2023-02-05
Sberle della Meloni ai dem in visita a Cospito
Il premier invita i suoi ad «abbassare i toni», ma si oppone alla cacciata di Andrea Delmastro e sferza il Pd: «Ha chiesto la revoca del 41 bis pur sapendo che faceva comodo ai boss». Enrico Letta & C. stizziti: «Parole piene di rancore». E Giuseppe Conte insiste: «I fedelissimi si dimettano».I legali di Alfredo Cospito bocciano l’ipotesi che il sedizioso sia ricoverato per aver rifiutato gli integratori.Lo speciale contiene due articoli.Un colpo al cerchio e uno al Pd: Giorgia Meloni interviene sulla vicenda degli insulti incrociati tra Fratelli d’Italia e i dem, relativi all’ormai famoso intervento in Aula del responsabile nazionale dell’organizzazione del partito, Giovanni Donzelli, con una lettera al Corriere della Sera che finisce con il sortire l’effetto opposto a quello dichiarato (ma non desiderato), ovvero voler «abbassare i toni», considerato che la premier non rinuncia a menare fendenti ai dem, che replicano stizziti. Dopo una settimana di accuse e controaccuse al veleno, la Meloni ammette che «sicuramente i toni si sono alzati troppo» e invita «tutti, a partire dagli esponenti di Fratelli d’Italia, a riportarli al livello di un confronto franco ma rispettoso. Tuttavia, non ritengo vi siano in alcun modo i presupposti per le dimissioni (di Donzelli e del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, ndr) che qualcuno ha richiesto». La Meloni attacca a testa bassa i dem: «Trovo singolare l’indignazione del Pd per un’accusa sicuramente eccessiva», scrive la presidente del Consiglio, «quando però la sinistra in passato ha mosso alla sottoscritta, leader dell’opposizione, le accuse di “essere la mandante morale delle morti in mare” o di guidare un “partito eversivo”, per citarne alcune».«Trovo paradossale», attacca ancora la Meloni, «che non si possa chiedere conto ai partiti della sinistra delle loro scelte, quando all’origine delle polemiche di questi giorni si colloca oggettivamente la visita a Cospito di una qualificata rappresentanza del Pd, in un momento in cui il detenuto intensificava gli sforzi di comunicazione con l’esterno. E quello che colpisce me, ancora più di quella visita, è che dopo aver preso atto, dei rapporti tra Alfredo Cospito e i boss mafiosi in regime di carcere duro, e ben sapendo quanto alla mafia convenga mettere in discussione il 41 bis», aggiunge la premier, «autorevolissimi esponenti del Pd abbiano continuato a chiedere la revoca dell’istituto per Cospito, fingendo di non comprendere le implicazioni che tale scelta avrebbe avuto soprattutto in termini di lotta alla criminalità organizzata». «Fingendo di non comprendere»: siamo di nuovo al punto di partenza, quindi. «Mentre maggioranza e opposizione si accapigliano sul caso», scrive ancora la premier, «attorno a noi il clima si sta pericolosamente e velocemente surriscaldando. E non risparmia nessuno, come dimostrano i manifesti comparsi ieri all’università La Sapienza di Roma, che definiscono “assassini” il presidente della Repubblica e i membri di diversi governi, senza distinzione di colore politico. È chiaro che ci troviamo davanti a uno scenario che richiede prudenza e cautela ma che deve vedere compatto lo Stato, in tutte le sue articolazioni e componenti, a difesa della legalità. È un appello che rivolgo a tutti», conclude la Meloni, «politici, giornalisti, opinionisti. Perché non ci si debba domani guardare indietro e scoprire che, non comprendendo la gravità di quello che stava accadendo, abbiamo finito per essere tutti responsabili di un’escalation che può portarci ovunque». La nota della Meloni suscita l’approvazione entusiastica dei capigruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e al Senato, Tommaso Foti e Lucio Malan: «Fdi da subito abbasserà i toni», scrivono Foti e Malan, «ritenendo doveroso favorire la collaborazione fra i partiti. È fin troppo chiaro che in questi giorni è lo Stato ad essere sotto attacco e che esso va difeso, senza dover ulteriormente alimentare una normale polemica politica». Foti propone anche una mozione per il mantenimento del carcere duro a Cospito e ai mafiosi. Il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, accoglie l’appello della Meloni ma non nasconde la sua amarezza per questa polemica così rovente: «Non mi ha appassionato», argomenta Salvini, «il dibattito Donzelli-Serracchiani. Visto che c’è di mezzo la violenza e qualcuno tira in ballo mafia e terrorismo servono calma, tranquillità, serenità. Il governo sta lavorando bene, non c’è bisogno di scontri». Del resto, il malumore di Lega e Forza Italia per questo scontro al calor bianco tra Fdi e Pd è un dato acclarato. Scontro destinato a continuare: «Dopo giorni di attesa», commentano il segretario del Pd, Enrico Letta, e le capogruppo alla Camera e al Senato, Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, «sono arrivate le parole dell’onorevole Giorgia Meloni. Abbiamo, purtroppo, letto le parole di un capo partito che difende i suoi oltre l’indifendibile e, per farlo, rilancia polemiche strumentali e livorose contro l’opposizione. Una lettera che riattizza il fuoco invece di spegnerlo». «Una lettera carica di rancore», incalza Andrea Orlando, «quella con la quale la premier chiede unità mentre alza ancora i toni. Non ci faremo intimidire. Difenderemo i valori costituzionali. Non abbiamo bisogno dei suoi appelli per stare in prima linea contro la mafia e il terrorismo». «Raccogliamo in toto», commenta il leader del M5s, Giuseppe Conte, «l’appello della Meloni ad abbassare i toni, però deve imporre ai suoi due fedelissimi del partito di dimettersi, perché quelle due persone hanno sbagliato». «Purtroppo», dichiarano i capigruppo di Alleanza Verdi e Sinistra di Camera e Senato Luana Zanella e Peppe De Cristofaro, «non siamo sorpresi dalle parole di Giorgia Meloni. La premier ha preferito difendere i suoi fedelissimi Donzelli e Delmastro. Difende loro per difendere se stessa. Una decisione senza coraggio». La giostra delle polemiche, quindi, riparte. «La caciara serve a chi non governa, mica a noi», sospira alla Verità un big di Fratelli d’Italia.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/sberle-meloni-dem-visita-cospito-2659373535.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-prigioniero-da-lalt-al-ministero-niente-alimentazione-forzata" data-post-id="2659373535" data-published-at="1675582363" data-use-pagination="False"> Il prigioniero dà l’alt al ministero: «Niente alimentazione forzata» Nessun trattamento forzato. Alfredo Cospito prosegue lo sciopero della fame per protestare contro il 41 bis. Dopo 108 giorni, i medici del carcere di Opera, dove è stato portato dal Bancali di Sassari per garantirgli assistenza, e il tribunale di sorveglianza di Milano, presieduto da Giovanna Di Rosa, stanno cominciando a valutare l’eventuale trasferimento dell’anarchico dal centro clinico del carcere milanese al reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale San Paolo. Questo perché il cinquantaenne ideologo della Federazione anarchica informale da qualche giorno va avanti con acqua, zucchero e sale per «tenere attive le facoltà mentali», ma rifiuta gli integratori. Perciò potrebbe verificarsi una crisi cardiaca e potrebbe presentarsi la necessità di trattamenti salvavita. Secondo l'avvocato Flavio Rossi Albertini, legale di Alfredo Cospito, «è verosimile un trasferimento in ospedale: si tratterebbe di un atto dovuto perché è un detenuto nelle mani dello Stato e lo Stato deve fare tutto per salvargli la vita». Tuttavia, avverte Rossi Albertini, «l’alimentazione forzata contro la sua volontà sarebbe un fatto gravissimo e costituirebbe un Tso». Il legale infatti ha presentato una diffida al ministero della Giustizia e per conoscenza al Garante dei detenuti affinché, in caso peggiorino condizioni di salute, fino a che Cospito diventi incosciente, non venga sottoposto alla nutrizione o a trattamenti forzati. Con la diffida si chiede allo Stato di rispettare la volontà e la libera scelta dell’anarchico, che aveva già firmato le Dat per respingere terapie coatte. Intanto, mentre Cospito continua a non toccare cibo, i suoi parametri sono compatibili con la detenzione, è lucido, cammina e si regge in piedi, c'è massima attenzione da parte del personale sanitario del carcere milanese e dei magistrati di sorveglianza Giovanna Di Rosa, presidente della sezione, e Ornella Anedda, preposti a tutelare le condizioni dei detenuti e a garantire i loro diritti, tra cui quello fondamentale della salute. I giudici, infatti, quotidianamente ricevono una relazione sullo stato di salute di Cospito. Nel frattempo, l’anarchico al 41bis che in questi giorni ha avuto più incontri di tutti gli altri in regime di carcere duro, continua a spiegare i motivi della sua lotta: «Non c’entro nulla con la mafia, voglio che venga cancellato il 41 bis per tutti, perché è uno strumento che toglie le libertà fondamentali, ho visto mafiosi che sono anziani e malati, persone non più pericolose». Sugli attacchi incendiari e sulle minacce degli anarchici chiarisce che nell’ideologia anarchica «non si giudicano le azioni degli altri» e che i suoi scritti sono da sempre tesi «individualiste, perché non c’è un’organizzazione». Intanto i radicali rifiutano paragoni con gli scioperi della fame di Marco Pannella: «La differenza tra i metodi di Cospito e il metodo radicale pannelliano è innanzitutto nel rapporto con la violenza, utilizzata da Cospito e ripudiata dai radicali», spiega Marco Cappato . «Lo sciopero della fame, che per i radicali ha sempre un preciso obiettivo di amore e rispetto per il diritto: nel caso del 41 bis, il riferimento obbligato non è semplicemente la pur fondamentale condizione del detenuto, ma sono anche le molteplici censure e condanne dell’Italia da parte delle Corti interne e internazionali, che da sole giustificherebbero l’uscita di Cospito dal regime del 41 bis e la riforma dello strumento stesso», ribadisce l’erede di Pannella impegnato nella crociata sul fine vita.