2020-03-08
Rosari e quarantena quaresimale. La Chiesa senza messe cerca la via
Per evitare assembramenti Bergoglio non si affaccerà in piazza San Pietro e l'Angelus andrà online. I fedeli però chiedono conforto spirituale: «Eucaristia per piccoli gruppi controllati».In tempi di chiese chiuse, sacramenti a scartamento ridotto e acquasantiere prosciugate, anche l'Angelus va in streaming. Questa mattina papa Francesco, raffreddato ma con tampone negativo, reciterà la preghiera dell'Angelus «dalla biblioteca del Palazzo apostolico e non in piazza, dalla finestra». Tutto andrà in diretta su Vatican news «per evitare rischi di diffusione del Covid-19», dichiarava ieri la nota della sala stampa vaticana.Tutti in streaming a messa, almeno nelle regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna e nelle province di Savona, Pesaro e Urbino, dove i vescovi hanno deciso di dar così seguito al decreto che per arginare il contagio da coronavirus chiede limitazioni per assembramenti anche nei luoghi di culto. «È sospesa l'eucarestia con la presenza dei fedeli, mentre i vescovi e i sacerdoti celebreranno senza il popolo», dice il comunicato dei vescovi lombardi. Ma, spiegano ancora i vescovi, «le porte delle chiese rimarranno aperte durante il giorno per consentire la preghiera personale e l'incontro con i sacerdoti che, generosamente, donano la loro disponibilità per un sostegno spirituale» e quindi per le confessioni. Nelle altre regioni si va a messa anche se rispettando le distanze di sicurezza, con acquasantiere vuote e comunione sulla mano.La Chiesa ha chiuso anche le piscine del santuario di Lourdes, dove proprio i malati vanno in pellegrinaggio per invocare aiuto. E non pochi fedeli lamentano che quella di chiudere tutto, specialmente l'accesso all'eucaristia, «fonte e culmine di tutta la vita cristiana», sia in realtà una scelta molto civica e poco religiosa, visto che non è esplicitamente richiesto nel decreto e soprattutto è proprio in questi momenti in cui il fattore spirituale deve poter fare la differenza. Lo streaming sarà pure un'opportunità per il precetto domenicale, ma il bisogno di un contatto con la presenza reale di Gesù e la partecipazione al santo sacrificio muove molti a cercare soluzioni anche carbonare, in situazioni che possono non essere sicure e accrescere il rischio della pandemia. Uno che se ne intendeva come padre Pio diceva che «se gli uomini comprendessero il valore della messa ci vorrebbero i carabinieri per tenere in ordine le folle di gente nelle chiese».Una soluzione viene dell'Avvocatura in missione, un'associazione di fedeli che raccoglie avvocati, magistrati, funzionari pubblici, politici e laureati in giurisprudenza. La presidente Anna Egidia Catenaro firma una nota in cui si dice che «la chiusura delle chiese e il divieto di riunioni affollate di fedeli potrebbe essere sopperita dando la comunione fuori della messa come prevede il canone. Vi è da informare e sensibilizzare non solo i fedeli ma anche i parroci e senz'altro non può essere negata la santa eucarestia a chi la chiede». In effetti ci sono dei sacerdoti che si sono attrezzati per l'adorazione eucaristica, offrendo tempi limitati di partecipazione ai fedeli e rendendosi disponibili per dare l'eucaristia fuori dalla messa. L'opportunità delle chiese chiuse e della serrata delle messe con pubblico ha fatto discutere. Specialmente considerando alcune simpatiche contraddizioni che si sono verificate, come ad esempio le palestre aperte e le chiese chiuse appunto; ma in generale non si può negare che i fedeli, quando «giustificati da un serio motivo (per esempio la malattia, la cura dei lattanti)» (Catechismo della Chiesa cattolica n. 2181), possono astenersi dal partecipare alla messa domenicale. La cosa è sempre stata valida per la Chiesa, tanto che un testo come quello di padre Dragone sulla spiegazione del Catechismo di san Pio X ricordava che «non pecca chi è impedito da una causa grave dall'assistere […] alla messa nei giorni di precetto». È altrettanto vero che lo Stato può comprimere la libertà religiosa qualora ne ravvisi un motivo ragionevole, ma qui si entra nel campo dell'opinabilità sulle misure messe in campo nei confronti del coronavirus. Il dibattito è tutt'altro che chiuso e riguarda molto altro, resta la fame e la sete di Dio che questa situazione solleva. Anche per tutti i pazienti che si trovano nelle terapie intensive e volessero il conforto dei sacramenti o per gli anziani negli ospizi è importante che, con gli opportuni accorgimenti, venga garantita l'assistenza spirituale. Si può anche ricordare che per il sacerdote esiste un diritto dovere espresso dal diritto canonico di amministrare l'unzione degli infermi, cosa che può essere estesa a fortiori anche per la confessione.Dal 4 marzo e fino a ieri sera il vescovo di Forlì, monsignor Livio Corazza, ha promosso la preghiera del rosario continua davanti alla Madonna del Fuoco. Proprio nel cuore di quella Romagna in cui, diceva Giovannino Guareschi, «quando decidono di fare un nuovo paese, per prima cosa tirano su un monumento a Garibaldi, e per seconda tirano su la chiesa perché non c'è gusto a esser seppelliti con funerale civile se non c'è un prete cui fare dispetto». Qualche chilometro più avanti lungo la via Emilia, il cardinale Matteo Zuppi, ha indetto una novena di preghiera alla Madonna di San Luca, per «intercedere per la protezione delle nostre città e paesi dal male». A Rimini, invece, il vescovo Francesco Lambiasi invita a leggere i suoi messaggi intitolati Quarantena quaresimale.A Roma il vicario del Papa, Angelo De Donatis, ha indetto per mercoledì 11 marzo una giornata di preghiera e digiuno «per invocare da Dio aiuto per la nostra città, per l'Italia e per il mondo». Poi ci sono tanti sacerdoti e fedeli che sul campo e nel silenzio pregano, celebrano e offrono il sacrificio di Cristo per tutti. Lo sguardo in alto e le mani giunte.