2023-04-28
Schillaci dice addio alle mascherine. Ma restano nelle Rsa e in pronto soccorso
L’obbligo rimarrà per i pazienti con sintomi respiratori e i reparti di malattie infettive. La scelta, però, è lasciata ai direttori sanitari.Spariscono, ma non dappertutto. Le mascherine, ultima misura anti Covid, rimangono nei reparti ospedalieri di malattie infettive, nei pronto soccorso quando i pazienti presentano sintomi respiratori e nelle Rsa per personale dipendente e parenti in visita. È questa la nuova ordinanza che firmerà oggi il ministro della Salute Orazio Schillaci. Non solo, spetterà ai direttori sanitari, ai direttori medici delle strutture territoriali e ai medici di famiglia decidere di mantenere o meno l’obbligo, quindi la situazione cambia di poco. Certo, al bar, nelle mense e nelle sale di stazionamento dei nosocomi l’obbligo del dpi sarà eliminato, ma non è che uno vada in ospedale per prendersi un caffè o un panino, quindi è probabile che molte strutture preferiranno mantenere le disposizioni sulle mascherine per consultazioni e visite anche dopo il 30 aprile. Potranno essere imposte agli amministrativi, come è accaduto durante la pandemia, benché fosse personale non a contatto con il pubblico (eppure tenuto alle regole del green pass e sospeso se non si vaccinava), così lo scenario resta pressoché immutato. Ma il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù, non aveva detto pochi giorni fa che «la fine della pandemia dovrebbe essere dichiarata»? Mantenere le mascherine, pure lasciandole alla discrezionalità delle singole direzioni sanitarie o del medico di base, non è un ritorno alla normalità. Prima dell’emergenza Covid, questo dispositivo di protezione non era previsto. Nelle Linee di indirizzo nazionali per lo sviluppo del Piano di gestione del sovraffollamento in Pronto soccorso, del 28 maggio 2019, l’allora ministro della Salute Giulia Grillo rivedeva i codici di priorità del triage nella presa in carico del paziente, portandoli a cinque numeri con relativo tempo di attesa massimo, ma non faceva cenno all’uso di mascherina per l’ammissione. Né raccomandato, né obbligatorio. Non figurava nei protocolli per il percorso pediatrico, ostetrico o delle persone in condizioni di fragilità. Neppure negli Obi, i posti letto di osservazione breve intensiva annessi o attigui alle urgenze e destinati ai pazienti «con problemi clinici acuti ad alto grado di criticità ma a basso rischio evolutivo, oppure a bassa criticità ma con potenziale rischio evolutivo». Nessun cenno, nelle dettagliate linee guida ministeriali, a obblighi di fasciare il volto con una pezzuola neppure per gli accompagnatori: veniva solo suggerito di migliorare l’attesa fornendo le sale «di strumenti quali cartellonistica, opuscoli cartacei, videoproiezioni, monitor tv, filodiffusione musicale, erogatori di bevande e cibo; la presenza di display che permettono di conoscere in tempo reale il numero di postazioni di emergenza impegnate, il numero di pazienti nelle sale visita o in attesa di ricovero». Eppure, virus e batteri sono sempre circolati, l’influenza puntualmente colpiva durante le stagioni invernali ma ancora nel 2018, quando 8,7 milioni di italiani ne furono colpiti, le Asl davano questi consigli: per ridurre la trasmissione, «quando si tossisce o starnutisce, tenere un fazzoletto di carta davanti a naso e bocca e dopo l’uso buttarlo nel cestino dei rifiuti». Alla mascherina, nessun riferimento. È stata una provvidenziale scoperta grazie al Covid? Non proprio, alla luce dei numerosi studi che ne hanno rilevato l’inutilità quando non è stato accertato l’effetto dannoso per l’individuo. «Una delle poche cose che mi ha un po’ infastidito da quando sono diventato ministro, è che qualcuno ha scritto, e continua ancora oggi a farlo, che volevamo togliere questo obbligo e poi ci abbiamo ripensato. Non ci abbiamo mai ripensato. Non abbiamo tolto l’obbligo e lo riprorogheremo: indossare le mascherine in ospedale è una forma di rispetto verso i pazienti più deboli», dichiarava Schillaci lo scorso dicembre, annunciando la nuova scadenza dell’utilizzo all’ormai prossimo 30 aprile. Terminata la pandemia nel riscontro oggettivo, anche senza una dichiarazione ufficiale da parte dell’Oms, molti Paesi hanno abbandonato l’obbligo della mascherina pure in ospedali e Rsa. L’hanno fatto la Germania, il Portogallo, l’Irlanda, diverse province del Canada (lasciando la discrezionalità ai singoli direttori sanitari), mentre California, Oregon e Washington l’hanno mantenuto solo nei reparti con un volume elevato di pazienti oncologici, trapiantati e clinicamente fragili. In Italia, sono state tolte dai luoghi chiusi il 15 giugno 2022 e dal primo ottobre è decaduto l’obbligo anche sui mezzi di trasporto pubblico. Invece, dal 4 maggio 2020 le mascherine restano di fatto obbligatorie negli ospedali se i dirigenti sanitari decidono che è meglio non sospendere questa misura di sicurezza. Potranno essere richieste in alcuni reparti, con fragili e immunodepressi, sempre secondo discrezionalità, mentre nelle Rsa saranno ancora imposte ai familiari. Nessuna speranza, per le persone anziani, in abbracci e baci senza odiosi mascheramenti.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.