
La saldatura tra i giovani dei due movimenti oggi in piazza in tante città italiane. Sfilano ma non hanno un'idea, se non «Salvini non ci piace». Cercano un'alternativa all'opposizione per sostenere chi governa. Il capo si dichiara: in Emilia sarà con Stefano Bonaccini.«È chiaro che non siamo alla fase in cui estraiamo i contenuti dalla piazza». Nel giorno in cui le sardine si congiungono con i gretini, il capo del movimento ittico, Mattia Santori, rilascia interviste come nemmeno Lionel Messi dopo la conquista del Pallone d'oro. Ci tiene a far sapere che lo cercano giornalisti di tutto il mondo a cominciare da quelli dell'Associated press («non voglio vantarmi, eh»). E, sempre per il fatto che non vuole vantarsi, ci tiene a far sapere anche che dorme solo due ore per notte e che «non ha più una vita». E probabilmente neppure una vita sessuale, dal momento che la «fidanzata sbuffa». Poverino: riesce a malapena a mangiarsi una piadina prosciutto cotto e brie, tra un'intervista e l'altra. L'unica cosa che non gli mancano sono le parole. Ma quando poi si arriva a parlare di contenuti, ecco, lì all'improvviso, ha un evidente calo di tono vocale. Un'afasia fulminante. «Non siamo alla fase in cui estraiamo i contenuti dalla piazza», si limita a dire. Non sono alla fase, ecco tutto. E dunque, non essendo alla fase, verrebbe da dire: ma che diavolo ci siete andati a fare in piazza? Per dire cosa? Per carità: avere insieme gretini e sardine a manifestare è meraviglioso. È meraviglioso vedere la gioventù che sfila, salta la scuola, perde lezioni, concede interviste e scrive cartelli. Purtroppo, però, non sa cosa dire. Sia chiaro: sono fantastici. Freschi. Puliti. Acclamati. Osannati. Sartori viene definito sui giornali «Jim Morrison con la permanente». Niente meno. Tutti lì a pendere dalle loro labbra. Tutti ad aspettare le loro idee. Il problema è che non ne hanno. A parte che Salvini gli sta sulle balle, s'intende, e quello si era capito subito. Ma il resto? Che mondo immaginano? Che cosa pensano? Che cosa propongono? Niente. «Non sono alla fase». Cioè sono sfasati. Però continueranno a manifestare, perdinci. Tutti e due. I gretini al venerdì, che fa tanto chic e poi permette il week end lungo, con l'inizio della stagione dello sci è veramente il top. Le sardine, invece, senza soluzione di continuità, già da oggi. Saranno a Ferrara, Firenze, Milano, Roma, poi sbarcheranno a Taranto, dove «il messaggio sarà potente», come annuncia il Gran Sardino, aprendoci finalmente il cuore. Avete davvero un messaggio? E pure potente? L'illusione, però, dura un attimo. Giusto il tempo di ascoltarlo. «A Taranto portiamo una medicina diversa in un territorio malato di una malattia legata al populismo di chi nega le risposte complesse. Senza bandiere sarà più facile ritrovarsi in un'idea di società e di politica più seria». Meraviglioso. Ma che vor dì? L'Ilva deve chiudere? O deve restare aperta? E, nel caso, con che soldi? Pubblici? Lo scudo penale va bene o no? Ah, già dimenticavo. Loro non sono ancora alla fase. Non sono ancora alla fase di avere un'idea sul mondo, però, in compenso sono già «un presidio fisico, democratico e culturale» contro la «deriva sociale» e la «politica pericolosa». Traduzione: diciamo abbasso Salvini e perciò ci sentiamo importanti. Del resto, come confessa la Somma Sardina al Manifesto loro sono quelli «cresciuti a pane e cultura»: mica come quei leghisti che sono rozzi e ignoranti. Loro «odiano le diseguaglianze», colmano le «fratture sociali», riescono a collegare «reale con il virtuale». Sono dei maghi insomma. L'unica cosa che proprio non gli riesce e mettere giù quattro o cinque cose su cui sono tutti d'accordo, odio per Salvini a parte. «Per questo dobbiamo scegliere se e come andare in tv», dice il capetto. E poi conclude «Fin qui se vado io dico quello che penso io». Finalmente un vero esempio di democrazia. Che ci volete fare? Il Sardino Numero Uno è fatto così. Detta la linea, quando non la perde a colpi di piadina prosciutto e brie. Così in attesa della prossima intervista (Bbc o Al Jazeera?), in attesa soprattutto della fase in cui si possano finalmente estrarre i contenuti dalla piazza come si estraggono i molari dal dentista, Mattia getta il cuore oltre l'ostacolo, ma soprattutto getta la maschera. E annuncia che sarà in piazza il 7 dicembre alla manifestazione di Stefano Bonaccini, candidato per il centrosinistra alla Regione Emilia. Alla faccia del movimento trasversale, senza bandiere, senza etichette e senza partiti. «Mi sento rappresentato dalla coalizione di sinistra», ammette. E poi, facendo un po' di confusione, dice che è importante partecipare a quella manifestazione per vedere «qual è l'alternativa alla Borgonzoni». Non è meraviglioso? Per anni i giovani sono andati in piazza per cercare alternative a chi stava governando. Invece le sardine no. Loro cercano un'alternativa all'opposizione. Per sostenere chi governa. Sono fatti così. Il leader modenese del movimento Jamal Hussein l'ha detto esplicitamente dal palco: «Andate a votare quelli che ci hanno governato». E intanto si parla e si sussurra di sardine candidate al consiglio regionale (Sartori: «Non è tra le mie priorità»), e addirittura di un ex assessore Pd, Andrea Colombo, che secondo il Corriere di Bologna sarebbe inserito nelle liste proprio con il compito di fare da «cinghia di trasmissione» tra il partitone e le sardine. Giuro che hanno scritto proprio così: «cinghia di trasmissione». Come la Cgil ai tempi di Luciano Lama. Del resto c'è chi giura che oltre ai prodiani (Sartori lavora nella rivista fondata dal Mortadella e diretta dal suo amico Alberto Clò), dietro il fenomeno ittico mediatico ci sia proprio il sindacato. E dunque alla fine quello che resta dopo questo venerdì di piazza, tra sardine e gretini, è un gruppo di giovani che non sa perché scende in piazza, però vuole fare da alternativa all'opposizione, diventando cinghia di trasmissione per aiutare chi governa e usa formula da Cgil degli anni Settanta. Lo chiamano Friday for future. Ma sembrano Stampelle per il passato.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
iStock
A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».
Antonio Scoppetta (Ansa)
- Nell’inchiesta spunta Alberto Marchesi, dal passato turbolento e gran frequentatore di sale da gioco con toghe e carabinieri
- Ora i loro legali meditano di denunciare la Procura per possibile falso ideologico.
Lo speciale contiene due articoli
92 giorni di cella insieme con Cleo Stefanescu, nipote di uno dei personaggi tornati di moda intorno all’omicidio di Garlasco: Flavius Savu, il rumeno che avrebbe ricattato il vicerettore del santuario della Bozzola accusato di molestie.
Marchesi ha vissuto in bilico tra l’abisso e la resurrezione, tra campi agricoli e casinò, dove, tra un processo e l’altro, si recava con magistrati e carabinieri. Sostiene di essere in cura per ludopatia dal 1987, ma resta un gran frequentatore di case da gioco, a partire da quella di Campione d’Italia, dove l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti è stato presidente fino a settembre.
Dopo i problemi con la droga si è reinventato agricoltore, ha creato un’azienda ed è diventato presidente del Consorzio forestale di Pavia, un mondo su cui vegliano i carabinieri della Forestale, quelli da cui provenivano alcuni dei militari finiti sotto inchiesta per svariati reati, come il maresciallo Antonio Scoppetta (Marchesi lo conosce da almeno vent’anni).





