2021-06-18
Salvini stringe l’asse con Draghi e scalza il Pd
Il leader della Lega a colloquio col premier ha ribadito la necessità di eliminare le mascherine all'aperto e fermare gli sbarchi incontrollati. Sminato il nodo dello stato d'emergenza: «Ne parleremo a fine luglio». Bloccate le cartelle esattoriali per l'estate Sembra trascorso un secolo, politicamente parlando, dall'inizio dell'avventura del governo guidato da Mario Draghi. E invece sono passati solo 120 giorni circa, dal 13 febbraio scorso: eppure, in quattro mesi, i rapporti interni alla maggioranza si sono ribaltati. All'inizio, era il Pd (prima con Nicola Zingaretti, e da metà marzo con Enrico Letta) a sentirsi socio forte del governo, addirittura con una qualche propensione tracotante a trattare la Lega come un ospite sgradito: e per un tempo non breve, dalle parti del Nazareno, c'era perfino chi accarezzava l'idea di provocare Matteo Salvini, indurlo al fallo di reazione, far fuori il Carroccio, e proporre in Italia il cosiddetto modello Ursula (Pd, grillini, Forza Italia). In quattro mesi tutto si è ribaltato. Con la sua agenda lunare (ius soli, voto ai 16enni, legge Zan, tassa di successione) è il Pd che si è trasformato in una forza inaffidabile e perfino destabilizzante, suscitando non di rado irritazione dalle parti di Palazzo Chigi, mentre il rapporto tra il premier e la Lega - nonostante svariati compromessi, non tutti di alto profilo, e non poche questioni tuttora aperte - pare consolidarsi. Ne è testimonianza il colloquio di ieri tra Draghi e Salvini. Lo schema di gioco del leader leghista è ormai sperimentato: mai una parola contro Draghi, e semmai polemiche e strali dirette altrove (di solito all'indirizzo di Roberto Speranza, ma ieri c'è stata anche una stilettata verso Luciana Lamorgese). Dopo di che, la Lega tiene ovviamente il punto sulle sue priorità (ritorno alla normalità post Covid e immigrazione controllata), ma lo fa in una chiave mai aggressiva o ostile verso il premier. Uscendo da Palazzo Chigi dopo il colloquio con l'ex presidente Bce, Salvini ha offerto almeno quattro prove di questo approccio. La prima, quando ha sminato la questione della proroga (a cui resta naturalmente contrario) dello stato d'emergenza, allontanando nel tempo il momento dello scioglimento del nodo: «La proroga dello stato d'emergenza? Scade a fine luglio, quindi ne parleremo a fine luglio. Se l'emergenza sarà alle spalle, ne prenderemo atto».La seconda quando (prima, durante e dopo il colloquio) ha messo a fuoco un obiettivo perseguibile in tempi assai rapidi: «Io prendo atto della realtà. In queste ore c'è un dibattito anche sulle mascherine, in Germania, in Francia. Loro le hanno tolte, non penso che siano dei matti, da Israele alla Norvegia. La gente si è comportata bene, il piano vaccinale sta correndo». E ancora: «Spero che nell'arco non dico poche ore, ma magari di pochi giorni, l'Italia possa tornare alla libertà di respiro». In realtà, già adesso, se si è a debita distanza dagli altri, l'obbligo di indossare la mascherina all'aperto tecnicamente non c'è: ma esplicitare e ufficializzare il superamento di questa fase in tempi brevi avrebbe un significativo effetto-voltapagina per il Paese. La terza, quando Salvini ha accennato a una intesa complessiva con il premier: «L'incontro con Draghi è stato utile, positivo e costruttivo. C'è sintonia su tutto». Anche secondo Palazzo Chigi, sarebbero state esaminate l'evoluzione positiva del quadro economico e le ipotesi di ripresa. Il leader leghista ha pure evocato i settori ancora gravemente colpiti dalle restrizioni: «Con Draghi abbiamo parlato anche di lavoro. C'è il tema ancora in sospeso dei 3.000 locali da ballo che riguardano 100.000 lavoratori e soprattutto il diritto al divertimento sano e controllato di milioni di giovani».La quarta prova consiste nel fatto che Salvini non ha certo intenzione di dismettere temi caratterizzanti per il suo partito, a partire dall'immigrazione: «Chiedo un intervento sugli sbarchi, sono triplicati in un anno. Draghi sta facendo un lavoro eccezionale al livello estero, se c'è un ministro dell'Interno ci dia qualche notizia». Un ulteriore successo il Carroccio l'ha conquistato sul rinvio delle cartelle esattoriali: «Passa la proposta della Lega: estate senza cartelle esattoriali, ora lavoriamo su saldo e stralcio e rottamazione. È una boccata d'ossigeno per 18 milioni di italiani, che in un momento di reale difficoltà come questo rischiavano di ricevere 163 milioni di cartelle» ha dichiarato il leader leghista. Tornando alla questione sanitaria, Salvini ha evocato la necessità di un ritorno all'ordinarietà nella gestione dell'emergenza: «Il commissario Figliuolo contiamo che per fine luglio abbia assolto al suo compito, il Cts può rimanere in stand by e non è che dobbiamo avere un Cts per sempre». Tra l'altro, su un piano diverso, sono ormai numerosi e non smentiti gli spifferi, da parte dei componenti più indipendenti del Cts, relativi a una certa insoddisfazione per il rischio di essere stati usati come «paravento» per le decisioni di Speranza. Il drastico calo delle vaccinazioni l'altro giorno e ieri lo schiaffo di Ema («Sul mix di vaccini prove limitate», servono «maggiori informazioni») mostrano che sono altri - ora - ad essere in imbarazzo nella maggioranza: Speranza e la sinistra, in primo luogo.