
I controllori cancellano 750 voli. La low cost, dopo aver compresso i diritti dei dipendenti, lancia un petizione contro le sigle approfittando dell'anacronismo dei delegati italiani. In Giappone gli autisti di bus per protesta fanno viaggiare gratis i cittadini.In due tranche i controllori di voli dell'Enav hanno incrociato le braccia, causando ieri 750 cancellazioni. I passeggeri sono rimasti a terra senza nemmeno conoscere le motivazioni degli scioperanti. D'altronde nessuno più si sofferma sulle recriminazioni, vista la frequenza delle astensioni di tutti i settori e soprattutto nel comparto trasporti. Giusto per infilare qualche dato numerico, nel secondo semestre del 2017, sono stati ben 212 gli scioperi proclamati dalle diverse sigle sindacali: trasporti, poste, comunicazioni, sanità, servizi, giustizia, taxi, liberi professionisti e via scioperando. Se consideriamo anche le astensioni a livello locale, si raggiunge la cifra astronomica di 1.221 astensioni, secondo i dati ufficiali pubblicati sul sito della commissione di garanzia. Alla settimana significa 55 scioperi, oppure nove se il calcolo si fa solo per le astensioni a livello nazionale. Lo sciopero di ieri ha però qualcosa di diverso. Ryanair, primo vettore italiano, nell'invitare i passeggeri a controllare lo status del loro volo sul sito della compagnia, li ha incoraggiati a firmare una petizione online contro gli scioperi dei controllori di volo. Si tratta di una minaccia di class action «Keep Europe's skies open», (manteniamo i cieli europei liberi) lanciata dall'associazione A4e (Airlines for Europe, associazione nata due anni fa, che riunisce cinque tra le maggiori compagnie europee, Air France Klm, Easyjet, Iag, Lufthansa e Ryanair), per evitare che i viaggiatori vengano bloccati da «piccoli gruppi di sindacati dei controllori del traffico aereo che scioperano e chiudono i cieli d'Europa». In realtà il promotore dell'iniziativa è lo stesso Michael O'Leary, il quale conosce perfettamente le leve del marketing e sa di spingere i propri clienti-passeggeri contro i sindacati, sempre più invisi per il semplice fatto di essere dinosauri fuori dal mondo. «Dal 2010, i sindacati dei controllori del traffico aereo hanno causato oltre 200 giorni di stop causando cancellazioni e ritardi per milioni di vacanzieri in giro per l'Europa», si leggeva ieri nella petizione mirata ad avviare un procedimento di commissariamento delle sigle ricordando di aver più volte sollecitato le autorità europee ad avviare azioni per evitare ulteriori scioperi del settore. Dopo aver azzerato la componente sindacale interna, l'obiettivo di Ryanair è quello di azzerare anche le sigle altrui. Quelle dei controllori, ma -perché no - poi anche i sindacati delle categorie di terra, dei trasportatori e così via. Di per sè nulla di nuovo. La strategia di O'Leary è sempre la medesima, tagliare costi e diritti. Solo che con la ripartenza del mercato, gli inconvenienti e i costi imprevisti (ad esempio le conseguenze di uno sciopero) non sono assorbibili dal modello industriale di Ryanair. Il gioco è però rischioso. Una denuncia mirata alla limitazione sindacale ha numerosi risvolti negativi, perchè il legislatore non può certo abbracciare la posizione di una sola parte (in questo caso un operatore aereo) anche se a minare la propria esistenza sono gli stessi sindacati. Incapaci di stare al passo con qualunque evoluzione sociale ed economica. È che Ryanair mira ad eliminare le piccole sigle sindacali perché sa che con quelle grosse riuscirà a trovare sempre un accordo, ma se i sindacalisti non riusciranno a trovare nuove forme di espressione finiranno in un recinto dello zoo. Eppure esempi in giro per il mondo ce ne sono. Anche di ispirazione molto diversa. Il caso del Giappone è emblematico. La scorsa settimana si è verificato uno dei rarissimi scioperi che colpisce il Paese. A manifestare a favore di maggiori tutele sono stati i dipendenti della Ryobi, gruppo che gestisce collegamenti su gomma nella città di Okayama. Gli autisti hanno proseguito con il lavoro solo che si sono astenuti dal far pagare i biglietti. Nessun inconveniente per i cittadini, danno solo per il management dell'azienda. Se i nostri sindacalisti cominciassero a cambiare il passo forse non rischierebbero di essere spianati da aziende come Ryanair. Tanto più che in realtà culturali repubblicane come il Texas, i millenials negli ultimi due anni hanno cominciato a riavvicinarsi al tesseramento. La svolta (15% delle iscrizioni nello Stato) è avvenuta quando i rappresentanti delle Trade union si sono specializzati in fondi pensione per i giovanissimi. Hanno compreso che i ventenni cercano una sponda per costruirsi una stabilità fra 40 anni. Non ci aspettiamo che ciò avvenga in Italia. È più facile che le vecchie sigle spariscano o finiscano per difendere solo i pensionati.
Guido Crosetto (Cristian Castelnuovo)
Il ministro della Difesa interviene all’evento organizzato dalla «Verità» dedicato al tema della sicurezza con i vertici del comparto. Roberto Cingolani (Leonardo) e Nunzia Ciardi (Acn): bisogna prevenire le minacce con l’Ia.
Mai, come nel periodo storico nel quale stiamo vivendo, il mondo è stato più insicuro. Attualmente ci sono 61 conflitti armati attivi, il numero più alto dalla Seconda guerra mondiale, che coinvolgono oltre 92 Paesi. Ieri, a Roma, La Verità ha organizzato un evento dal titolo «Sicurezza, Difesa, Infrastrutture intelligenti», che ha analizzato punto per punto i temi caldi della questione con esponenti di spicco quali il ministro della Difesa Guido Crosetto intervistato dal direttore della Verità, Maurizio Belpietro.
Donald trump e Viktor Orbán (Ansa)
Il premier ungherese è stato ricevuto a pranzo dall’inquilino della Casa Bianca. In agenda anche petrolio russo e guerra in Ucraina. Mosca contro l’Ue sui visti.
Ieri Viktor Orbán è stato ricevuto alla Casa Bianca da Donald Trump, che ha definito il premier ungherese «un grande leader». Di più: tessendo le sue lodi, il tycoon ci ha tenuto a sottolineare che «sull’immigrazione l’Europa ha fatto errori enormi, mentre Orbán non li ha fatti». Durante la visita, in particolare, è stato firmato un nuovo accordo di cooperazione nucleare tra Stati Uniti e Ungheria, destinato a rafforzare i legami energetici e tecnologici fra i due Paesi. In proposito, il ministro degli Esteri magiaro, Péter Szijjártó, ha sottolineato che la partnership con Washington non preclude il diritto di Budapest a mantenere rapporti con Mosca sul piano energetico. «Considerata la nostra realtà geografica, mantenere la possibilità di acquistare energia dalla Russia senza sanzioni o restrizioni legali è essenziale per la sicurezza energetica dell’Ungheria», ha dichiarato il ministro.
Bivacco di immigrati in Francia. Nel riquadro, Jean Eudes Gannat (Getty Images)
Inquietante caso di censura: prelevato dalla polizia per un video TikTok il figlio di un collaboratore storico di Jean-Marie Le Pen, Gannat. Intanto i media invitano la Sweeney a chiedere perdono per lo spot dei jeans.
Sarà pure che, come sostengono in molti, il wokismo è morto e il politicamente corretto ha subito qualche battuta d’arresto. Ma sembra proprio che la nefasta influenza da essi esercitata per anni sulla cultura occidentale abbia prodotto conseguenze pesanti e durature. Lo testimoniano due recentissimi casi di diversa portata ma di analoga origine. Il primo e più inquietante è quello che coinvolge Jean Eudes Gannat, trentunenne attivista e giornalista destrorso francese, figlio di Pascal Gannat, storico collaboratore di Jean-Marie Le Pen. Giovedì sera, Gannat è stato preso in custodia dalla polizia e trattenuto fino a ieri mattina, il tutto a causa di un video pubblicato su TikTok.
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Il ministro fa cadere l’illusione dei «soldi a pioggia» da Bruxelles: «Questi prestiti non sono gratis». Il Mef avrebbe potuto fare meglio, ma abbiamo voluto legarci a un mostro burocratico che ci ha limitato.
«Questi prestiti non sono gratis, costano in questo momento […] poco sopra il 3%». Finalmente il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti fa luce, seppure parzialmente, sul grande mistero del costo dei prestiti che la Commissione ha erogato alla Repubblica italiana per finanziare il Pnrr. Su un totale inizialmente accordato di 122,6 miliardi, ad oggi abbiamo incassato complessivamente 104,6 miliardi erogati in sette rate a partire dall’aprile 2022. L’ottava rata potrebbe essere incassata entro fine anno, portando così a 118 miliardi il totale del prestito. La parte residua è legata agli obiettivi ed ai traguardi della nona e decima rata e dovrà essere richiesta entro il 31 agosto 2026.






