2024-09-22
Salta il rinvio delle tasse sulle aziende. Lo Stato si tiene la gabella sui premi?
Fdi ritira l’emendamento per far slittare a fine 2025 l’imposizione di assicurazioni anti calamità per le imprese. Domani vertice con le associazioni di categoria. Dai massimali all’eventuale rivalsa sugli enti locali: tutti i nodi.Fratelli d’Italia ha ritirato l’emendamento, a prima firma Paola Ambrogio, al decreto Omnibus che chiede di prorogare di un anno, quindi al 31 dicembre 2025, il termine entro il quale le imprese sono tenute a stipulare le polizze anti calamità. È quanto risulta dall’ultimo fascicolo degli emendamenti messo a punto dalle commissioni Bilancio e Finanze del Senato che da domani inizieranno il voto sulle modifiche.Del resto, che non ci sarebbe stato un rinvio lo avevano anticipato in mattinata fonti del ministero delle Imprese e del Made in Italy confermando, dunque, i tempi (31 dicembre 2024) fissati insieme al Mef per l’entrata in vigore della norma. E sempre domani avrà luogo al Mimit un incontro con le associazioni di categoria durante il quale verranno illustrati, in via generale, i contenuti dello schema di decreto attuativo necessario per rendere operativo l’obbligo.Più che il rinvio, come abbiamo già rilevato su queste pagine ieri, il confronto sarà concentrato su come garantire le coperture al 100% e non al 70%. Perché nella bozza del decreto interministeriale si legge che, per la fascia assicurata fino a 1 milione, il limite di indennizzo è «pari alla somma assicurata», totale l’indennizzo; per la fascia da 1 milione a 30 milioni di somma assicurata il limite di indennizzo è «pari al 70% della somma assicurata dell’ubicazione danneggiata». Non solo. «Fermo l’obbligo di copertura assicurativa, per la fascia superiore a 30 milioni di somma assicurata, avuto riguardo al totale complessivo delle ubicazioni assicurate ovvero per le grandi imprese», la determinazione di massimali o limiti di indennizzo «è rimessa alla libera negoziazione delle parti».Per esempio, se io imprenditore assicuro per 10 milioni il mio immobile e il danno che subisco è totale (la fabbrica completamente distrutta, per capirsi), con il massimale al 70% mi pagano 7 milioni non 10 e gli altri tre li dovrò sborsare da solo. Il vero tema da discutere, quindi, sembra piuttosto quello delle coperture e dei massimali. «La legge sulla polizza assicurativa è già obbligatoria, è stata votata dal Parlamento nel dicembre scorso e nella legge di bilancio 2024. Per le aziende c’è una legge già approvata, non c’è nulla da rinviare», ha detto ieri anche il ministro per la Protezione civile e il mare, Nello Musumeci. Che venerdì ha annunciato l’intenzione di allargare l’obbligo di stipulare una polizza catastrofale anche alle case. E, dunque, alle famiglie. In pieno accordo con il collega dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.La logica? Siccome le risorse per gli indennizzi e la ricostruzione sono pochi e i danni aumentano ogni anno, vanno alleggerite le finanze pubbliche. C’è poi il pressing delle compagnie che, secondo l’associazione di categoria Ania, per coprire i danni da catastrofi naturali delle aziende italiane devono sborsare in media, ogni anno, 2 miliardi. Senza dimenticare che ogni compagnia si riassicura per il rischio singolo o per l’intero ramo ma la riassicurazione costa e il costo si riflette sui premi. Intanto, però, a pagare una specie di tassa in più sarà chi possiede una casa o una fabbrica.«Abbiamo aperto un confronto, vedremo come finirà. Certamente lo Stato non è più nelle condizioni di poter approntare la risorsa necessaria per sempre e per tutti», ha ribadito ieri Musumeci a margine del Consiglio dei ministri che ha varato lo stato di emergenza per Emilia-Romagna e Marche. «Per quanto riguarda le famiglie e, quindi, le abitazioni, c’è aperto un confronto, un ragionamento per capire intanto se le compagnie di assicurazione sono disponibili. Noi puntiamo su un partenariato pubblico-privato, poi bisogna decidere se deve essere, come io sostengo almeno nella prima fase, facoltativo», ha poi aggiunto.Il governo, ricordiamolo, ha anche previsto l’obbligo di assicurare contro le calamità anche tutti i beni (residenziali e non) che avevano usufruito del Superbonus. Il dl numero 212 del 29 dicembre 2023, convertito in legge, impone infatti che i soggetti che hanno usufruito del bonus 110% stipulino una polizza contro i rischi catastrofali per gli immobili oggetto degli interventi finanziati. Ma mancano ancora i decreti attuativi. Restano molti dettagli da chiarire. Partendo dal presupposto che l’assicurazione si basa sulla mutualizzazione dei costi e sulla mitigazione del rischio, ma come si può mitigare il rischio su un immobile che è stato costruito senza rispettare i criteri antisismici? C’è poi un questione fiscale che va affrontata: se lo Stato obbliga imprese e famiglie a stipulare una polizza, sarà poi disposto a rinunciare all’imposta applicata sul premio che in Italia è fra le più alte d’Europa (22,25%)? Altra domanda: in caso di alluvione, l’assicurazione potrà rivalersi su quella Regione che non ha fatto vasche di laminazione? E con quale probabilità di successo? Se gli enti preposti non hanno fatto quanto in loro dovere per mitigare il cosiddetto rischio idrogeologico, perché far ricadere gli oneri su cittadini e assicurazioni?
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