
L’Aifa ha dato il via libera nel nostro Paese alla prima terapia con cellule Car-T. È tra le più care al mondo: 1 milione di euro I costi per il sistema sanitario saranno più bassi, intorno a 300.000 euro a trattamento. Che, tendenzialmente, è singoloArriva anche in Italia, a un anno giusto dall’approvazione in Europa, la prima terapia antitumorale con cellule Car-T (Chimeric antigen receptor T-cell). Ieri, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha dato il via libera alla rimborsabilità, e quindi alla disponibilità nel nostro Paese, per tisagenlecleucel (nome commerciale Kymriah). Tra le più costose al mondo, la cura potrà essere utilizzata presso i centri specialistici, selezionati dalle Regioni, per pazienti adulti con tumori del sangue. In particolare il linfoma diffuso a grandi cellule B e linfomi primitivi del mediastino resistenti alle altre terapie, o nei quali la malattia sia ricomparsa dopo una risposta ai trattamenti standard, ma anche per pazienti fino a 25 anni di età con leucemia linfoblastica acuta a cellule B. Si tratta di una vera rivoluzione in campo terapeutico perché permette di riprogrammare geneticamente le cellule del paziente (i linfociti T appunto), armandole di un sensore specifico (Car) che le rende capaci, una volta reinfuse, di riconoscere e distruggere solo le cellule tumorali. Fra tutti i pazienti eleggibili alla terapia, «la percentuale di guarigione è intorno al 35-40% per i linfomi e del 45-50% per le leucemie», spiega a La Verità Franco Locatelli, tra i massimi esperti in materia e direttore del dipartimento di oncoematologia pediatrica, terapia cellulare e genica del Bambino Gesù di Roma. Sicuramente innovativo il modello di rimborso basato sull’efficacia della cura, messo a punto tra Aifa e Azienda per una terapia che in America costa intorno ai 400.000 euro, ma che può raggiungere complessivamente, tra ricoveri e altre voci, il milione di euro a paziente. «Si passa dal classico modello del rimborso a trattamento», spiega Locatelli, «al modello innovativo del rimborso in base al risultato ottenuto (payment by result )». Si stima che i costi per il Sistema sanitario siano intorno a 300.000 euro a trattamento che, tendenzialmente, è singolo. Il modello quindi verosimilmente prevede «una quota rimborsata subito al momento dell’infusione e, se il risultato si ottiene e persiste, ci saranno trance successive», ipotizza il professore. Il Sistema sanitario dovrebbe attingere al Fondo dei farmaci innovativi oncologici (circa 500 milioni di euro/anno). Attualmente Kymriah è rimborsato anche nel Regno Unito per un prezzo che è di circa 312.000 euro, ma all’orizzonte c’è già un nuovo trattamento Car-T, già approvato sia all’Agenzia del farmaco americana (Fda) che europea (Ema). Si tratta di axicabtagene ciloleucel (nome commerciale YesCarta) per i linfomi a grandi cellule B e il linfoma primitivo del mediastino a grandi cellule B che costa sui 300.000 euro. Insomma, si sta aprendo un mercato molto promettente. Di straordinario dentro a una sacca di queste terapie antitumorali ci sono cellule immunitarie (linfociti T) e non anticorpi (proteine). «Si tratta di un salto di qualità», continua il professore, «perché l’efficacia dell’anticorpo dipende dal tempo in cui resta in circolo, che è molto inferiore rispetto a quello delle cellule, come i T linfociti». In Italia, il primo paziente a beneficiare della terapia Cart-T è stato, a gennaio 2018, un bambino di quattro anni con leucemia linfoblastica acuta a cellule B, il tipo più frequente di tumore dell’età pediatrica (circa 400 nuovi casi ogni anno in Italia). Aveva già avuto due ricadute, ma all’Ospedale Bambino Gesù di Roma, la terapia del gruppo guidato da Locatelli ha portato alla remissione della malattia. A differenza di quella approvata ieri da Aifa, la prima Car-T italiana prevede anche l’inserimento di una sorta di gene «suicida» che, in caso di eventi avversi gravi, si attiva e bloccare l’azione dei linfociti modificati. «Proprio la potenza della cura», continua il medico, «espone il paziente a effetti collaterali anche gravi che possono richiedere il ricovero in terapia intensiva». Non a caso quindi le istituzioni prevedono, rispetto a quelli già esistenti, di arrivare a una ventina di centri regionali attrezzati di riferimento. A beneficiare di questa nuova terapia, in Italia, saranno ogni anno circa 3-400 pazienti con linfoma resistente a cui vanno aggiunti i circa 40 bambini e i giovani con leucemia linfoblastica acuta resistente. Molte sono le speranze alimentate dai risultati degli studi in corso con la terapia Car-T non solo in questi tumori del sangue resistenti, per cui si stanno sperimentando impieghi in fase più precoce della malattia. Sempre al Bambino Gesù è in corso uno studio, con risultati molto positivi, per la cura del neuroblastoma (tumore cerebrale infantile molto diffuso). La terapia Car-T è studiata anche per il mieloma multiplo (4.000 nuovi casi all’anno) e in costante aumento per via dell’invecchiamento della popolazione. Una sfida sono i tumori solidi, che hanno caratteristiche biologiche che li rendono più resistente al trattamento con cellule Car-T. I primi risultati si sono avuti su pazienti con tumori cerebrali, sarcomi e mesotelioma, ma rimangono ancora ostacoli da superare. A mantenere accesa la speranza sono i risultati positivi nel trattamento del carcinoma della prostata in fase avanzata. Sta iniziando una nuova era in oncologia, sempre che i fondi sanitari reggano.
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Secondo la sinistra, Tajani sarebbe contrario alla tassa sulle banche perché Fininvest detiene il 30% del capitale della società. Ma Doris attacca: «Le critiche? Ridicole». Intanto l’utile netto cresce dell’8% nei primi nove mesi, si va verso un 2025 da record.
Nessun cortocircuito tra Forza Italia e Banca Mediolanum a proposito della tassa sugli extraprofitti. Massimo Doris, amministratore delegato del gruppo, coglie l’occasione dei conti al 30 settembre per fare chiarezza. «Le critiche sono ridicole», dice, parlando più ai mercati che alla politica. Seguendo l’esempio del padre Ennio si tiene lontano dal teatrino romano. Spiega: «L’anno scorso abbiamo pagato circa 740 milioni di dividendi complessivi, e Fininvest ha portato a casa quasi 240 milioni. Forza Italia terrebbe in piedi la polemica solo per evitare che la famiglia Berlusconi incassi qualche milione in meno? Ho qualche dubbio».
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».
Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.
In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.
Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.






