2024-12-18
Rocca all’attacco sui treni di Zinga: «Senza polizze la situazione è seria»
Il governatore del Lazio Francesco Rocca (Imagoeconomica)
Il governatore del Lazio prende posizione sul caso dei convogli mai consegnati e sulle fidejussioni false: «Abbiamo ereditato una situazione tragica. Se la consegna ritardasse ancora non saremmo garantiti».Il governatore del Lazio Francesco Rocca ha preso duramente posizione sulla vicenda (svelata dalla Verità nel novembre scorso) dei 38 treni ordinati nel 2022 dall’ente all’epoca guidato da Nicola Zingaretti e mai consegnati. A margine di un evento a Ostia, collegata a Roma con una delle due linee regionali alle quali erano destinati i convogli, Rocca ha commentato: «Sulla Metromare Roma-Ostia abbiamo ereditato una situazione tragica con una storica mancanza di investimenti. Noi abbiamo messo tantissime risorse per riqualificare le stazioni e mettere in sicurezza il percorso».Poi l’attacco sulla fornitura, finita all’attenzione della Procura di Roma per un esposto della Regione, che a seguito di controlli interni, ha chiesto alla magistratura di fare chiarezza sulle fidejussioni che la società vincitrice dell’appalto, Titagarh Firema Spa di Caserta, nata nel 2015 dalle ceneri della Firema trasporti, aveva presentato a garanzia dei contratti sottoscritti. «Adesso stiamo attendendo i vagoni che sono stati ordinati dalla precedente giunta. Ma abbiamo avuto questa spiacevole scoperta delle fideiussioni che presentano più di un problema: sembra che siano false», ha spiegato il governatore. Che poi ha confermato, ancora una volta, la situazione svelata dalla Verità: «Noi abbiamo presentato denuncia alla Procura della Repubblica per le due fideiussioni che risultano false. Parliamo di centinaia di milioni e di risorse già anticipate. La stessa società (la Firema, ndr) ha detto di essere a sua volta vittima di una truffa. Vediamo cosa accade». Ovviamente, la priorità di Rocca è quella di avere i treni, ma con tante preoccupazioni: «Noi chiediamo comunque il rispetto delle consegne. Le garanzie che noi dicevamo di avere e che la giunta precedente aveva istruito in realtà non ci sono. Quindi nel caso di un ritardo ci troviamo senza garanzie. È una questione ingarbugliata e delicata che i cittadini di Ostia non si meritavano». L’annuncio dell’acquisto dei treni per rinnovare la flotta delle ferrovie «ex concesse», la Roma-Lido di Ostia (oggi ribattezzata Metromare, dopo il passaggio della gestione da Atac a Cotral) e la Roma-Civita Castellana-Viterbo era stato uno dei cavalli di battaglia di Zingaretti, durante la sua vittoriosa campagna elettorale alle Regionali del 2018. Il 19 febbraio, a due settimane dal voto, Zinga aveva presentò infatti alla stampa, insieme all'allora assessore ai Trasporti Michele Civita il bando per l'acquisto dei nuovi treni per le due linee. Un finanziamento di 100 milioni di euro che doveva essere il primo step dell'intera gara del valore totale di 314 milioni di euro che prevedeva, inoltre, la manutenzione per 10 anni a carico del fornitore. La gara però, complice anche il Covid, era stata aggiudicata solo a gennaio 2022. Zingaretti era stato, come al solito, trionfalistico: «Oggi pomeriggio verranno firmati contratti per gli 11 nuovi treni delle ferrovie concesse, la Roma - Lido e la Roma-Viterbo. Gli 11 treni arriveranno nei prossimi mesi e anche su questo fronte migliorerà il servizio. Mi auguro che questo piccolo segnale ci aiuti a ritrovare la speranza e a correre di più». Il contratto sottoscritto dalla Regione Lazio con la Titagarh Firema per prevedeva la consegna dei primi due treni, uno destinato alla «Lido» e uno all’altra linea, entro 630 giorni dalla firma dell’accordo. A conti fatti, a fornitura degli 11 convogli della prima tranche di treni, parte di un accordo quadro più ampio. doveva essere conclusa entro il 20 giugno di quest’anno. Ma, ad oggi, nessun treno è mai stato consegnato. E i controlli interni, confluiti nell’esposto di 13 pagine, firmato dal responsabile della direzione regionale Trasporti, mobilità, tutela del territorio, demanio e patrimonio della Regione Lazio Fabrizio Mazzenga e dal responsabile unico del procedimento (Rup) della gara dei treni Giuseppe Ferraro, hanno evidenziato delle possibili irregolarità nelle fidejussioni. L‘importo del contratto applicativo per i primi 11 treni è di 79,1 milioni di euro per i quali la Regione Lazio ha versato una caparra di 19,5 milioni. Per il secondo contratto, firmato il 28 marzo 2022, a fronte di corrispettivo complessivo pari a 156,9 milioni, gli uffici della Regione hanno sborsato un anticipo di 37,6 milioni. In totale circa 56 milioni di euro, tutelati, come si legge nell’esposto, da una serie di «garanzie finanziarie». Secondo la Regione Lazio, però. «Il complesso delle verifiche svolte ha quindi evidenziato che le garanzie finanziarie prodotte dal fornitore in esecuzione degli obblighi contrattuali assunti non soddisfano i requisiti previsti dalle disposizioni di cui al Codice dei contratti pubblici ed alla normativa di settore applicabile». Da qui il primo esposto presentato dall’ente, seguito a stretto giro da un secondo, depositato da Firema, che si dichiara vittima della vicenda, e che a ottobre ha garantito la consegna del primo treno a gennaio 2025.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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