2020-07-10
Scacco a Bonafede I renziani vogliono una commissione sul Cav condannato
Alfonso Bonafede (Andrea Ronchini/NurPhoto via Getty Images)
Ieri la risposta del ministro all'interrrogazione di Iv, che però si dice insoddisfatta e rilancia per creare un asse con Fi.È guerra su Silvio Berlusconi, in commissione giustizia, tra Italia viva e pentastellati, tra Davide Faraone e Alfonso Bonafede. E se - apparentemente - il litigio di ieri avviene su una sentenza del passato, non c'è alcun dubbio che l'innesco di questa polemica sia un ordigno predisposto per deflagrare nel presente. Italia viva usa il dibattito sulla sentenza contro Berlusconi di nove anni fa come un grimaldello per scassinare la maggioranza, nei fragili equilibri politici dell'estate 2020. Ed ecco i fatti. Ieri Faraone, capogruppo di Italia viva al Senato, si rivolge durante il question time al Guardasigilli Alfonso Bonafede sulle recenti rivelazioni del giudice Amedeo Franco, uno dei magistrati che condannarono Silvio Berlusconi per frode fiscale. Bonafede a Palazzo Madama ha spiegato davanti ai senatori che non può indagare su chi si è dimesso o su chi è morto (ovvero su due dei cinque giudici di quella sentenza). Prova a uscire dall'angolo in cui l'audio diffuso lo ha incastrato con un disconoscimento di responsabilità: ma l'operazione non è facile. Il senatore di Italia viva - infatti - intuisce questa difficoltà politica, attacca pubblicamente e si spinge in Aula fino a chiedere una commissione di inchiesta, come per le bombe e per le stragi. La giornata ovviamente si anima intorno a questi interventi. A stretto giro di posta - come era prevedibile - interviene Forza Italia, che con diverse dichiarazioni - alcune di rango come quelle della capogruppo al Senato Anna Maria Bernini - si agganciano alla parola d'ordine dei renziani. Il fine di questa abile manovra di Italia viva è evidente: il tema sentenza Berlusconi colpisce apparentemente il Pd, che fu protagonista della battaglia sulla decadenza al Senato (il relatore era il senatore - allora dem - Dario Stefano). Ma ha un doppio effetto, perché nel dibattito di oggi anima e divide il M5s, che ha la lotta al cosiddetto «Psiconano» (Beppe Grillo dixit) inscritta nel suo stesso Dna. I renziani, dunque, usano il tema della sentenza per stringere il rapporto con gli azzurri, e per scavare le distanze con i grillini. Ed ecco infatti cosa dice Faraone: «Bonafede deve agire per accertare verità. La sentenza non va minimizzata, è una cartina tornasole sulla giustizia». Il capogruppo renziano usa toni alti: «Il ministro ha scelto la linea del silenzio», dice, «non le contestiamo questo, in passato le abbiamo contestato l'opposto, ossia l'eccessiva loquacità, il problema però è che non abbia fatto nulla. Utilizziamo quindi il question time», conclude il capogruppo, «per sollecitarla a fare». Poi Faraone entra nel merito: «Un giudice che si sfoga e parla di “porcheria", “plotone di esecuzione", “sentenza a priori"... Quella sentenza ha tenuto fuori dal Parlamento l'uomo che ha guidato più a lungo il governo nella storia della Repubblica e lei non può fischiettare e girarsi dall'altra parte», insistite Faraone, «a lei tocca dare un contributo decisivo per l'accertamento della verità. Noi non vogliamo fare la tifoseria ma nemmeno l'omertà, non possiamo minimizzare quanto accaduto». E non è finita: «La sentenza Berlusconi», prosegue l'esponente di Italia viva, «è la cartina al tornasole del funzionamento della giustizia italiana, dobbiamo avere la certezza dell'imparzialità della giustizia, ne va della credibilità e dell'autorevolezza della magistratura già duramente colpita, tutte le forze politiche dovrebbero chiedere chiarezza, noi mettiamo al centro il garantismo». Parole già dure. Ma passa poco e Faraone alza ancora l'asticella: «Dal ministro Bonafede è arrivata una risposta insoddisfacente sulla vicenda della condanna di Berlusconi per il processo diritti tv Mediaset. Valuteremo l'accertamento in sede parlamentare e l'avvio della commissione di inchiesta». Boom. Un assist troppo invitante, per Forza Italia, un invito a nozze. E infatti, con astuzia e tempismo arriva una reazione dalla prima fila azzurra, quella di Anna Maria Bernini. «Nel question time al Senato sul caso Berlusconi», spiega la Bernini, «il ministro Bonafede ha gettato la palla in tribuna derubricando a mero atto burocratico una vicenda che invece ha inciso in profondità, e negativamente, sulla vita democratica del Paese, producendo un vulnus gravissimo alla stessa sovranità popolare. Forza Italia», aggiunge, «è impegnata da anni nell'accertamento di una verità che non è di parte, ma va nell'interesse della credibilità della giustizia e delle istituzioni. Per questo abbiamo ascoltato con grande interesse la posizione espressa dal presidente di Italia viva Faraone, che ha di fatto aderito alla nostra proposta di una commissione d'inchiesta monocamerale, che va costituita immediatamente per fare luce su una pagina oscura sia dell'attività giudiziaria che della vita parlamentare». Ed era ironica, solo il giorno prima, Mara Carfagna: «Per anni abbiamo difeso Berlusconi in piena solitudine, adesso sembra che la sinistra stia facendo a gara per riabilitarlo». La Carfagna si riferiva alle parole assai sorprendenti di Romano Prodi ai microfoni di La7. «La vecchiaia porta saggezza». Ma se questo è un giudizio dell'ex nemico di sempre che oggi dice: «Non ci sono tabù», la mossa di Italia viva è una apertura politica: Matteo Renzi usa quella polemica retroattiva sul Berlusconi di ieri per provare a sedurre Forza Italia e a incunearsi - oggi - nell'equilibrio precario tra i gialli e i rossi. Nel momento di debolezza del governo, anche la sola richiesta della commissione di inchiesta è una porta aperta per invitare Forza Italia a un dialogo in Parlamento.