2021-12-30
Sala umiliato dal prefetto: «No ai negozi a porte chiuse»
Rinviata l’ordinanza green del sindaco di Milano per «risparmiare sui riscaldamenti». Applausi da commercianti e opposizione.Una figura da gretino fuori tempo massimo. Beppe Sala, novello sindaco ecologista della verde Milano, incassa una pesante sconfitta sull’idea di chiudere le porte dei negozi per risparmiare su riscaldamento e aria condizionata. Il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica del capoluogo lombardo ha deciso il rinvio dell’ordinanza del sindaco, contestata da tutte le opposizioni, dalla Confcommercio e sabotata dallo stesso Pd, sulla base dell’ovvia considerazione che in tempi di pandemia bisognerebbe invece favorire al massimo una continua e migliore areazione dei locali. Nella riunione di ieri, a soli tre giorni dall’entrata in vigore del nuovo regolamento comunale che prevedeva l’obbligo di porte chiuse per gli esercizi commerciali dotati di climatizzazione, il comitato guidato dal prefetto, Renato Saccone, ha messo a punto le nuove strategie contro il diffondersi della variante Omicron e tra queste non poteva che rinviare lo «spranga porte e finestre» del sindaco. Il rinvio è stato deciso «per lo stretto tempo necessario e comunque non oltre la durata dello stato di emergenza», che il governo Draghi ha recentemente prorogato al prossimo 31 marzo, con la scusa della variante Omicron e del sostanziale flop dei green pass. Ma anche se lo stato d’emergenza finisse davvero fra tre mesi, il fuoco di sbarramento di politica e commercianti locali rende difficile la riproposizione della norma compresa nel regolamento comunale «Aria pulita», che da quasi un anno aleggiava su Milano e i suoi esercizi pubblici. Confcommercio Milano ha immediatamente espresso soddisfazione per la decisione del Comitato per l’ordine e la sicurezza, riunitosi in prefettura. «Un rinvio era assolutamente necessario e registriamo con soddisfazione l’attenzione emersa dopo il nostro appello per una proroga», ha affermato Marco Barbieri, segretario generale dell’organizzazione guidata a livello nazionale da Carlo Sangalli. Del resto, anche senza il Covid, il provvedimento del sindaco Sala restava di dubbia efficacia dal punto di vista ambientale e puzzava parecchio di «green washing». Nella nota di Confcommercio c’è spazio anche per «un plauso ai consiglieri comunali che hanno recepito le nostre osservazioni». La richiesta dell’organizzazione era di uno slittamento di almeno sei mesi, ovvero fino a tutto giugno. Contrarissimi anche gli esponenti di Fratelli d’Italia, con il capogruppo a Palazzo Marino, Andrea Mascaretti, per il quale «era pura follia obbligare chi ha un negozio di piccole dimensioni a tenere la porta chiusa, soprattutto se ci sono dei dipendenti. Evidentemente chi ci amministra si deve essere dimenticato che la salute dei lavoratori deve essere sempre tutelata». Succede quando a sinistra i diritti dei lavoratori passano in secondo piano di fronte alle mode ecologiste, ben incarnate dall’ecostar del momento Greta Thunberg. Mentre Stefano Bolognini, commissario provinciale della Lega, aggiunge anche un aspetto economico, ovvero il fatto che «per i piccoli e medi commercianti, molti dei quali sono già in difficoltà considerando il calo del fatturato dovuto alle restrizioni e ai quasi due anni di pandemia, l’esborso economico per “mettersi in regola” non sarebbe per nulla indifferente». Dopo lo stop del Comitato prefettizio, risuona ancora più marziano il comunicato stampa del 21 dicembre con il quale l’assessore all’Ambiente, Elena Grandi, sosteneva che la chiusura delle porte avrebbe «contribuito a regolare il flusso e la presenza di persone all’interno delle attività commerciali».
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Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco