonché novello martire della scienza. A Crisanti, infatti, sfuggono per lo meno decine di processi intentati nel corso degli anni ad altri scienziati, anche in tempi recenti: basti pensare ai sismologi messi ingiustamente sotto accusa per il terremoto dell'Aquila o alla virologa Ilaria Capua finita ingiustamente sotto inchiesta per traffico di virus. Anzi: a prima vista, questi, sarebbero attacchi alla scienza ancor più gravi di una causa per diffamazione. Ma tant'è. Da qualche secolo sappiamo che vale il principio della relatività. Ce lo ha insegnato un certo Galileo Galilei. O era Crisanti?
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)