2018-09-05
Salvini conferma quota 100 e blocca i 5 Stelle sulle pensioni
Per il Carroccio accettabili modifiche solo sugli assegni sopra i 5.000 euro netti e calcolati con il metodo retributivo. La Fornero verrà cambiata introducendo quota 100. Possibili la flessibilità per i disoccupati oppure condizioni ad hoc per alcune categorie.Trattative e metodo più morbido per rassicurare i mercati. Lo spread giù a 267 punti.Lo speciale contiene due articoli.I vertici economici della Lega si sono riuniti ieri per circa quattro ore. Matteo Salvini ha convocato al Viminale i responsabili economici del partito, da Giancarlo Giorgetti fino al viceministro Massimo Garavaglia, passando per Alberto Bagnai e Claudio Borghi. Oltre che di flat tax, reddito di cittadinanza e di infrastrutture si è discusso a lungo di pensioni. Sono stati piantati due paletti. Il primo prevede lo smantellamento della legge Fornero, almeno attraverso lo schema di quota 100 che sicuramente è meno oneroso per i conti pubblici rispetto a una totale revisione della riforma introdotta dal governo Monti. Ieri non si è entrati nei dettagli, ma la strada potrebbe portare a un bivio tecnico. O dare il via a quota 100 come ulteriore strumento per la gestione degli esuberi, rendendo modulabili il requisito anagrafico e quello contributivo e attivando un fondo unico o più fondi. O rendere possibile l'uscita a una platea più ampia, ad esempio per alcune specifiche categorie di lavoratori oppure con vincoli rigidi (età non inferiore ai 64 anni, ricalcolo contributivo e soli due anni di contribuzione figurativa). Secondo il calcolo effettuato da Itinerari previdenziali, guidato da Alberto Brambilla, la seconda opzione dovrebbe gravare sui conti pubblici con una somma molto vicina ai 3,5 miliardi di euro all'anno. Questa ipotesi prevede però l'abolizione almeno parziale dell'Ape social, l'anticipo pensionistico previsto dall'ex ministro al Lavoro, Giuliano Poletti. Un taglio della contribuzione pubblica a favore dell'uscita anticipata dal lavoro per una quindicina di categorie lavorative causerebbe dunque un peggioramento: o dal punto di vista dell'età pensionistica, o dal punto di vista della consistenza dell'assegno erogato al momento della pensione. Si tratta di scelta politiche non secondarie e ancora tutte da prendere. La bozza della discussione di ieri sarà infatti fatta circolare tra i politici dei 5 stelle in modo da trovare una sorta di quadra. Probabilmente dopo una difficile mediazione. Ciò che è certo è che la riunione di ieri voluta da Salvini ha invertito la strategia del Carroccio. La scelta degli interventi di riforma non avviene più prima della trattativa con l'Europa; al contrario, ora viene prima la trattativa e poi la scelta delle misure di spesa. In pratica il fronte leghista del governo vorrebbe fissare un tetto di deficit, il più vicino possibile al 3%, ma che sia approvato anche da Bruxelles. L'accordo su una precisa percentuale di deficit comunicherà automaticamente ai mercati che si tratta di un tetto congruo e quindi il messaggio dovrebbe aiutare le agenzie e gli investitori a pesare diversamente lo spread sui nostri titoli di Stato. Si tratta, insomma, di una rivoluzione che inevitabilmente porterà, come confermato dallo stesso Salvini, a spalmare le riforme lungo l'arco della legislatura e non tutte nel 2019. Un'operazione che se riuscirà finirà con il mettere in difficoltà i grillini in sede di elezioni europee e al tempo stesso toglierà la speranza alla componente di opposizione legata all'ex ministro Carlo Calenda e a + Europa di continuare a tifare spread. C'era poi la necessità di dare nuovi messaggi al vecchio elettorato leghista, quello dei piccoli imprenditori del Nord. Oltre alla conferma di una riduzione fiscale, che al momento viene ancora chiamata flat tax ma che sembra destinata a diventare una sorta di grande partita Iva ai minimi, anche la revisione dei tagli alle cosiddette pensioni d'oro. Ieri si è deciso che la bozza presentata alla Camera a firma Riccardo Molinari (Lega) e Francesco D'Uva (5 stelle) è da considerarsi nulla. Il testo prevedeva un taglio della parte retributiva sopra i 4.000 euro netti al mese, secondo un meccanismo che però appariva svincolato dai reali versamenti e da valutare secondo parametri che finivano per penalizzare l'età effettiva di uscita dal mondo del lavoro. In pratica, una sorta di taglio lineare almeno per coloro che si erano ritirati dal mondo del lavoro prima del Duemila. Il Carroccio ha ritenuto l'operazione iniqua non solo sul versante elettorale (riguarderebbe molti contribuenti del Nord) ma anche illogica. Perché si finirebbe con il togliere fino al 20% a cittadini che comunque hanno lavorato per dare somme maggiori a chi non ha mai versato alcun tipo di contributo. La Lega si limita a lasciare aperto un assist ai 5 stelle. Se proprio vorranno ancora giocarsi lo slogan delle pensioni d'oro, dovranno colpire solo quelle, con una revisione della parte retributiva, ma sopra i 5.000 euro netti al mese. In pratica, qualcosa di più simile al contributo di solidarietà applicato da più governi. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/salvini-boccia-il-taglio-delle-pensioni-doro-2601977484.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-lega-vuole-concordare-con-lue-la-tabella-di-marcia-sulle-riforme" data-post-id="2601977484" data-published-at="1758188965" data-use-pagination="False"> La Lega vuole concordare con l’Ue la tabella di marcia sulle riforme Ieri il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha riunito gli esponenti della Lega esperti in temi economici al Viminale. Al centro della riunione, la legge di bilancio in vista del vertice di governo che si terrà oggi. L'incontro di ieri, in particolare è ruotato attorno al tema dello sfioramento o meno del 3% nel rapporto deficit-Pil. Forza Italia ha chiesto al governo di comunicare subito una soglia, mail Carroccio intende aspettare la nota di aggiornamento al Def, attesa per la settimana tra il 24 e il 29 settembre. Il ministero dell'Economia e delle Finanze, d'altronde, vuole aspettare i dati Istat, in arrivo il 21 settembre. Una volta rilasciata la tabella con gli indicatori sulla finanza pubblica, dunque, la Lega potrà confermare l'intenzione di mantenere il deficit sotto il 3%. Inoltre, una volta deciso con la Bce e l'Europa a quanto fermare l'asticella del deficit, Salvini potrà finalmente capire come e quanto può muoversi su reddito di cittadinanza, flat tax e revisione della legge Fornero. niente dichiarazioni Il vertice di ieri è durato circa tre ore. I partecipanti hanno lasciato il ministero in macchina, senza rilasciare dichiarazioni. Con Salvini e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, hanno partecipato tra gli altri: Massimo Garavaglia, viceministro dell'Economia; Massimo Bitonci, sottosegretario al Tesoro; Claudio Borghi, presidente della commissione bilancio alla Camera; Armando Siri, sottosegretario alle Infrastrutture; Alberto Bagnai, presidente della commissione finanze al Senato; Dario Galli, sottosegretario allo Sviluppo economico e Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro. «Siamo persone serie», ha detto ieri Salvini, «il governo nasce per durare a lungo. Gli italiani ci premiano per chiarezza e coerenza, quello di oggi è stato il primo di una serie di incontri», ha continuato. «Abbiamo discusso su numeri, conti e tempi per realizzare nell'arco della legislatura le nostre proposte per famiglie e imprese: smantellamento della legge Fornero, flat tax, pace fiscale e chiusura delle liti con Equitalia, meno burocrazia per aziende e partite Iva, eliminazione delle accise più vecchie sulla benzina, interventi a favore dei Comuni, un grande piano nazionale di manutenzione ordinaria e straordinaria». La Lega e Salvini ieri hanno dunque voluto lanciare messaggi rassicuranti ai mercati, lasciando intendere che questo governo durerà a lungo, sebbene non si possa ancora parlare di intesa raggiunto con l'alleato Movimento 5 stelle sui nuovi obiettivi di finanza pubblica che il governo deve ufficializzare entro il 27 settembre. investitori prudenti L'obiettivo, insomma, è mettere a punto una tabella di marcia (una volta confermato il livello del rapporto deficit-Pil) per tutte le misure da portare avanti nell'arco della legislatura. Un messaggio che il mercato ha mostrato di apprezzare. Ieri il rendimento sul Btp decennale si è mostrato in calo di circa del 7% e lo spread nei confronti del Bund tedesco ha chiuso in netta contrazione a 267,7 punti base. La prudenza rimane però consigliabile secondo diversi investitori. «Il sentiment del mercato è decisamente positivo», commenta un operatore contattato dall'agenzia Mf-Dow Jones, «ma la volatilità che si è vista nei giorni scorsi, sia sui prezzi dei Btp, sia nelle dichiarazioni politiche, invita alla prudenza e a non farsi prendere dall'entusiasmo». Gli analisti sono sul chi va là. «È difficile avere una visione forte sull'Europa, perché molto dipende da quello che accadrà a Roma nelle prossime settimane», commenta Jeremy Gatto, investitore professionale che opera per Unigestion, che ha detto di essersi già messo al riparo nel caso in cui una nuova crisi politica italiana dovesse portare a ulteriori cali nel mercato obbligazionario e azionario europeo.
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.