2019-03-20
Sala scarica i suoi: Guaidò non sarà milanese
Il sindaco boccia la proposta di un esponente della sua Lista per la cittadinanza onoraria all'autoproclamato presidente del Venezuela. Un favore alla parte di maggioranza vicina ai centri sociali. Dalle Olimpiadi alle Europee, tre mesi di fuoco.Nemmeno il tempo di assorbire la polemica sui finanziamenti dell'Arabia Saudita alla Scala, per il sindaco di Milano si apre un nuovo fronte di politica internazionale sul Venezuela, con il rischio di ripercussioni sul voto del Cio per assegnare le Olimpiadi invernali il 27 giugno a Losanna. A scatenare la polemica è, ironia della sorte, un esponente della stessa lista eletta in appoggio del primo cittadino, cioè Enrico Marcora. L'ex esponente dell'Udc, ora a Palazzo Marino come Lista Sala, ha deciso di proporre «una mozione in al fine di impegnare il sindaco e la giunta ad attivarsi per creare un “corridoio umanitario" a Milano a sostegno della popolazione venezuelana» e ha aggiunto la richiesta «di insignire della cittadinanza onoraria milanese il presidente Juan Guaidò, quale riconoscimento del processo democratico auspicabile per il Venezuela». Il sindaco ha preso subito le distanze, dissociandosi dall'iniziativa. E alla fine la mozione non è passata. Sarebbe stato un piccolo segnale di solidarietà contro la presidenza di Nicolas Maduro a Caracas, anche se la decisione di Sala è di fatto in linea con l'attuale governo di Giuseppe Conte. Eppure la scelta cela con tutta probabilità ben altri problematiche che circolano intorno a Palazzo Marino. E nasconde un certo nervosismo che si respira in Piazza della Scala a due anni dalla scadenza del mandato: ieri il sindaco ha deciso di querelare il deputato della Lega, Alessandro Morelli, che lo aveva attaccato su Facebook sempre sulla vicenda saudita. Del resto, come anche riportato ieri da Repubblica, per Sala si aprono tre mesi di fuoco, tra Olimpiadi, rincaro biglietti e questione periferie, scanditi dal voto per le elezioni europee del 26 maggio, con la possibilità che almeno due dei suoi assessori con più visibilità, Pierfrancesco Majorino e Pierfrancesco Maran si candidino con il Partito democratico, innescando velenosi rimpasti di giunta. Da quel che trapela la decisione sul Venezuela sarebbe stata presa soprattutto per non andare contro parte della maggioranza, quella Milano Progressista (uscita non a caso dall'aula durante il voto), vicina ai centri sociali milanesi e ancora forte nelle zone periferiche della città, che non vede di buon occhio l'ingerenza degli Stati Uniti su Caracas. Dice Matteo Forte di Milano Popolare: «Giuliano Pisapia sul tema della cittadinanza onoraria al Dalai Lama fu più coraggioso, ci mise la faccia e venne in aula. Sala oggi, a mezzo stampa, scarica i consiglieri eletti con la lista che porta il suo stesso nome, primi firmatari della mozione, e come un Alessandro Di Battista qualunque non prende parte per il processo di democratizzazione del Venezuela». Mozione a parte, per Sala potrebbe iniziare una lunga via crucis da qui al 2021. La sfida con Stoccolma per le Olimpiadi invernali potrebbe essere uno spartiacque per il mandato della giunta, la vittoria rappresenterebbe un rilancio mentre la sconfitta un fallimento. I segnali non sono dei migliori, non dimenticando la sconfitta su Ema e l'incertezza per la sede del tribunale europeo dei brevetti. Al momento l'Italia non ha rapporti idilliaci con la Francia, il memorandum sulla Via della Seta con la Cina sta facendo indispettire gli Stati uniti, Guaidò è stato riconosciuto dai Paesi sudamericani come presidente. In sostanza la maggioranza dei voti del Cio non è di certo scontata, anche tenendo conto che la Svezia in questo momento può mostrare al mondo Greta Thunberg, la sedicenne che si batte contro il riscaldamento globale. La strada, insomma, è in salita. A lato della politica internazionale c'è poi un tema politico che riguarda il futuro di Sala e della giunta. Sulle candidature per le europee non è stato deciso ancora nulla. I giochi si faranno questo mese, entro il 15 aprile, a ridosso della scadenza per la presentazione delle candidature. I nomi di Majorino e Maran circolano da giorni, ma non è ancora chiaro se i due voleranno a Bruxelles. Non solo. Va ancora capito il ruolo che il sindaco milanese avrà con il nuovo Pd a trazione Nicola Zingaretti. C'è chi sostiene ci sia un accordo sottobanco con il nuovo segretario e persino con l'ex ministro Carlo Calenda per ambire a un ruolo di leader del centrosinistra. A Montecitorio nei capannelli dem c'è persino chi sostiene che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, potrebbe chiamarlo in caso di una crisi di governo. Al momento c'è un primo cittadino molto nervoso, stretto tra l'esecutivo gialloblù e la Regione Lombardia di Attilio Fontana. Il caso Scala è emblematico. La difesa del sovrintendente Alexander Pereira, vero e proprio responsabile della cattiva gestione dei soldi sauditi, è stata controproducente a livello di immagine. Intanto ieri Sala ha incontrato l'ex presidente della Commissione europea, Romano Prodi, e l'attuale ministro dell'Economia, Giovanni Tria. Colloqui per un salto in politica nazionale? A quanto pare la discussione sarebbe stata invece su possibili investimenti della Cina al teatro alla Scala. Da Riad a Pechino, il passo è breve. Da Milano a Roma un po' meno.
Charlie Kirk (Getty Images
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