2024-09-28
Per salvarsi da flop, inchieste e figuracce Sala se la prende persino con i morti
Milano ricorrerà al Tar contro l’intitolazione di Malpensa a Silvio Berlusconi. Un basso espediente per ritrovare consensi.Il Comune di Milano si è rivolto al tribunale per contestare l’intitolazione dell’aeroporto di Malpensa a Silvio Berlusconi. Lo ha confermato il sindaco del capoluogo lombardo, il quale già a luglio aveva commentato la dedica dello scalo allo scomparso ex premier definendola il frutto dei «tempi barbari che stiamo vivendo». A me sembra che di barbaro in questa storia ci sia solo il cattivo gusto di Beppe Sala il quale, dimenticando di essere approdato alla guida del municipio della capitale economica d’Italia grazie al centrodestra (che prima lo designò city manager e poi lo indicò alla guida dell’Expo), è disposto a cavalcare anche la polemica contro un morto pur di conquistare qualche merito nell’acquitrino della sinistra.Negli ultimi tempi le ha provate un po’ tutte. Prima tentando di accreditarsi come possibile leader della sinistra, poi annunciando la sua iscrizione ai Verdi, quindi strizzando l’occhio a Luigino Di Maio quando questi faceva da stampella a Mario Draghi, infine candidandosi a guidare un ipotetico centro alleato con la sinistra dopo il flop di Matteo Renzi e Carlo Calenda. La realtà è che per Beppe Sala, sindaco per caso, scelto da compagni che non avevano altri da candidare, si avvicina la data di scadenza, come per gli yogurt. E dopo aver gustato il piacere della ribalta politica non si rassegna a tornare nell’anonimato. Dunque, ogni occasione è buona per conquistare un po’ di visibilità e per recuperare un po’ di consensi.Negli ultimi tempi in effetti, il gradimento del primo cittadino milanese è ai minimi. In un solo anno, Sala è precipitato dal primo al diciannovesimo posto, che per un narciso come lui dev’essere stato un duro colpo. Come se non bastasse, all’improvviso sul suo capo si sono addensate nubi minacciose. Prima la grana di San Siro, stadio che avrebbe dovuto essere abbattuto e ricostruito a suon di milioni, ma il cui progetto, dopo essere stato avversato dalla stessa sinistra, è finito in un limbo, con l’esclusione di Milano come sede della finale di Champions League per mancanza di un campo in cui la finale potesse essere disputata. Poi l’indagine della Procura su decine di costruzioni edilizie consentite con una semplice dichiarazione di inizio lavori: spacciate per ristrutturazioni, erano invece edificazioni multipiano. Risultato, l’intero dipartimento dell’urbanistica è finito sul banco degli imputati e su 150 cantieri pende la spada di Damocle di una condanna. Siccome le inchieste sono come le ciliegie e una tira l’altra, la giunta Sala è stata terremotata da altre accuse, che questa volta, oltre a uno degli assessori più cari al sindaco, hanno colpito anche una delle bandiere che il primo cittadino ama sventolare per rimarcare la propria appartenenza al mondo green, ovvero le piste ciclabili. Per la Procura, quelle strisce di asfalto colorato apparse improvvisamente nelle strade di Milano sono pericolose ed espongono i ciclisti a gravi rischi e non a caso in pochi mesi si sono registrate diverse vittime. A Sala è andata male pure l’operazione per ridurre il traffico. Inseguendo il disegno di uno stop alle auto che inquinano, il sindaco lo scorso anno ha vietato l’ingresso ai veicoli più vecchi, colpendo ovviamente le fasce di popolazione a basso reddito. La manovra, oltre ad alienargli le simpatie delle classi popolari, non ha affatto intaccato né i volumi di traffico né le percentuali di polveri inquinanti. Con il risultato che dal punto di vista ambientale non è cambiato nulla, anzi forse qualche cosa è peggiorato, ma da quello del consenso la sua popolarità è precipitata.Infine, ciliegina sulla torta amara, dopo aver detto che la criminalità a Milano è una percezione, poche settimane fa è uscita la classifica delle città in cui si commette il maggior numero di reati e il capoluogo lombardo ha conquistato in negativo il podio, perché primeggia per scippi, furti e pure violenze sessuali. Un bravo amministratore di fronte a tutto ciò si rimboccherebbe le maniche e cercherebbe di risolvere i problemi. Ma Sala no. Il marchese del Grillo, come lo ha soprannominato Luigi Corbani, ex vicesindaco della giunta di sinistra degli anni Novanta, non vuole stropicciarsi i polsini, per non farsi trovare in disordine in caso di invito in uno dei salotti buoni della città. Risultato, per riemergere dal disastro Sala prova a prendersela con Berlusconi, nella speranza di diventare simpatico almeno ai nostalgici dell’antiberlusconismo.
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