2024-09-07
Sangiuliano mette fine all’agonia: «Ora devo stare vicino a mia moglie»
Gennaro Sangiuliano (Ansa)
Il ministro lascia e promette azioni legali: «Mi servono le mani libere per difendere la mia onorabilità» E fa sapere alla Corte dei conti: «Nessun euro in attività improprie». Giorgia Meloni: «Onesto, prendo atto».Certo, nella lettera di dimissioni ci sono un paio di scivoloni, che un ex direttore di telegiornale esperto come Gennaro Sangiuliano poteva anche risparmiarsi, non essendo un politicante qualunque. Sono il riferimento a un «certo sistema politico mediatico» che si sarebbe scatenato contro di lui, condito dall’immancabile lamento contro le «fake news». Ma dopo giorni passati in trincea, con le foto della sua relazione extraconiugale che giravano per le redazioni almeno da metà luglio e l’ex amante delusa, Maria Rosaria Boccia da Pompei, che ogni giorno, ogni sera e ogni notte faceva rivelazioni a orologeria, il ministro della Cultura ha alzato le mani e si è dimesso con una dignitosa missiva di 32 righe al premier, Giorgia Meloni. Che gli ha risposto a stretto giro regalandogli due complimenti: «capace e onesto». Già, l’onestà, anche nella lettera di dimissioni, Sangiuliano fa capire che intende presentare una denuncia penale e indica un possibile «ambiente» che gliel’avrebbe giurata: quello del cinema sovvenzionato.Appena due giorni fa, Meloni aveva difeso a spada tratta il suo ministro, che era anche andato a discolparsi in prima serata sul Tg1, amplificando a dismisura l’affaire Boccia, realizzando, globalmente, una discreta autorete. Almeno in un’epoca dominata dal cinismo e dal voyerismo violento dei social. Poi sono arrivate le due micidiali contro-interviste dell’ex autoproclamata «consigliera speciale» del ministro, prima a La Stampa e poi a In Onda, e un continuo fiorire di messaggi in codice, avvertimenti e «rivelazioni» sul profilo instagram di Madame, arrivato in meno di una settimana alla bellezza di 105.000 follower. Infine, nelle ultime 24 ore, ecco la notizia che la Corte dei conti andrà a verificare se siano stati spesi soldi pubblici per scarrozzare la bionda pompeiana e poi una rassegna stampa internazionale che avrà infastidito Palazzo Chigi. E così, a metà pomeriggio, dopo aver resistito oltre il dicibile, Sangiuliano si arrende. Per inciso, forse perché non è mai stato un uomo di partito né un portatore di preferenze, il giornalista napoletano non aveva incassato particolare solidarietà dai partiti di centrodestra, con Lega e Forza Italia che in gran parte hanno preferito tacere. Del resto, anche qui Sangiuliano ci aveva messo del suo, come quando La Stampa riportò un virgolettato suicida sull’utilizzo dell’auto blu con la sua bella: «Cosa credete che facesse Salvini con la Isoardi? E poi con la Verdini, anche prima di stabilizzare la loro relazione? E Franceschini con la Di Biase, prima che diventasse sua moglie?». Piccolo particolare, Sangiuliano stava rosolando allo spiedo da giorni e con lui il governo tutto, appesi alle imprevedibili strategie della quarantunenne Maria Rosaria. Nella missiva d’addio, Sangiuliano inizia con un certo pathos: «Caro presidente, cara Giorgia, dopo aver a lungo meditato, in giornate dolorose e cariche di odio nei miei confronti da parte di un certo sistema politico mediatico, ho deciso di rassegnare in termini irrevocabili le mie dimissioni». Ringrazia «Giorgia» per averlo difeso «con decisione» e per «l’affetto che ancora una volta mi hai testimoniato». Traccia un breve bilancio (positivo) della sua esperienza da ministro e chiude le mozioni degli affetti dimostrando una nobiltà d’animo che poco ha a che fare con le minacce subite di vedersi spiattellare delle chat private. «Questo lavoro non può essere macchiato e soprattutto fermato da questioni di gossip», scrive l’ormai ex ministro, e «le Istituzioni sono un valore troppo alto e non devono sottostare alle ragioni dei singoli. Io ho bisogno di tranquillità personale, di stare accanto a mia moglie che amo». Una moglie che da giorni subisce l’indicibile. Attenzione, però, perché il tenero Genny finisce qui. La letterina è anche una dichiarazione di guerra all’ex amante, pur senza mai nominarla direttamente. In un passaggio, Sangiuliano dimostra di aver accolto il consiglio dei suoi legali e spiega che si dimette soprattutto per «avere le mani libere per agire in tutte le sedi legali contro chi mi ha procurato questo danno, a cominciare da un imminente esposto alla Procura della Repubblica». Intende dimostrare la propria assoluta «onorabilità, trasparenza e correttezza», il tutto «senza coinvolgere il governo». Alla Corte dei Conti, che già apre un fascicolo manco avesse fatto il buco del Superbonus, manda a dire che «mai un euro del ministero è stato speso per attività improprie». E per finire, annuncia che andrà fino in fondo per verificare se alla vicenda abbiano concorso interessi diversi e agirò contro chi ha pubblicato fake news in questi giorni». Qui occorre integrare il concetto con quello che ha affermato ieri il suo legale, Silverio Sica: «Il ministro si muove legalmente contro chi lo definisce ricattabile». Entro 48 ore. Insomma, con la Boccia si vedranno in tribunale. C’è però un passaggio della lettera che apre scenari meno farseschi ed è quello in cui Sangiuliano individua i suoi possibili nemici: «Sono consapevole, inoltre, di aver toccato un nervo sensibile e di essermi attirato molte inimicizie avendo scelto di rivedere il sistema dei contributi al cinema ricercando più efficienza e meno sprechi». Minacciare azioni legali all’ex amante, oltre a fermare lo stillicidio di rivelazioni hot, potrebbe servire a illuminare eventuali burattinai. Non sempre una storia finisce con una lettera di dimissioni.