2019-08-02
Scalfarotto si fionda dai criminali. È troppo persino per il suo partito
L'onorevole visita in galera gli americani accusati per l'omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega, al fine di sincerarsi che siano trattati bene. Critiche anche da dentro il Pd, Nicola Zingaretti: «Ha agito per conto proprio». Immagini dell'aggressione non se ne trovano, ma è tramite l'autopsia che gli investigatori ricostruiscono le fasi del delitto. Il medico legale ha trovato ripetuti segni di coltellate sul fianco destro e su quello sinistro. Il colpo più profondo è stato quello inferto da dietro, che ha raggiunto e perforato lo stomaco. Non servono videoriprese per ricostruire con precisione scientifica quanto è accaduto durante il corpo a corpo tra il californiano Finnegan Lee Elder, armato di un pugnale militare con lama da 18 centimetri, e il vicebrigadiere disarmato Mario Cerciello Rega. La perizia del medico legale arriverà presto in Procura. L'accertamento autoptico ha confermato che sono state 11 le coltellate inferte da Elder, «la maggior parte delle quali ha colpito la vittima al tronco, in zona vitale».Si entra così nella fase in cui gli studi legali approntano le strategie in vista del processo: «Non so cosa sia successo, ma sono convinto che a questo punto ci siano delle buone probabilità che nemmeno la polizia lo sappia». È quanto sostiene l'avvocato della famiglia Elder, Craig Peters, in un'intervista rilasciata all'inviato della tv statunitense Abc. Nella stessa intervista il legale ha cercato di sminuire la portata della foto che Elder aveva pubblicato sul suo profilo Instagram mentre fa bella mostra di un coltellaccio simile a quello usato per assassinare il vicebrigadiere. «Il ragazzo aveva un coltello? Certamente, almeno a San Francisco, in America non è una cosa sorprendente. Le persone lo usano per proteggersi». Ma i difensori del ragazzo che ha confessato il delitto, Renato Borzone e Roberto Capra, stanno ancora valutando se rivolgersi o meno ai giudici del Tribunale del Riesame. Cosa che invece hanno fatto ieri mattina i legali dell'altro ragazzo statunitense, Christian Gabriel Natale Hjorth. La richiesta, che porta la firma dell'avvocato Francesco Petrelli, punta alla revoca dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere che attribuisce a Hjorth il concorso nell'omicidio del vicebrigadiere, materialmente compiuto dall'altro americano. Gli accertamenti dei magistrati sulle ore che precedono l'omicidio, intanto, vanno avanti. L'esame dei turni consegnato in Procura a Piazzale Clodio - e acquisito agli atti del fascicolo - conferma che Cerciello Rega e il suo collega Varriale fossero effettivamente di turno quella sera, con pattuglia in borghese automontata da mezzanotte alle 6. Viene chiarito così definitivamente anche l'altro dettaglio che nei giorni scorsi alcuni organi di stampa hanno tentato di far passare come uno degli aspetti misteriosi. L'elenco dei turni, inoltre, è informatizzato e gestito direttamente dalla centrale operativa. Per fugare ogni dubbio, inoltre, i magistrati sono al lavoro sui tabulati telefonici e sulle celle agganciate dai telefoni cellulari di tutti i protagonisti. Dal momento del primo incontro con Sergio Brugiatelli, fino al furto e all'aggressione. Compresi tutti gli spostamenti dei due carabinieri. La strategia investigativa per questa seconda fase delle indagini è stata scelta ieri mattina durante un breefing in Procura tra il procuratore aggiunto Nunzia D'Elia, il sostituto procuratore Maria Sabina Calabretta, il comandante provinciale dei carabinieri, Francesco Gargaro, e il comandante del Nucleo investigativo, Lorenzo D'Aloia.Rischia di diventare un caso politico, invece, la decisione del deputato del Partito democratico Ivan Scalfarotto di andare in carcere per accertarsi personalmente delle condizioni dei due ragazzi americani. L'esponente democratico ne è uscito soddisfatto: «Per come trattiamo qui i detenuti dimostriamo di essere il Paese di Beccaria, che sa gestire queste situazioni con grande professionalità e in maniera umana».Ma gli è arrivata subito addosso una pioggia di critiche. A partire dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini: «Il Partito democratico va in carcere a verificare che il criminale americano non sia stato maltrattato. Non ho parole». Ma anche dalle fila del Pd si alza fuoco amico. Il primo è il compagno di partito Carlo Calenda: «Spero che sia il caldo, perché tra Gozi e Scalfarotto vi giuro che stiamo raggiungendo vette di stupidità mai prima conquistate nella politica contemporanea». Perfino Emanuele Fiano si dissocia: «Ci sono momenti in cui il pensiero di dissociarsi dal comportamento di un amico, un compagno di battaglie sui diritti, può spingere a stare in silenzio. Io invece voglio spiegare perché non ho condiviso la scelta di Scalfarotto. L'esigenza di verificare la condizione dei detenuti non può portare a incorrere nel rischio di apparire, come è successo, come coloro che invertono l'ordine delle priorità». Il segretario del Pd Nicola Zingaretti fa il Ponzio Pilato e si smarca: «Quella di Scalfarotto è una sua iniziativa personale e rientra nelle sue prerogative di parlamentare, ma ripeto è una sua iniziativa non fatta a nome del Pd». Ecco le parole con cui Scalfarotto si è giustificato: «Molti mi hanno chiesto se sono andato a trovare la vedova del vicebrigadiere. La risposta è no, non l'ho fatto, per discrezione e rispetto. Non penso che tutti i politici debbano sempre imporre la propria presenza in ogni caso». E alla fine la toppa si è rivelata peggio del buco.