2018-10-22
«Salvini torni con noi per fermare i 5 stelle»
La vicepresidente della Camera di Fi Mara Carfagna: «Questo governo non durerà molto, l'alleanza tra Lega e grillini è innaturale. Non mi auguro che la manovra sia bocciata, ma farà piangere tutti, non solo i ricchi. Noi col Pd? È fantascienza, non c'è alcun accordo sottobanco».Mara Carfagna, Forza Italia, è vicepresidente della Camera da quando, nelle convulse settimane dopo il 4 marzo, centrodestra e 5 stelle hanno trovato un complicato accordo. Poi è nato il governo gialloblù, i cui primi mesi di vita hanno messo a rischio il centrodestra. Onorevole, a Fi non piace la manovra. Perché?«Perché non riduce di un solo euro le tasse, costa moltissimo ai cittadini e non produrrà effetti concreti sul tema che sta più a cuore agli italiani: il lavoro, che si crea attraverso lo sviluppo economico. È una manovra di stampo assistenzialistico che potrà servire a M5s e Lega per raccattare qualche voto in più alle Europee, ma lascerà il Paese immobile e pieno di debiti». Cosa rimproverate al vostro alleato leghista?«Di non essere riuscito a fermare questa deriva. È il frutto avvelenato di un errore al momento della formazione del governo: la divisione a compartimenti stagni. La Lega si è presa l'esclusiva - o quasi - sulla sicurezza, ma, in cambio, ha consegnato le chiavi dell'economica ai 5 stelle». Accusate il governo di sfasciare i conti pubblici ma anche di scarsa incisività. Non è contradditorio?«Assolutamente no. Guardi che nessuno di noi era pregiudizialmente contrario a chiedere all'Europa più flessibilità, ma per un grande piano di sviluppo, non per misure assistenziali temporanee, a fondo perduto, che non avranno alcun ritorno. Nelle tabelle della manovra hanno avuto il coraggio di scrivere che il non-aumento dell'Iva avrà un impatto sul Pil dello 0,2%! Con i miliardi che stanno provando a muovere si poteva detassare il lavoro, introdurre una flat tax, si potevano realizzare strade, ponti, infrastrutture digitali per recuperare il gap con gli altri Paesi e far crescere produzione ed export. Si ricorda quelli che volevano far piangere i ricchi? Questa manovra farà piangere tutti, tranne gli imprenditori disonesti che cercano mano d'opera in nero, cioè dei fuorilegge». Addirittura. Quindi hanno ragione le istituzioni comunitarie e le agenzie di rating?«L'Ue ha concesso all'Italia ampi margini di flessibilità anche in passato. Pure Matteo Renzi aveva chiesto ed ottenuto risorse in più. Il problema è come queste risorse vengono spese. Le istituzioni comunitarie fanno il loro mestiere, abbiamo il dovere di rispettarle anche se non sempre certi commissari hanno utilizzato un linguaggio condivisibile. Anzi, spesso toni e accenti sono inaccettabili. Io non mi auguro che la manovra venga bocciata, non mi vedrà mai assumere una posizione anti-italiana. Non faremo ad altri quello che altri hanno fatto a noi. Di sicuro contribuisce a un atteggiamento ostile delle autorità europee contro l'Italia la scarsa autorevolezza di questo governo, che va da Trump e promette di costruire il Tap, torna a Roma e cambia idea, poi la ricambia di nuovo e tiene ostaggio un Paese». La preoccupano il declassamento e lo spread? In cosa è diversa dalla dinamica del 2011? Allora era un parametro sbagliato e ora è un metro di giudizio corretto?«Mi preoccupa non per il numero in sé, ma per le conseguenze che questo può avere sull'economia reale. Pochi lo sanno, ma lo spread ha un effetto anche sulle bollette, non soltanto sui mutui, per dire. Nel 2011 l'impennata fu indotta e questo è stato dimostrato e la tesi confermata dai testimoni dell'epoca. C'era una chiara volontà di far cadere un governo eletto. Oggi è lo stesso contratto di governo a complottare contro l'Italia e a minacciare la stabilità dei conti pubblici. Ci si può augurare che questo governo cada sotto il peso delle sue contraddizioni senza tifare per lo spread: è quello che stiamo facendo noi».Non c'è il rischio per Fi di apparire, soprattutto a pochi mesi dalle elezioni europee, alleati di una burocrazia che pare avere non tanto la Lega o il M5s, ma l'Italia nel suo mirino politico?«Noi con la burocrazia di Bruxelles c'entriamo poco o niente. Silvio Berlusconi è stato il primo a ingaggiare battaglie di principio con le istituzioni Ue, ma sempre allo scopo di cambiarle, mai di abbatterle. E per questo ha pagato un prezzo molto alto. Io non ho paura di difendere l'idea originaria di Europa, quella che consente alle nostre aziende di esportare e di dare lavoro, che dà ai ragazzi la possibilità di circolare e studiare all'estero. L'alternativa non esiste. Difendere l'Europa non significa però difendere questa Europa». A questo proposito, qual è la collocazione di Fi nel contesto europeo? E della Lega?«Siamo una delle colonne portanti del Partito popolare europeo: la casa dei conservatori e dei moderati. Nel Ppe ci sono accenti diversi, posizioni che non combaciano al 100%, ma è la nostra casa. Non siamo mai stati ambigui, come ci auguriamo non lo siano gli altri. La Lega deciderà dove collocarsi: è un problema loro». Che alleanze auspica dopo il voto di marzo? Popolari più populisti? Popolari più socialisti? E in quest'ottica, chi predilige come spitzenkandidat, candidato guida, del Ppe?«Fi deciderà prima del congresso di Helsinki il possibile candidato per la poltrona di presidente della Commissione Ue. Penso che il Ppe potrà essere autosufficiente, altrimenti vedremo. Il tema, in Europa come in Italia, è cosa vogliamo fare. Noi vogliamo una Ue meno intrusiva, più orientata a crescere, determinata ad affrontare con coraggio il problema dell'immigrazione, che rispetti le differenze e garantisca la sicurezza contro il terrorismo internazionale». Silvio Berlusconi sarà candidato di Fi?«Lo deciderà il presidente a tempo debito. Sicuramente per noi di Fi sarebbe un bel plus, dal momento che è un campione delle campagne elettorali, oltre che un leader unico per esperienza. Se decidesse di non farlo, daremo tutti una mano perché il nostro partito abbia un risultato importante, e così sarà».E lei? «Io ho il grande onore di essere stata eletta vicepresidente della Camera dei deputati». Europa a parte, Giancarlo Giorgetti ha avuto parole quasi tombali sull'alleanza tra Fi, Lega e Fdi come si è presentata al voto nel 2018. Cosa pensa del suo giudizio?«Ha successivamente chiarito il suo pensiero. Pochi giorni fa ho letto una dichiarazione di Matteo Salvini che recitava: “La Lega rimane una forza di centrodestra, fedele alla coalizione, con la quale gestisce con successo molte amministrazioni comunali e regionali". Si parlino tra segretario e vicesegretario! Una cosa è certa: noi non inseguiamo nessuno, in nessun caso. Se la Lega vuol correre da sola e perdere, consegnando Regioni e città ai 5 stelle, faccia pure. Si assumerà la responsabilità di aver fatto prevalere avventuristi irresponsabili». Alle amministrative e nelle giunte come valuta il lavoro e il governo con la Lega?«Ottimo. Non sono io a dirlo ma gli elettori. Pensi alla differenza tra il governo regionale di Luca Zaia, che modernizza il suo territorio con le infrastrutture e vuole costruire la pedemontana veneta per proiettare le “sue" aziende in Europa, e l'esecutivo nazionale dove, per ogni cantiere, c'è un Danilo Toninelli che prova a bloccare tutto. Abbiamo vinto in Molise e Friuli, vinceremo nelle altre Regioni. Questo doppio binario locale-nazionale diventerà un problema soprattutto per la Lega».Non teme che sul piano locale e, in futuro, sul piano politico, Lega e M5s possano diventare alleati?«Mi auguro per la Lega che questo non accada. Come si conciliano le battaglie storiche del Carroccio con l'assistenzialismo anni Settanta dei 5 stelle? Per quanto ancora possono sopportare l'approvazione di un decreto e vedere che il loro alleato va in tv a dire che una “manina" ha aggiunto un articolo a loro insaputa? Noi siamo all'opposizione di questo governo, ci consideriamo alternativi a questo modello e così resteremo».C'è chi sostiene che alcuni suoi colleghi di partito, tra cui Giovanni Toti, stiano già pensando a mettere le tende in un nuovo soggetto politico. «Non credo a queste voci perché ho stima di Toti e dei miei colleghi di partito. Il governatore della Liguria ha smentito di voler fondare una nuova sigla e non ho ragione di dubitare che le cose stiano così. Vedo che partecipa spesso ad iniziative di altri partiti del centrodestra e immagino che lo faccia per “buon vicinato", non perché li preferisce al suo. Delle sue osservazioni discuteremo nei congressi e nelle assemblee, ma certo nessuno deve permettersi di liquidare con una battuta un partito con la nostra storia. Poi ognuno è libero di fare ciò che vuole e di interpretare il patto con gli elettori a suo modo».È realistica una possibile fusione tra Fi e Pd nel caso in cui questo governo proseguisse per tutta la legislatura?«È fantascienza. Dal Pd ci divide pressoché tutto. Sarebbe sufficiente vedere i voti in Parlamento per capire che chi parla di accordi sottobanco e nuovi Nazareni è in malafede e tradisce una sua difficoltà a spiegare alleanze innaturali. È un'accusa ridicola quando viene da persone elette sotto le insegne del centrodestra e governano il Paese coi veterocomunisti no tav pentastellati tassatori e affini».Se il governo cadesse, pensa che l'alleanza del 2018 Lega, Fi, Fdi avrebbe chance di ripresentarsi alle urne?«Questo governo non potrà durare molto. Non vedo alternative: se vanno avanti così avremo il dovere di riparare ai guasti che stanno facendo Luigi Di Maio e i suoi tra decreto dignità, cantieri bloccati e mance elettorali. La prospettiva sarà di dare attuazione al programma di governo che abbiamo sottoscritto ancora pochi mesi fa, che prevedeva cose molto diverse rispetto a quelle che siamo costretti a digerire oggi, frutto di questa alleanza innaturale tra Lega e 5 stelle».