
Dopo la sentenza della Corte Ue su Tercas, quantificare i danni spetta alla Farnesina. Ma la posta in gioco è rivedere il bail in.Dopo la storica sentenza pubblicata martedì della Corte di giustizia europea in merito alla vicenda degli aiuti di Stato a Banca Tercas, l'Italia si accinge a presentare il conto a Bruxelles. Passato appena un giorno dalla pronuncia, è arrivata l'apertura più importante: quella di Enzo Moavero Milanesi, ministro degli Esteri, che è anche il dicastero competente in materia. Interpellato circa un'eventuale richiesta di risarcimento a seguito della pronuncia dei togati, Moavero Milanesi ha dichiarato a margine del comitato esecutivo dell'Abi che l'Italia «esaminerà l'importante sentenza che chiarisce molti aspetti che si erano sostenuti sostenuti all'epoca e farà tutte le valutazioni». Le affermazioni del numero della Farnesina dimostrano che da parte dell'esecutivo la volontà politica di andare fino in fondo c'è tutta. Sulla stessa e identica linea anche l'Associazione bancaria italiana, che poche ore dopo la sentenza esprimeva «grande soddisfazione» per l'accoglimento delle istanze italiane. Secondo il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, e il dg Giovanni Sabatini, è opportuno ora che «la Commissione europea rimborsi i risparmiatori e le banche concorrenti danneggiate dalle conseguenze delle sue non corrette decisioni che hanno imposto nel 2015 la risoluzione delle “quattro banche" (Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti, ndr) e altri interventi di salvataggio bancario più onerosi delle preventive iniziative del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd)».L'Italia ha denunciato fin dal primo momento il fatto che lo stop imposto al Fitd a febbraio del 2015 da Margrethe Vestager, ancora oggi commissario europeo per la Concorrenza, abbia influito pesantemente sulla drammatica decisione di mettere in risoluzione i quattro istituti in difficoltà. Lo ha ribadito con forza Salvatore Maccarone, presidente del Fondo, nel suo intervento tenuto in Commissione Banche a dicembre 2017: «Questo atteggiamento della Commissione ha avuto un'influenza nefasta sulla possibilità di intervenire nei confronti delle quattro banche, perché si è sviluppata quando il meccanismo di intervento per le quattro banche era già in fase avanzata». Quando per aggirare l'accusa di violare la normativa sugli aiuti di Stato fu costituito il Fondo volontario, con organi deliberanti e dotazione propria, i quattro istituti erano già spacciati. Ma il terrore per le possibili ritorsioni della Commissione si legge anche nelle spiegazioni di Bankitalia, la quale sostiene che ricorrere al Fitd «anche in presenza di parere negativo della Commissione europea avrebbe potuto comportare l'imposizione del ripristino della situazione ex ante, cioè l'integrale restituzione delle somme fornite dal Fondo alle quattro banche, con la probabile attivazione, nel corso del 2016, del bail in».«Riuscire a dimostrare il nesso causale tra il fatto illecito e il danno subito» costituirà la prova regina affinché un'eventuale istanza risarcitoria abbia speranze di successo, spiega alla Verità Carloalberto Giusti, già consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario e docente di Diritto commerciale presso l'Università eCampus. Secondo Giusti, «non solo la richiesta di rimborso è tecnicamente fattibile, ma sarebbe opportuno farla, una vera e propria moral suasion per chiedere maggiore attenzione e rapidità agli organi comunitari in casi come questo». Lo strumento legale individuato per battere cassa nei confronti di Bruxelles sarebbe il ricorso all'articolo 340 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, il quale al comma 2 prevede che «in materia di responsabilità extracontrattuale, l'Unione deve risarcire, conformemente ai principi generali comuni ai diritti degli Stati membri, i danni cagionati dalle sue istituzioni o dai suoi agenti nell'esercizio delle loro funzioni».Quantificare il danno non sarà affatto semplice. L'arduo compito, nel caso venga conferma la volontà di procedere per le vie legali, spetterà appunto alla Farnesina. Banca popolare di Bari ha già fatto sapere, per bocca del suo presidente Marco Jacobini, la volontà di mettere in campo «azioni di rivalsa e di risarcimenti» nei confronti dell'Ue. Ma sarebbe impensabile lasciare fuori dalle carte gli oltre 100.000 risparmiatori finiti sul lastrico a seguito della liquidazione delle quattro banche.La questione è tanto tecnica quanto politica. Margrethe Vestager si è affrettata a negare ogni addebito, ributtando la palla nel campo avversario: «Quello che ha fatto scattare la risoluzione delle quattro banche, tra cui Etruria, è stata una decisione di Bankitalia». Un tentativo maldestro di ripulirsi l'immagine in vista delle elezioni europee dal momento che, almeno stando alle indiscrezioni riportate da Politico, la Vestager sarebbe nella rosa di nomi dell'Alde a candidato presidente della futura Commissione. La posta in gioco però è molto più alta, ed è rappresentata dalla possibilità che la pronuncia della Corte di giustizia europea di rendere nulla la decisione di Bruxelles apra «nuove strade per la risoluzione delle crisi nell'area euro». Tradotto: ripensare daccapo il bail in. E se a dirlo è Andrea Enria, capo della Vigilanza Bce, significa che il bello deve ancora venire.
Nelle Marche il governatore uscente spera nella conferma. Lo sfidante è alle prese con le indagini sul suo conto, che in Calabria, stando ai sondaggi, non danneggiano Occhiuto, dato davanti a Tridico. Per Campania, Puglia e Veneto, election day a novembre.
2025-09-16
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Antonella Bundu (Imagoeconomica)
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