2024-06-21
Rossella e l’amnesia sui 20 anni con Berlusconi
Carlo Rossella (Getty images)
Inventore del retroscena che non graffia ma anzi «pettina» il potente di turno, una carriera costellata di direzioni mai scomode, stupisce che in una paginata sul «Corriere» non citi tra i suoi «grandi» il Cav. L’ultimo accenno resta la profezia sulla fine di Fi...Carlo Rossella per mezzo secolo è stato la besciamella del giornalismo. Legava tutto, copriva tutto. Ex comunista mai veramente pentito, attentissimo a taglio e tessuti dei vestiti, il Cary Grant della Lomellina negli anni si è innamorato con eguale trasporto di Gianni Agnelli, Henry Kissinger, Ronald Reagan, papa Wojtyla, Maria Angiolillo, Silvio Berlusconi, Diego Della Valle e da ultimo perfino di Cristina Parodi. Adesso che ha 81 anni, è diventato la spuma di sé stesso ed è come una besciamella vegana, che si vergogna di aver frequentato il ragù di carne quando copriva la lasagna. Così, in una fluviale intervista sul Corriere della Sera, Rossella, parla con estasi dei tanti vip che ha frequentato, da Marella Agnelli, «la donna più elegante d’Italia», a Re Carlo d’Inghilterra, «che aveva un sense of humour molto british» (ma tu pensa), e si dimentica totalmente del Cavaliere, per il quale in fondo ha lavorato solo 20 anni. Per apprezzare il valore della memoria a casa Rossella, bisogna partire dalla sua longeva rubrica sul Foglio di Giuliano Ferrara, Alta società. Erano poche righe di pettegolezzo non firmate, l’opposto di Indiscreto di Panorama o di Riservato dell’Espresso: non svelavano, non graffiavano, ma pettinavano il potente di turno. Un giornalismo cremoso, che nelle sue infinite varianti edificava un salottino mediatico autoreferenziale, con una fitta trama citazionista. Perché citare sempre le persone giuste, ed esserne ricambiate, è un lavoro di una fatica mortale. Quasi un secondo lavoro. Ma nel lungo periodo rende. Tra il 1994 e il 1998, Rossella ha diretto il Tg1 e la Stampa di Gianni Agnelli. Ma dopo questi cinque anni ruggenti, dal 1999 al 2019 ha lavorato per Berlusconi, dirigendo Verissimo su Canale 5, il settimanale Panorama, il Tg5 del dopo Mentana e scrivendo per Chi. E negli ultimi anni il Cavaliere lo fece presidente di Medusa Film, permettendogli così di realizzare uno dei suoi grandi sogni: solcare il pianeta indossando lo smoking. Eppure ieri Rossella non ha avuto memoria del ventennio tra Arcore e Segrate. Con il Corriere ha messo in mostra il Pantheon personale. A ogni «grande» ha dedicato la sua piccola banalità, ma non perché il giornalista besciamella sia banale, anzi. È solo che la filosofia che sta dietro al citazionismo amoroso ritiene che nella vita farsi dei nemici sia assolutamente inelegante e che possa compromettere la piacevolezza di una serata, laddove dall’altra parte del tavolo si incontri qualcuno di cui si è scritto o parlato male. Inoltre lanciarsi in un name dropping di alto livello aiuta ad autopromuoversi e a collocare meglio l’interlocutore. È quindi ben poco casuale l’ordine con cui Rossella ha passeggiato nel suo Gianicolo. Alla voce «pontefici», eccone tre: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Pio XII. Il primo di «grande umanità». Il secondo «uomo di grande potenza intellettuale». Il terzo, «ti teneva a distanza di cinque chilometri». E Bergoglio? «Molto simpatico, mai incontrato (…), mi piacerebbe conoscerlo», butta lì. Visto lo stile di papa Francesco, potrebbe telefonargli già nelle prossime ore. Dopo i papi, la galleria dei santini prosegue con Gianni Agnelli, «aristocratico, un principe per il fascino». Una domanda sulle tasse evase e sul nipote John sarebbe stata come una mestolata di sugo di pomodoro sul soufflé, quindi sarà per la prossima volta. E allora si passa a Luca Cordero di Montezemolo, «un uomo molto elegante» pure lui. Si passa quindi all’allora Principe Carlo, «che aveva un sense of humour molto british, era divertente e pieno di battute». Qui è da riconoscere come sia complicato intervistare un signore che, richiesto di svelare il senso dell’aragosta, risponderebbe che sa di crostaceo. Poi ecco che Rossella cita «l’incontro con Reagan». Per la cronaca, la domanda era «di quale scoop è più orgoglioso?», non se avesse incontrato gente famosa. Poi c’è un breve e (giustamente) innamoratissimo passaggio sull’amata moglie Daniela «che ha la pazienza di Penelope». Ora, con il massimo rispetto ci tocca aggiungere un piccolo pettegolezzo su Rossella, un innocente segreto che in qualche modo ci unisce: il bisogno continuo di lavarsi le mani e un discreto livello di ipocondria. Lui però vince anche qui, perché ha sposato un medico. In ogni caso «l’uomo non è che una canna, ma una canna pensante», come diceva Blaise Pascal. E Rossella ondeggia con garbo anche all’età in cui molti irrancidiscono. Per questo stupisce che nella vasta promenade con il Corriere non abbia dedicato una parola al povero Berlusconi. Quando il Cavaliere morì, a giugno dell’anno scorso, Rossella disse: «Ho perduto un amico caro (…) Di Berlusconi non ce n’è un altro». Poi aggiunse una profezia non lieve: « Forza Italia è morta con lui. Non resterà niente, destinata a dissolversi» (La Stampa, 15 giugno 2023). Alle Europee, il partito guidato da Antonio Tajani ha preso il 10%. Non è escluso che l’altro giorno Rossella abbia pensato: meglio che non parlo del Cavaliere, se no mi chiedono di quella volta che ho seppellito anche Forza Italia. Perché diciamolo, a una certa età sei anche quelli che hai seppellito.
Nicolas Sarkozy e Carla Bruni (Getty Images)