2021-10-03
Rolex e Biennale insieme per la sostenibilità
Il prestigioso marchio, presente con il proprio padiglione ai Giardini con il progetto di Mariam Kamara, consolida il legame con l'architettura e Venezia. E, con l'iniziativa «Maestro e allievo», investe nella condivisione di conoscenze tra generazioni.Rolex e l'architettura. Un binomio inscindibile. Partito nel 1905 quando Hans Wilsdorf fondò il marchio sviluppando numerose innovazioni fondamentali nel campo dell'orologeria. Una storia che è un susseguirsi di nuove realizzazioni, un'avventura orologiera e allo stesso tempo industriale e umana che si sovrappone a quella dell'Oyster, il primo orologio da polso impermeabile nato nel 1926, all'origine di una collezione di orologi leggendari. Quelle stesse avventure e innovazioni, Rolex le vive da sempre, con un assiduo impegno, per i progressi tecnologici, per il miglior uso possibile della forma e dello spazio tanto da sostenere dal 2014 la Mostra Internazionale di architettura - la Biennale di Venezia. Sia gli architetti che gli orologiai visionari fondono estetica e funzionalità nelle loro creazioni: così un edificio, proprio come il movimento di un segnatempo, devono veicolare attraverso design e funzionalità un messaggio chiaro.Attraverso l'iniziativa Rolex Maestro e Allievo, un programma biennale inaugurato nel 2002, il marchio investe nel futuro dell'architettura e nella condivisione intergenerazionale delle conoscenze e delle nuove idee, e lo fa promuovendo giovani artisti e professionisti di diverse discipline e affiancandoli a grandi maestri per un periodo di mentoring e collaborazione creativa.In quest'ottica, il Padiglione Rolex all'interno dei Giardini, ha ospitato nel corso degli anni diverse mostre correlate alla passione del marchio per l'architettura e per la trasmissione della conoscenza. Nelle passate edizioni sono stati esposti i lavori di Peter Zumthor e Gloria Cabral e quelli di Sir David Chipperfield e Simon Kretz - Maestri e Allievi -, così come gli edifici Rolex a Dallas e a Milano progettati rispettivamente dall'architetto Kengo Kuma e dallo Studio Albini, e il Rolex learning center presso l'École polytechnique fédérale di Losanna, firmato dallo studio Sanaa (Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa).Il design del Padiglione Rolex che ricorda la lunetta zigrinata, una firma estetica visibile su alcuni degli orologi iconici del brand, vuole ulteriormente sottolineare l'indissolubile legame tra l'architettura e l'orologeria.La mission di Rolex è creare un mondo migliore e più sostenibile. Vari gli esempi concreti.Nel 2012-2013 Kazuyo Sejima ha invitato il giovane architetto cinese Yang Zhao a partecipare a Home-for-All, un progetto per creare nuovi edifici comunitari nella regione del Giappone devastata dallo tsunami del 2011 e per soddisfare le necessità basilari delle comunità di pescatori.Nel 2014-2015 l'architetta paraguaiana Gloria Cabral è stata coinvolta dal Maestro, l'architetto svizzero Peter Zumthor, nel progetto di una cappella del tè nei pressi di Seul, in Corea del Sud. La cappella del tè è il riflesso del loro comune credo nella responsabilità sociale dell'architetto e nella necessità di affidarsi agli artigiani locali per i loro progetti.Nel 2016-2017 l'architetto britannico Sir David Chipperfield e il suo Allievo, il giovane architetto e urbanista svizzero Simon Kretz, hanno scelto un sito dell'East London come esempio per riflettere sulla creazione di città in grado di promuovere il benessere attraverso una maggiore inclusività e un pensiero innovativo - lo stesso pensiero che guida Rolex da oltre un secolo.Nel 2018-2019 Sir David Adjaye e Mariam Kamara hanno sviluppato il progetto di un centro culturale a Niamey, la capitale del Niger, terra natale di Mariam. L'obiettivo? Soddisfare le necessità della popolazione locale, essere al servizio della comunità e darle dignità ricorrendo a materiali semplici, accessibili e realizzati in loco oltre che appropriati dal punto di vista ecologico, climatico e culturale. I metodi di costruzione saranno sostenibili e tradizionali per inaugurare un nuovo tipo di architettura in grado di riflettere l'identità del continente africano.Che si tratti di produzione dei migliori orologi, di contributo alla salvaguardia del pianeta attraverso l'iniziativa Perpetual Planet o di creazione di edifici, Rolex è impegnata a favore della sostenibilità.Per più di sessant'anni Rolex ha commissionato gli edifici per le proprie attività nel mondo intero ad architetti acclamati che hanno scritto la storia. Partecipare in qualità di Partner esclusivo e orologio Ufficiale alla Mostra internazionale di architettura - la Biennale di Venezia, per la quarta volta, è stata, quindi, una decisione ovvia. Quest'anno la Biennale Architettura, il principale appuntamento del settore al mondo, una fucina di nuove idee, aperta fino al 21 novembre 2021, ha puntato su una domanda così come posta dal curatore Hashim Sarkis: «How will we live together?». Il suo è un invito agli architetti affinché immaginino spazi in cui si possa coesistere con generosità e agire insieme per affrontare le crisi del nostro pianeta che richiedono azioni globali. «Rolex ha sempre sostenuto gli ideali che incoraggiano l'ingegno dell'uomo e la sua capacità di raggiungere le massime prestazioni», ha dichiarato Arnaud Boetsch, direttore Comunicazione e Immagine di Rolex. «Il sostegno di Rolex alla Biennale e a ciò che essa rappresenta si manifesta anche nel modo in cui il Marchio approccia l'architettura dei suoi edifici, puntando alla sostenibilità e all'ottimizzazione degli spazi».
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)