
Sollecitati i domiciliari per l’ex presidente siciliano, Saverio Romano e altre 16 persone. Totò Cuffaro, ex presidente della Regione Sicilia e oggi segretario della Nuova Democrazia Cristiana, è di nuovo al centro della scena. L’occasione, però, non è un ritorno alla politica attiva o un convegno nostalgico di scudo crociato, ma una richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla Procura di Palermo. Nel registro, insieme all’ex governatore, figurano i nomi del suo braccio destro ed ex deputato Saverio Romano e di altre sedici persone. Sono tutti accusati – a vario titolo – di associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta nel settore della sanità.Secondo i magistrati, Cuffaro non avrebbe perso l’abitudine di «organizzare le cose». Avrebbe messo a disposizione «le proprie entrature e la sua rete di conoscenze» per pilotare appalti, concorsi e procedure amministrative, in modo da favorire imprenditori amici o, più semplicemente, consolidare la propria influenza politica. Un intreccio di rapporti, incontri e mediazioni in cui il confine tra interesse pubblico e interesse personale si sarebbe fatto, secondo l’accusa, sottile. Quasi trasparente.Il copione, nello schema della Procura, è di quelli collaudati: pressioni per le forniture all’Asp di Siracusa, manovre attorno al concorso per 15 operatori socio-sanitari dell’ospedale Villa Sofia-Cervello di Palermo e attenzioni speciali al Consorzio di bonifica per la Sicilia occidentale. Un ventaglio di occasioni che, a sentire i pm, avrebbe alimentato lo sviluppo di un comitato d’affari con sede a Villa Sperlinga, nel quartiere più elegante di Palermo dove abita Totò. Al centro di questo schema, dicono i magistrati, c’è sempre lui: politico di lungo corso, abile tessitore di relazioni, uomo che conosce la macchina amministrativa come pochi. Dopo aver scontato 4 anni e 11 mesi di carcere per favoreggiamento alla mafia, Cuffaro è tornato libero nel 2015. Nel 2023, il Tribunale di sorveglianza di Palermo aveva cancellato l’interdizione dai pubblici uffici. Un ritorno che molti avevano salutato come l’inizio di una seconda vita politica. Ora, quell’ambizione rischia di trasformarsi in un incubo. Non manca, nella trama, un cast di comprimari di peso. A cominciare da Carmelo Pace, capogruppo della Nuova Dc all’Ars, indicato dai pm come organizzatore del sodalizio e mediatore operativo del leader. In sostanza, sarebbe stato il direttore d’orchestra del sistema, sempre attento a mantenere l’armonia tra politica, burocrazia e affari.C’è poi Saverio Romano, stretto collaboratore di Totò e navigatore di lunghissimo corso della politica siciliana e nazionale. Anche per lui i pm chiedono i domiciliari. Sarà il giudice per le indagini preliminari a decidere, ma solo dopo aver ascoltato gli indagati nelle audizioni fissate tra l’11 e il 14 novembre. C’è da dire che dopo la condanna, la detenzione e la successiva riabilitazione, molti avevano visto in Totò un uomo cambiato: impegnato in attività sociali e nella promozione dei valori cattolici. La nuova inchiesta riporta il nastro indietro, a quelle atmosfere di corridoi, pressioni e concorsi dove la sanità siciliana resta il terreno più fertile per l’esercizio del potere. Certo, sarà il giudice a dire l’ultima parola. Ma la cronaca, ancora una volta, ci regala un copione familiare: appalti, sanità, relazioni, partiti che cambiano nome ma non abitudini. Totò Cuffaro, del resto, ha sempre avuto un talento nel tornare in scena. Stavolta, però, la ribalta non è offerta da un congresso di partito, bensì quella – assai meno comoda – di un’aula di tribunale. E mentre Palermo attende la decisione del gip, un sorriso amaro accompagna la notizia. Perché, in Sicilia, la politica può cambiare sigla, i protagonisti possono invecchiare, ma per i pm certe trame, tra baci, favori e sanità mantengono Totò come protagonista assoluto. Saranno i tribunali a stabilire se verità o teorema.
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