2021-01-11
I 46 «boh» di Toninelli sui migranti, ministro a insaputa sua e di Conte
Danilo Toninelli e Matteo Salvini (Ansa)
Altro che cambiare l'Italia. Sentito dal giudice, il senatore grillino risponde a 4 domande su 50, il resto è «non ricordo». Scarica su Matteo Salvini e indirettamente conferma il ruolo del premier nei divieti di sbarco.La notizia è la seguente: per 461 giorni, dal primo di giugno del 2018 al 5 settembre 2019, cioè per l'esattezza per un anno, tre mesi e quattro giorni, abbiamo avuto un ministro della Repubblica a sua insaputa. Altro che Claudio Scajola, al quale comprarono un appartamento vista Colosseo senza che se ne accorgesse. Qui abbiamo un rappresentante delle istituzioni che non si è reso conto di essere ministro e non sa che cosa ha fatto quando era al governo o, nella migliore delle ipotesi, abbiamo il titolare di un dicastero importante che si è dimenticato molto in fretta del proprio operato. Il ministro in oggetto risponde al nome di Danilo Toninelli, ex responsabile dei Trasporti del Conte uno, ossia del governo precedente, quando Giuseppe Conte si dichiarava «orgogliosamente populista». Lo smemorato di Castelleone, amena località in provincia di Cremona in cui vive con moglie e figli, a metà dicembre è stato ascoltato, in qualità di testimone, nell'ambito del processo contro Matteo Salvini. I giornali già avevano ricostruito il balbettio dell'ex ministro pentastellato, il quale alle domande del giudice e dell'avvocato del capo leghista, Giulia Bongiorno, aveva opposto una serie di «non ricordo», precisando che da quei giorni di metà 2019 era passato molto tempo (per essere precisi un anno e cinque mesi) e dunque non era in grado di dire che cosa fosse successo. Adesso però, sono state depositate le trascrizioni della deposizione dell'ex ministro grillino e se le cronache dello scorso dicembre erano frutto di una ricostruzione, dato che l'udienza si era tenuta a porte chiuse per non imbarazzare troppo il riccioluto grillino, e dunque erano necessariamente contenute, ora è possibile leggere botta e risposta fra Giulia Bongiorno e Danilo Toninelli. Se non ci fosse di mezzo un processo, che potrebbe concludersi con una pesante condanna per sequestro di persona, e se non si trattasse della testimonianza di un signore che è stato ministro, ci sarebbe da ridere. Anzi: se in ossequio alla politica della trasparenza e della diretta streaming, la testimonianza fosse stata registrata, oggi sarebbe un frammento di culto, che sul Web spopolerebbe. Purtroppo, la documentazione video non esiste, ma già quella trascritta non lascia dubbi sulla goffa esibizione dell'uomo che, da responsabile dei Trasporti, voleva ricostruire il Ponte Morandi per renderlo un luogo dove le famigliole potessero fare un picnic. Nel verbale figurano un totale di 46 tra «non ricordo», «non so» e «non era di mia competenza», dando la rappresentazione di un politico che se c'era, se cioè era presente al ministero quando stava al governo, molto probabilmente dormiva, perché di quel che accadde in quei mesi dell'estate di due anni fa ha dato prova di non ricordarsi niente. Un uomo dalla memoria corta nella migliore delle ipotesi. Un uomo che scappa di fronte alle responsabilità politiche che sono richieste a chi vuole ricoprire un ruolo istituzionale nella peggiore.Nell'uno o nell'altro caso, a non uscirne bene non è solo lo stesso Toninelli, smemorato davanti a un giudice e durante un processo chiave che vede sul banco degli imputati un ex ministro, ma anche il Movimento che lo ha espresso, portato in Parlamento e pure incoronato ministro. Sono questi gli uomini che dovevano cambiare l'Italia? I capitani coraggiosi che dovevano aprire Montecitorio e Palazzo Madama con un apriscatole, manco fossero delle lattine di tonno, di fronte a un tribunale si dimostrano capitani timorosi, che neppure sanno ciò a cui hanno preso parte e men che meno hanno intenzione di assumersi delle responsabilità. Quei giorni di luglio del 2019 per cui Salvini è a processo erano sotto gli occhi di tutti. La nave Gregoretti della Marina militare teneva banco su tutte le prime pagine dei giornali ed era l'apertura di tutti i telegiornali. Gli immigrati tenuti a bordo in attesa di una soluzione europea, certo non erano un mistero. Dunque, è facile immaginare che a Palazzo Chigi e nel governo se ne parlasse, altrimenti c'è da chiedersi di cosa si occupassero in quei giorni i ministri. Noi non vogliamo dire che di fronte al giudice Toninelli abbia mentito o che per calcolo abbia omesso di dire ciò che sapeva. Di certo, dopo aver letto e riletto la sua deposizione, possiamo assicurare che non ha fatto una bella figura. Ancora meno ha dimostrato onestà (ricordate? Era lo slogan del Movimento qualche anno fa) quando alle prime ricostruzioni della sua deposizione, negò di aver risposto alle domande con una serie di «non» so". Noi ne abbiamo contati una quarantina. Un numero sufficiente che dovrebbe indurre il signore in questione alla quarantena. Cioè a chiudersi in casa e farsi dimenticare.
Simona Marchini (Getty Images)