2024-11-13
Saga Stellantis, altro stop a Cassino. I fornitori: auto in panne grazie all’Ue
La multinazionale annuncia la chiusura degli impianti per sette giorni. Nuovo allarme su Mirafiori: riapre a febbraio? Intanto l’ad del gruppo Brugola (viti) punta il dito contro la transizione imposta da Bruxelles.Dai tagli negli stabilimenti in Usa alla cassa integrazione a ripetizione in Italia. È diventato ormai uno schema fisso quello di Stellantis che in Europa e negli States si sta facendo terra bruciata e ora spinge lo sguardo in Asia cercando, forse, uno sbocco in Cina. Non è un caso che il presidente John Elkann abbia partecipato alla missione del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, a Pechino. Ma mentre cerca alternative oltre la Grande Muraglia, a Cassino e a Mirafiori continua il blocco della produzione che mette a casa i lavoratori. L’impianto nel Lazio dove si producono Maserati Grecale, Alfa Romeo Giulia e Stelvio, si fermerà per una settimana, dal 23 al 31 dicembre e il 2 gennaio. Le sei giornate verranno coperte dalle ferie e dai permessi annui retribuiti dell’anno 2023/24. Inoltre, è previsto un settimo giorno di stop.Lo stabilimento è coinvolto in un ampio piano di rinnovamento delle sue linee produttive, che saranno destinate alla costruzione di nuovi modelli premium completamente elettrici. Qui saranno prodotte le future auto di Stellantis su piattaforma Stla Large. La prima ad arrivare sarà la nuova Alfa Romeo Stelvio nella primavera del 2025. La seconda generazione del Suv di segmento D sarà seguita circa un anno dopo dalla nuova Alfa Romeo Giulia. In programma dovrebbe esserci anche un nuovo Alfa Romeo E-SUV che potrebbe arrivare nel corso del 2027. Tutto è nelle mani del nuovo numero uno della casa automobilistica del Biscione, l’ad Santo Ficili che ha preso il posto di Jean Philippe Imparato e deve decidere la strategia del marchio.A fermarsi non è solo Cassino. Si inseguono in modo insistente le voci su un possibile prolungamento della cassa integrazione a Mirafiori. Al momento c’è solo l’indiscrezione riportata dalla Reuters ma non ancora confermata dall’azienda, dello stop della produzione dal 30 novembre al 7 gennaio ma c’è chi sostiene, in ambito sindacale, che la cassa integrazione potrebbe essere prolungata fino a febbraio. Nello storico stabilimento torinese, la produzione si è fermata per tutto ottobre a cui è seguito, dalla scorsa settimana, l’avvio di un turno unico con 170 vetture prodotte al giorno. A fine novembre i lavoratori potrebbero essere di nuovo costretti a stare a casa. Stellantis non ha ancora confermato le indiscrezioni ma non avendole nemmeno smentite, lascia supporre che davvero potrebbe continuare la serrata fino a febbraio. D’altronde l’andamento delle vendite continua ad essere disastroso, la 500 elettrica sfornata a Mirafiori, non tira, nonostante l’avvicinarsi del nuovo anno quando entreranno in vigore nella Ue, i nuovi limiti alle emissioni e le sanzioni per chi non sta nei parametri. La prospettiva è che non vendendo le elettriche, per non incorrere nelle multe, la casa automobilistica decida di tagliare la produzione di endotermiche. L’ennesima doccia gelata per gli stabilimenti. A Mirafiori il contratto di solidarietà che interessa da luglio 3.500 lavoratori, scade a fine dicembre e a poco più di un mese, i sindacati sono sui carboni ardenti. Tant’è che hanno inviato una lettera all’azienda nella quale richiedono un incontro per avere un chiarimento su cosa Stellantis intende fare. C’è poi il tavolo con il governo fissato per il 14 prossimo nel quale il gruppo dovrebbe dare delucidazioni sul piano industriale e sul suo futuro in Italia.Un report della Fim, traccia i contorni della crisi a Mirafiori con 22.240 auto prodotte nei primi nove mesi dell’anno, il 68,4% in meno rispetto alle 70.365 rilevate nel 2023. La crisi si sta propagando anche all’indotto dell’automotive. Jody Brugola, presidente di Brugola OEB, multinazionale leader nella produzione i viti per il settore dell’auto, mette in guardia dall’impatto che «i recenti tagli al personale in molte case automobilistiche» sta provocando sulle aziende della filiera. «Un massacro del genere non può essere tollerato a lungo» afferma l’imprenditore e chiede «un cambio di rotta immediato affinché la transizione sia affrontata con un piano realistico che consideri le necessità delle aziende, dei lavoratori e dell’economia reale». E avverte: «La transizione non può diventare una condanna per l’intero comparto dell’automotive». In alcuni settori però il vento dell’ideologia green, sta cambiando. Un segnale è venuto dal pronunciamento della Corte dell’Aja che ha annullato una sentenza storica di tre anni fa contro il colosso petrolifero Shell in una causa intentata da alcuni gruppi ambientalisti tra cui Milieudefensie, la sezione olandese di Friends of the Earth. Gli attivisti sostenevano che la Shell non stesse facendo abbastanza per limitare le sue emissioni di gas serra. I giudici olandesi hanno stabilito invece che «Shell sta già facendo che quello che ci si aspetta». La sentenza arriva durante il vertice della COP29 in Azerbaigian in cui si discute della transizione verso l'energia pulita. Un segnale?
Jose Mourinho (Getty Images)