
Chiamò «sbruffoncella» la comandante della Sea Watch che forzò il blocco navale per scaricare africani a Lampedusa. Lei l'ha denunciato per diffamazione: ora che non è più ministro rischia di andare a processo. Una sera vai a letto ministro, la mattina dopo ti svegli parlamentare semplice, e non fai nemmeno in tempo a bere il caffè che ti arriva nei denti l'avviso di garanzia. Nel giorno uno del Conte bis, all'alba della nuova saga giallorossa, precisa come una bomba a orologeria ieri è stata comunicata l'iscrizione di Matteo Salvini nel registro degli indagati per diffamazione. La diffamata si chiama Carola Rackete, la pasionaria dei mari, la comandante della Sea Watch 3 che tra giugno e luglio aveva sfidato il ministro dell'Interno e le leggi italiane con la sua barca carica di disperati.Finite le ferie, ma soprattutto cacciato Salvini dal Viminale, i magistrati si sono rimboccati le maniche e hanno deciso di mettersi seriamente all'opera contro il leader leghista, ormai privo dello scudo giudiziario ministeriale. In battaglia è così, appena ti togli (o ti tolgono) la corazza ti becchi una freccia. Non sarà l'ultima, c'è da giurarci. Perché Salvini ha perso anche quell'altra arma di difesa che è il timore di toccare un intoccabile. Dagli all'ex potente decaduto. Non bastasse la diffamazione, ieri è arrivata un'altra spallata alla gestione salviniana del dossier immigrazione: la decisione del tribunale di Locri di revocare il divieto di dimora per Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, indagato per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Stesso giorno, quasi nelle stesse ore, due vicende diverse prendono una piega comune a dimostrare quanto l'aria sia cambiata in Italia in un batter d'occhi. Il clima frizzantino del «governo di svolta» ha investito immediatamente la politica dell'immigrazione nel nostro Paese. Non ha manco aspettato che il nuovo governo giurasse nelle mani del presidente Sergio Mattarella, o che i nuovi ministri spedissero Paolo Gentiloni a Bruxelles come commissario europeo, l'atto che passa in archivio come la prima decisione del Conte bis assieme alla nomina di Riccardo Fraccaro come sottosegretario a Palazzo Chigi.Non sono le poltrone a dare la prima misura del cambiamento: è l'approccio alla questione sbarchi. Sull'immigrazione e l'accoglienza si è voltata pagina subito. Mimmo Lucano torna a casa, anche se resta indagato; Carola Rackete si prepara a farla pagare a quel cattivone di Salvini mentre gli scafisti si riorganizzano per la stagione al Viminale di Luciana Lamorgese, l'ex prefetto di Milano che diede vita al modello della «sicurezza partecipata» e si oppose alle ordinanze anti profughi presentate dai sindaci leghisti del Milanese.A iscrivere Salvini nel registro degli indagati è stata la Procura di Roma, che ha girato gli atti all'analogo ufficio giudiziario di Milano dove risiede il segretario della Lega. La querela della Rackete chiedeva anche di zittire l'attività dell'ex ministro sulle reti sociali, cioè i suoi account Facebook e Twitter dove erano state pubblicate le frasi contestate e dove erano comparsi valanghe di commenti ostili alla capitana tedesca. La colpa di Salvini sarebbe avere «definito pubblicamente e ripetutamente» la Rackete «sbruffoncella, fuorilegge, complice dei trafficanti, potenziale assassina, delinquente, criminale, pirata, una che ha provato a uccidere dei finanzieri e ad ammazzare 5 militari italiani, che ha attentato alla vita di militari in servizio, che ha deliberatamente rischiato di uccidere 5 ragazzi e che occupa il suo tempo a infrangere le leggi italiane e fa politica sulla pelle dei disgraziati»: così è scritto nella querela. Rackete aveva chiosato: «La gravità della lesione al mio onore è in sé evidente». La comandante aveva violato gli ordini delle autorità italiane portando la Sea Watch a Lampedusa per fare sbarcare 40 migranti che teneva a bordo da un paio di settimane. Carola Rackete aveva condotto la nave a ignorare i divieti di ingresso e a investire un'unità navale della Guardia di finanza pur di attraccare in porto. La Procura di Agrigento ne aveva ordinato l'arresto, ma dopo quattro giorni ai domiciliari il gip siciliano non aveva convalidato la richiesta. «Per la magistratura italiana ignorare le leggi e speronare una motovedetta della Guardia di finanza non sono motivi sufficienti per andare in galera», aveva twittato Salvini. A quel punto il ministro aveva annunciato di avere disposto un provvedimento di allontanamento dal territorio nazionale con accompagnamento alla frontiera. Cioè un'espulsione.Quando il legale della comandante della Sea Watch, Alessandro Gamberini, aveva depositato la querela, Salvini aveva reagito alzando le spalle: «Non vedo l'ora di incontrare Carola Rackete in tribunale, di guardare in faccia una che ha provato a uccidere dei militari italiani», aveva commentato. Ieri non ha abbassato il tiro: «Denunciato da una comunista tedesca, traghettatrice di immigrati, che ha speronato una motovedetta della Finanza: per me è una medaglia! Io non mollo, mai», sono state le sue parole affidate a Facebook. Ora toccherà ai giudici di Milano decidere se archiviare o mandare l'ex ministro a processo per diffamazione.
Lucetta Scaraffia (Ansa)
In questo clima di violenza a cui la sinistra si ispira, le studiose Concia e Scaraffia scrivono un libro ostile al pensiero dominante. Nel paradosso woke, il movimento, nato per difendere i diritti delle donne finisce per teorizzare la scomparsa delle medesime.
A uno sguardo superficiale, viene da pensare che il bilancio non sia positivo, anzi. Le lotte femministe per la dignità e l’eguaglianza tramontano nei patetici casi delle attiviste da social pronte a ribadire luoghi comuni in video salvo poi dedicarsi a offendere e minacciare a telecamere spente. Si spengono, queste lotte antiche, nella sottomissione all’ideologia trans, con riviste patinate che sbattono in copertina maschi biologici appellandoli «donne dell’anno». Il femminismo sembra divenuto una caricatura, nella migliore delle ipotesi, o una forma di intolleranza particolarmente violenta nella peggiore. Ecco perché sul tema era necessaria una riflessione profonda come quella portata avanti nel volume Quel che resta del femminismo, curato per Liberilibri da Anna Paola Concia e Lucetta Scaraffia. È un libro ostile alla corrente e al pensiero dominante, che scardina i concetti preconfezionati e procede tetragono, armato del coraggio della verità. Che cosa resta, oggi, delle lotte femministe?
Federica Picchi (Ansa)
Il sottosegretario di Fratelli d’Italia è stato sfiduciato per aver condiviso un post della Casa Bianca sull’eccesso di vaccinazioni nei bimbi. Più che la reazione dei compagni, stupiscono i 20 voti a favore tra azzurri e leghisti.
Al Pirellone martedì pomeriggio è andata in scena una vergognosa farsa. Per aver condiviso a settembre, nelle storie di Instagram (che dopo 24 ore spariscono), un video della Casa Bianca di pochi minuti, è stata sfiduciata la sottosegretaria allo Sport Federica Picchi, in quota Fratelli d’Italia. A far sobbalzare lorsignori consiglieri non è stato il proclama terroristico di un lupo solitario o una sequela di insulti al governo della Lombardia, bensì una riflessione del presidente americano Donald Trump sull’eccessiva somministrazione di vaccini ai bambini piccoli. Nessuno, peraltro, ha visto quel video ripostato da Picchi, come hanno confermato gli stessi eletti al Pirellone, eppure è stata montata ad arte la storia grottesca di un Consiglio regionale vilipeso e infangato.
Jannik Sinner (Ansa)
Alle Atp Finals di Torino, in programma dal 9 al 16 novembre, il campione in carica Jannik Sinner trova Zverev, Shelton e uno tra Musetti e Auger-Aliassime. Nel gruppo opposto Alcaraz e Djokovic: il duello per il numero 1 mondiale passa dall'Inalpi Arena.
Il 24enne di Sesto Pusteria, campione in carica e in corsa per chiudere l’anno da numero 1 al mondo, è stato inserito nel gruppo Bjorn Borg insieme ad Alexander Zverev, Ben Shelton e uno tra Felix Auger-Aliassime e Lorenzo Musetti. Il toscano, infatti, saprà soltanto dopo l’Atp 250 di Atene - in corso in questi giorni in Grecia - se riuscirà a strappare l’ultimo pass utile per entrare nel tabellone principale o se resterà la prima riserva.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Negli anni Dieci del secolo XX il fisiologo triestino Amedeo Herlitzka sperimentò a Torino le prime apparecchiature per l'addestramento dei piloti, simulando da terra le condizioni del volo.
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Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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