2025-03-20
Roma punta a circoscrivere il piano di riarmo
Giorgia Meloni e Ursula von Der Leyen (Ansa)
La guida dell’esecutivo vola a Bruxelles per il Consiglio europeo. Obiettivo: mettere dei paletti a Ursula Von der Leyen.Dopo lo choc causato alle opposizioni dalle parole sul manifesto di Ventotene, il premier, Giorgia Meloni, si è recato ieri con una delegazione del governo al Quirinale per la tradizionale colazione con il capo dello Stato che precede il Consiglio europeo, previsto per oggi. Nessun colloquio a due con Sergio Mattarella e nessuna interlocuzione riguardo al dibattito a Montecitorio fanno sapere fonti informate. All’incontro, durata circa un’ora, hanno partecipato i ministri Antonio Tajani, Matteo Piantedosi, Guido Crosetto, Giancarlo Giorgetti, Adolfo Urso, Gilberto Pichetto Fratin e i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari. I temi sul tavolo: dalla difesa comune europea alle guerre in Ucraina e Medio Oriente, infine la minaccia di dazi Usa. Il piano di riarmo presentato da Ursula von der Leyen naturalmente si è preso la scena. Meloni ha ribadito l’impegno a non tirarsi indietro, ma di voler condurre una trattativa che porti a delle garanzie. A darle man forte il ministro dell’Economia, Giorgetti, che per primo aveva spiegato di considerare la via dell’indebitamento un percorso sbagliato. Oggi a Bruxelles non si prevede un sì dell’Italia al piano, troppi i dubbi, non solo all’interno della Lega. «Meloni ha il mandato per difendere l’interesse nazionale italiano, punto. Non credo che quello di cui si parla a Bruxelles sia nell’interesse dell’Italia, né dei cittadini europei», ha detto il vicepremier Matteo Salvini. L’altro vicepremier e leader di Fi, Antonio Tajani, ha detto che «saranno ponderati tutti gli aspetti», segno che anche per Forza Italia il piano così com’è non funziona. La posizione del governo è quindi chiara. Il piano di riarmo Ue non potrà essere finanziato con i fondi di coesione, non si potranno sottrarre soldi ad altri capitoli di spesa come sanità e istruzione e infine si imporrà di mettere sul tavolo il problema della sicurezza dei confini: «Non bastano le armi». Al Quirinale hanno preso la parola tutti i ministri e c’è stata la comune preoccupazione per la ripresa delle ostilità in Medio Oriente. La recrudescenza del conflitto «ci allontana dai comuni obiettivi», ha detto il premier, che è poi tornato ad avvertire l’Europa su come rispondere alla linea dei dazi degli Usa: «No a soluzioni penalizzanti». La posizione del governo è appoggiata da tutti e tre i partiti di maggioranza. Riccardo Molinari ieri, dopo le sue parole: «L’Italia non darà a Meloni il mandato di approvare il piano, non ci indebiteremo per pagare la crisi tedesca», ha poi chiarito come Lega «la piena fiducia nel presidente Meloni, che siamo sicuri saprà far valere gli interessi del nostro Paese nelle trattative. E poi ci permette di riportare il dibattito sul piano della realtà: ieri al Senato e oggi alla Camera la maggioranza ha approvato e approverà risoluzioni in maniera compatta. Se dobbiamo cercare divisioni cercherei nel Pd che la scorsa settimana si è diviso a metà al Parlamento europeo con metà gruppo dirigente che ha votato contro l’indicazione della segretaria, Elly Schlein». Stessa posizione espressa dal capogruppo di Fi alla Camera, Paolo Barelli: «Il piano ReArm offre una via a ciascun Paese. Noi rimaniamo dell’idea che la strada migliore sia il debito comune ma non possiamo negare che piano sia un passo avanti e con il voto odierno il governo ha il mandato pieno». Anche Tommaso Foti, ministro per gli Affari Europei, ribadisce la piena condivisione della maggioranza per l’azione di Meloni. «La risoluzione approvata senza distinguo alcuno dalla maggioranza, articolata in 12 punti, affronta tutti i temi centrali del prossimo Consiglio europeo: dal sostegno all’Ucraina alla situazione in Medio Oriente, dalla competitività alla difesa europea, fino alle questioni migratorie, al quadro finanziario pluriennale e alle sfide legate agli oceani e al multilateralismo. Un documento solido e coerente che conferma l’impegno dell’Italia nel dare risposte concrete sul piano europeo e internazionale».Dopo il Quirinale, il premier ha preso un volo per Bruxelles e non ha partecipato alle dichiarazioni di voto. «Il governo ha il massimo rispetto nei confronti del Parlamento, in particolare il presidente del Consiglio, che però aveva il programma precedente della Camera, che avrebbe dovuto concludere il dibattito nel primo pomeriggio», ha sottolineato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, specificando di non voler entrare nel merito del dibattito.