2020-04-14
Sarà pronto a settembre il vaccino italiano
A fine aprile iniziano i test sull'uomo del medicinale creato da un'azienda di Pomezia con l'ateneo di Oxford: sarà somministrato a personale sanitario e forze dell'ordine entro 5 mesi. L'università di Camerino prepara una cura dall'amminoacido degli asparagi.L'Istituto superiore di sanità ogni giorno dà le previsioni del virus sciorinando una contabilità a cui più nessuno dà credito, ma i ricercatori italiani, non quelli della casta scientifica che tiene al guinzaglio Giuseppe Conte, stanno per mettere a disposizione il primo vaccino contro il Covid-19 e un protocollo terapeutico su cui America e Canada si sono buttati a capofitto, mentre l'Italia lo ignora. La chiave per spegnere il virus viene dagli asparagi. O meglio, da una sostanza che sta anche in questo ortaggio di stagione, già nota agli oncologi, che la usano come terapia al posto della chemio e anche a chi fa prodotti alimentari arrostiti, perché blocca il formarsi di sostanze cancerogene. La ricerca è nata all'università di Camerino. Ma l'Iss tace, come fa l'Oms con i protocolli di Taiwan. Siccome la Cina democratica è indigesta a Pechino che foraggia i cervelloni della salute mondiale, si snobbano i sorprendenti dati che arrivano dall'isola: 50 contagi, un morto su 28 milioni di abitanti. Gli strumenti? Frontiere chiuse, tracciamento dei possibili infetti, tamponi a tappeto. Forse andava fatto anche da noi. Siamo arrivati a 20.000 morti e solo ieri l'altro e si è insediata la task force con a capo Vittorio Colao, che dovrebbe dirci cosa fare, ma non sa cosa fa la ricerca italiana. A fine mese in Inghilterra inizieranno i test urgenti sull'uomo del vaccino messo a punto dalla Advent-Irbm di Pomezia con lo Jenner Institute della Oxford University. Per l'ad di Irbm, Piero Di Lorenzo, «il vaccino dovrebbe essere pronto a settembre e si comincerà a somministrarlo a medici, personale sanitario e forze dell'ordine. A Pomezia è partita la produzione delle prime 550 dosi che l'Inghilterra somministrerà a fine mese a pazienti sani che hanno accettato di sottoporsi ai test accelerati. Intanto continuano le trattative con diversi governi per velocizzare lo sviluppo del vaccino e la produzione». C'è anche l'Italia? Non si sa. Ma la notizia più confortante e più sorprendente, visto che lo studio è stato condotto interamente da una sola università, viene finanziato da un privato ed è già stato assunto da Usa e Canada arriva dall'Università di Camerino, la città simbolo del terremoto del 2016, dove la ricostruzione non è mai iniziata e che dopo il sisma si è rimessa in piedi da sola. Camerino - tra i più antichi atenei d'Europa: è del 1336 - ha una lunghissima tradizione di ricerca nei settori della biologia, della chimica farmaceutica e delle scienze matematiche; non a caso il Rettore, il professor Claudio Pettinari, è uno dei chimici più accreditati a livello internazionale. Un ricercatore di Unicam, il professor Giacomo Rossi, ordinario alla Scuola di Bioscienze e medicina veterinaria ha trovato la chiave per bloccare il Covd-19. È una sostanza che ci arriva dagli asparagi! Livornese di nascita, 52 anni laureato a Pisa, 20 anni fa ha vinto la cattedra a Camerino, in provincia di Macerata, e si è sempre occupato di virosi nei gatti e nei felini. Spiega così la sua scoperta, annunciata in anteprima dal sito Cronache Maceratesi: «Studiando queste patologie nei felini ci siamo concentrati sulla relazione tra il virus e la cellula che lo ospita. Incrociando i nostri dati con i report dei medici cinesi sul Covid-19 mi sono dedicato a studiare i recettori del virus. Sono gruppi di zuccheri semplici, ma tutti in ultimo sono legati a un aminoacido che conosciamo bene: l'asparagina. Noi disponiamo da anni del farmaco, che costa poco ed è utilizzato per contrastare alcune leucemie, che la toglie di mezzo. Una volta inibito il virus non ha più punti di attacco e decade. Non si può però somministrare solo la L-asparaginasi, dobbiamo operare con un mix di farmaci. Così ho pensato di combinare la L-asparaginasi con altri due farmaci già in uso: la clorochina, che agisce in successione all'inibitore e l'eparina, che ha effetto antiinfiammatorio e antitrombotico. Questo nostro protocollo è già in fase di test, entro aprile avremo i risultati anche da alcuni ospedali italiani». Il protocollo Rossi è già stato brevettato da Francesco Bellini, cofondatore della Biochem Pharma canadese, presidente della ViroChem Pharma oltreché amministratore di centri di ricerca canadesi. Ha già portato il protocollo in Canada e negli Usa e il trial è in fase molto avanzata. L'imprenditore marchigiano ha supportato questa ricerca perché Unicam da anni funziona anche da incubatoio d'impresa e fa ricerca applicata. Quella in cui è impegnato il professor Rossi per trovare una cura al micidiale coronavirus dei felini. Non a caso i primi animali contagiati dal Covid-19 sono stati un gatto e alcune tigri. Per Giacomo Rossi il virus dei felini, conosciuto come FeCov, e il Covid-19 «hanno in comune il legarsi alla proteina della membrana cellulare, l'aminoacido asparagina. Se usiamo la L-asparaginasi, che è un enzima che taglia l'asparagina, si blocca l'infezione». Da qui a due settimane sapremo se la speranza passa da Camerino.
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