2024-09-16
«Sarà Conte a vincere la sfida con Grillo ma il M5s è morto»
L’ex «ideologo» del Movimento Paolo Becchi: «Il motore era Casaleggio, il progetto è finito con lui. Il Cav mi chiese di presentarglielo».Paolo Becchi docente di Filosofia del diritto all’Università di Genova. Tu che conosci il M5s sostieni che il movimento non muore oggi ma con il decesso di Gianroberto Casaleggio del 2016. Perché?«Perché la seconda vera novità politica in Italia è arrivata proprio con Gianroberto Casaleggio. La prima era stata Silvio Berlusconi; l’uomo della tv sostituito - o sarebbe meglio dire affiancato - dall’uomo della rete. E, credimi, Berlusconi sapeva nel 2013 che lui ormai era il passato e Casaleggio il futuro». Con l’ego di Silvio non ci credo proprio.«Nel 2013, le elezioni politiche di fatto le vince il M5s. Ma il sistema si chiude a riccio. Tutti contro il nuovo. Lo tsunami c’è stato ma nessuno lo vuole vedere. Berlusconi però capisce che era successo qualcosa di nuovo ma non sa nulla di Casaleggio. Grillo, certo, gli era ben noto ma aveva capito che il motore dell’impresa era Casaleggio». La riflessione ci può stare.«Non è una riflessione ma un ricordo. A metà agosto vengo invitato ad Arcore». Un invito diretto… caspita!«No, tramite una terza persona».Chi?«Non te lo dico. Mangio assieme a Silvio e a questa persona. Berlusconi voleva solo capire chi fosse Casaleggio. Sapeva che lo conoscevo. L’uomo delle televisioni cominciava a capire il valore di Internet e dei social media. E l’uomo della rete era Casaleggio. Credo di avergliene parlato in maniera così entusiastica che alla fine mi disse che voleva conoscerlo».Ipotizzabile un governo Berlusconi-Casaleggio all’epoca, insomma!«Ma no, cosa dici. O Casaleggio o il vecchio Berlusconi. Nessun compromesso era possibile. Berlusconi era solo molto curioso. Televisione contro Rete. “Democrazia del pubblico” contro democrazia diretta. Berlusconi emanava carisma da tutti i pori. Capii allora il segreto del suo successo. Ma io ero ben corazzato. E lui rimase impressionato del mio racconto. Io però capii che il governo Letta a lui proprio non piaceva e figuriamoci se piaceva al M5s. E comunque già allora Silvio non controllava più una parte del suo partito. Ebbi modo di dirglielo in un’altra occasione».Mi incuriosisci…«Nel 2013 il governo di Enrico Letta sembrava già avere le ore contate. La sfiducia sarebbe potuta arrivare da un momento all’altro. Silvio accarezza l’idea delle elezioni anticipate giocandosela a viso aperto col M5s. Mi chiama spesso per capire che aria tira da quelle parti ed io mi prendo la briga di parlare col vecchio Casaleggio. Mi conferma che il movimento voterà compatto contro Letta. Lo dico al Cavaliere sicuro del fatto mio e lui incredulo mi dice: “Professore se ciò che mi dice non è vero, la perseguiterò a vita”».E tu che gli dici?«Presidente, io sono sicuro di ciò che le dico. Ma lei è sicuro di avere in mano il suo partito?».E lui si arrabbiò…«Tantissimo. Ma rimane il fatto che il giorno dopo Silvio rinnovò la fiducia a Letta con la famosa espressione “non senza interno travaglio”. E di lì a poco Alfano lascerà Berlusconi per fondare la creatura politica Ncd (Nuovo Centrodestra). In finale Silvio si era arrabbiato tantissimo ma aveva capito che non aveva in mano le sue truppe. Fu costretto a rinnovare la fiducia mentre il M5s votò compattamente contro. Avevo ragione io».Torniamo all’incontro per una curiosità. Cosa le offrì a pranzo Silvio?«Uno spaghetto sfizioso e poi qualcosa di fresco, non ricordo bene, con un ottimo bianco fruttato. Ci tenne a farmi vedere la sala del bunga e bunga ma a me non interessava tanto. Si accorse che non ero così colpito e mi portò nella suggestiva cappella dove c’erano anche le ceneri della mamma a cui era particolarmente legato. Scorsi la biblioteca. Non credo che fosse fanatico di libri antichi, però».Messa così però il ruolo di Grillo sembrerebbe irrilevante…«Casaleggio da solo, con il carattere che aveva, non ce l’avrebbe mai fatta in politica: da qui l’incontro con Grillo che capì che i computer non servivano solo per essere presi a martellate durante uno spettacolino. Nasce così una coppia perfetta che univa rete e piazza. Uno il Mazzini e l’altro il Garibaldi del nuovo Risorgimento italiano. E l’idea guida era che la politica non fosse una professione. Anche la cuoca di Lenin poteva sedere in Parlamento o andare al governo. Ma ci doveva stare per poco. Due mandati al massimo e poi torna a fare la cuoca. Nel 2014 Casaleggio era però già malato di tumore al cervello. Commette anche un grosso errore strategico e perde le elezioni europee». Ovvero?«Non puoi concludere una campagna elettorale, peraltro debole, inneggiando a Berlinguer. La mia idea di una campagna aggressiva ed euroscettica non fu accettata. Nell’aprile del 2016 muore, e con lui il primo MoVimento. Casaleggio si spegne in famiglia ma politicamente in solitudine. Con Grillo i rapporti si erano molto raffreddati. In punto di morte fonda con il figlio Davide l’Associazione Rousseau. Teme che Grillo deragli dalle linee progettuali del MoVimento. Di Maio è più furbo di tutti gli altri e si accorda con Davide. Grillo fa il passo di lato. Resta come garante. Ruolo nobile… ma si defila».Però nel 2018 nonostante la morte di Casaleggio ed il ruolo più defilato di Grillo, il MoVimento (come lo chiami tu con la V maiuscola) addirittura stravince!«Proprio così. Di Maio e Casaleggio jr -i “due ragazzi” - commettono però un tragico errore: quello di mettere alla guida del governo un terzo credendo di controllarlo. Conte!». Con il primo governo gialloverde in cui avevi creduto molto«Tantissimo. Capii subito il grosso errore di Matteo Salvini al Papeete nel 2019. E un po’ anche lui. Si era fidato delle rassicurazioni di Zingaretti. Il Pd sarebbe andato compatto alle elezioni. Ma io non ci credevo. In quei giorni mi sentivo sia con Matteo che con Di Maio. Un punto di caduta sembrava essere stato raggiunto. Di Maio premier e Salvini lo avrebbe appoggiato. Insistetti perché Salvini chiamasse Mattarella e gli dicesse “appoggerò Di Maio premier, siamo d’accordo. Può telefonare a Di Maio per avere conferma”».E Mattarella cosa fece?«Non lo so. Matteo mi disse che il presidente era in viaggio e che era rimasto sorpreso della telefonata. Rimane il fatto che ricordo benissimo cosa successe il giorno dopo. Zingaretti si mette in scia di Renzi, allora ancora nel Pd e decise di appoggiare il nuovo Conte 2». Pure Grillo era «contiano» allora!«Suo figlio iniziava ad avere problemi con la giustizia. Insomma, finisce la breve esperienza del governo gialloverde e di fatto inizia la carriera politica di Conte che a questo punto ha un unico obiettivo: trasformare il partito di Grillo nel suo partito. Nel partito di Conte!».Che è storia di oggi. «Conte ha tre ostacoli davanti: Casaleggio jr (la continuità del MoVimento) e non c’è più. Poi di Maio che incarna il suo volto istituzionale. E non c’è più. Ora rimane Grillo il padre-padrone fondatore. Far fuori tutti e tre insieme era impossibile ed ecco allora l’idea di farli fuori uno alla volta». Far fuori Grillo non sarà semplicissimo. Nell’immaginario collettivo il M5s è lui più ancora che Casaleggio«Fino ad oggi se lo è tenuto buono. Lo ha cointeressato prosaicamente ai destini del partito. Vito Crimi - suo alter ego passato all’ala contiana - insieme ai colonnelli ormai mal sopportavano Casaleggio figlio e lo mettono alla porta. Di Maio con la sua mini-scissione sparisce. Ma non si può lasciare il lavoro a metà».Anzi a due terzi… «Eh già, ora tocca a Grillo. Non ha più bisogno di pagarlo, non gli serve più. Del resto a quanto pare, titolarità di nome e simbolo - che gli erano garantiti da una sentenza della Corte d’appello di Genova - Grillo se li e già giocati e allora è giunto il momento per il colpo di grazia».Va bene, il delitto è perfetto. Ma per fare che cosa? «Un partitino da numeri da prefisso telefonico alla sinistra del Pd. Ma quello spazio è già occupato peraltro da un altro partitino». Alleanza Verdi e Sinistra di Bonelli e Fratoianni. «Il rischio per Conte è l’estinzione e allora tutte queste manovre non saranno servite a nulla. Io, che sono stato considerato per un po’ l’“ideologo” del MoVimento, mi auguro solo una cosa. Che Grillo, nato da un V-Day, vada a quel paese e che Conte cambi il nome e il simbolo. Il M5s è stato solo un veloce raggio di sole nel regno delle tenebre. E così lo voglio ricordare».La partita però è ancora aperta. Grillo parlerà all’Assemblea costituente che si terrà a metà ottobre. Un po’ come faceva alle assemblee di Parmalat o Telecom. Che dirà?«Per la verità le schermaglie procedurali sono già iniziate, ma Grillo può dire quello che vuole. Ormai quel MoVimento non c’è più. Il partito è di Conte e se voleranno gli stracci potrà anche tenersi gli iscritti e cambiare il nome. Gli iscritti ormai si identificano in lui e del secondo mandato a loro oggi non intessa più niente. Figuriamoci poi ai parlamentari che resterebbero lì a vita se fosse possibile». Dei tanti dirigenti del MoVimento che vediamo in televisione c’è qualcuno che potrebbe dare ragione a Grillo e non a Conte? «L’unica è Virginia Raggi. Ma la sua posizione è molto isolata. Pure Fico e Bottici, suoi colleghi nell’organo di garanzia, sembrano sposare la linea Conte».Di Battista?«Se ne sta alla larga e lo capisco!».La questione sembra veramente complicata da gestire per tutti!«Alcuni la chiamano patata bollente. Io la chiamo patata bollita».
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità