
Con l’euro i nostri stipendi sono rimasti al palo. E gli ultimi anni hanno dimostrato che non abbiamo nemmeno un ombrello contro il caro prezzi, come ci era stato promesso.I primi giorni del 1999 cominciò a circolare l’euro, in forma parziale e anche - potremmo dire - sperimentale. Poi dall’anno dopo successe quel che tutti sappiamo. Quindi siamo a 25 anni (praticamente) dall’avvento dell’euro.Fissiamo due punti fondamentali: il primo è che negli ultimi vent’anni i salari italiani, al contrario dei salari di altri Paesi europei e del mondo, non sono aumentati. Quindi l’effetto euro dal punto di vista salariale medio è stato, quando non negativo, certamente non positivo. E a chi dice: «Se non ci fosse stato l’euro sarebbe andata sicuramente peggio», si può solo rispondere che l’euro c’è stato e non è andata bene, cioè quelle presunte e non verificate potenzialità economiche dell’euro sui salari, soprattutto medio-bassi, sono state sbugiardate. Il secondo punto è che al tempo si disse che la massa monetaria della lira, o comunque la massa monetaria costituita dalle singole valute nazionali, non sarebbe stata in grado di tenere botta di fronte alle altre grandi masse monetarie tipo quella americana o quella cinese. Anche qui siamo nel caso delle ipotesi non verificate e, certamente, per lunghi periodi l’inflazione è stata entro limiti sopportabili ma, purtroppo, negli ultimi due anni in particolare, l’inflazione ha avuto un governo la cui responsabilità è ascrivibile in larga parte alla presidente della Bce, la nostra tanto amata Christine Lagarde. È interessante soffermarsi su quel che è successo perché ci dice quali sono i talloni d’Achille dell’euro. D’altra parte, l’Iliade parla di uno, quello di Achille. Ma non ha mai escluso che uno magari ce ne possa avere due e che in due ce ne abbiano quattro. Cosa è successo quando c’è stata la crisi energetica rispetto alla quale ancora io non mi azzarderei a gridare vittoria? È successo che i prezzi delle materie prime sono aumentati, vuoi per speculazione vuoi per naturale processo di inflazione, e la signora Lagarde ha pensato bene di aumentare i tassi di interesse per fare diminuire l’inflazione. D’altra parte, poggia le sue nobili terga sulla poltrona di presidente con questo scopo specifico. Ma c’è un ma, enorme, gigantesco, ciclopico che, come il ciclope Polifemo, guarda la realtà con un solo occhio. La signora Lagarde Polifemo ha infatti guardato alla realtà col solo occhio dell’inflazione e ha fatto due più due: cresce l’inflazione, aumento i tassi d’interesse. Ragionamento che non farebbe una piega se ad esempio quell’inflazione non fosse un’inflazione da costi. L’inflazione da costi è quella che fa gravare sugli imprenditori costi maggiori di acquisto del prodotto che, per non fallire, l’impresa riversa sui consumatori aumentando i prezzi. Quella furbacchiona della Lagarde cosa ha fatto, in una notte oscura fra le brume di Francoforte, volendo diminuire l’inflazione, quindi i costi per i consumatori? Ha aumentato i tassi di interesse (cioè, quanto costa prendere i soldi in banca) aumentando così in modo disperato i mutui dei risparmiatori nonché i costi per i produttori (e quindi ancora per i consumatori). Voto zero e lode: la lode si giustifica perché peggio di così non poteva fare. Ma bisogna essere anche onesti perché, seppur, secondo noi, la Lagarde ha sbagliato politica monetaria, c’è da dire che col solo strumento monetario è difficile, se non impossibile, risolvere i momenti di crisi dell’economia. Anche l’americana Fed ha alzato i tassi ma contemporaneamente il governo statunitense ha immesso nel mercato una quantità di soldi da spendere subito tale da bilanciare, in qualche modo, l’aumento dei prezzi sia per gli imprenditori sia per i consumatori. Anche la Ue è intervenuta ma tardivamente, ha reso molto complicata la possibilità di spesa e, soprattutto, lo ha fatto per l’Italia come per la Germania, imponendo le stesse regole come se fossero due economie uguali mentre sono talmente diverse, come modello e funzionamento, da potersi ritenere opposte. Ora, quando fu pensata la comunità europea fu pensata in questo modo: quando un Paese è in crisi gli altri intervengono per dargli una mano. Ma la mano va data a seconda della situazione in cui uno si trova. Se sta annegando la mano la si dà per ritirarlo a bordo della barca, se è in difficoltà in montagna la mano la si dà perché non rotoli a valle. Nella Ue non ha funzionato così, la maggioranza dei contributi è stata destinata alla transizione ecologica e digitale, poi il resto. L’Italia invece aveva bisogno di solidi per diminuire il cuneo fiscale. I governi come quello Meloni lo hanno fatto ma con ciò che rimaneva, tra l’altro considerando i debiti lasciati dai governi precedenti per i famosi bonus che hanno fatto più malum del peccatum. L’Ue gestisce una politica monetaria in modo zoppo, manca la parte di politica economica e, comunque, anche l’ultima gamba che rimane a disposizione la usa male.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.
«Haunted Hotel» (Netflix)
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Ansa
Dopo il doppio disastro nella corsa alle rinnovabili e lo stop al gas russo, la Commissione avvia consultazioni sulle regole per garantire l’approvvigionamento. È una mossa tardiva che non contempla nessuna autocritica.