2021-01-18
Rivalutate l’inverno, è romantico e insegna ad affrontare la vita
La stagione è spesso associata al buio, invece è quella in cui cominciamo a camminare verso la luce. Anche a tavola: dopo i bagordi natalizi, possiamo riscoprire l'arte di consumare frutta e verdura. Non dimenticate i brodi e le tisane, combattono il freddo e rigenerano, aiutando ad assecondare i buoni propositi che a partire da gennaio non possono mancareÈ iniziato lunedì 21 dicembre 2020 e terminerà sabato 20 marzo 2021: è l'inverno, la quarta stagione dell'anno e l'unica che, nel suo trimestre di durata, contempla anche il passaggio all'anno nuovo. La parola «inverno» deriva dal sostantivo latino hiběrnum (derivato dall'aggettivo hibernus ossia «invernale») che, sottintendendo tempus, significa «stagione invernale» cioè «del freddo». Nell'emisfero boreale, cioè la metà del globo terrestre posta sull'Equatore e nella quale noi viviamo, l'inverno astronomico comincia il giorno del solstizio d'inverno, quello con minor irraggiamento solare e notte più lunga, e finisce con l'equinozio di primavera.Nell'emisfero australe il clima è al contrario: l'inverno è la stagione calda, mentre quella climaticamente fredda è l'estate, che cade tra il solstizio d'estate del 21 giugno e l'equinozio di autunno del 23 settembre. Nonostante ciò che si potrebbe pensare, inverno astronomico e meteorologico non coincidono perfettamente. Il giorno del solstizio d'inverno non è, infatti, il più freddo dell'anno: è vero che il sole irraggia meno, ma gli oceani assorbono parte dell'energia solare e la rilasciano gradualmente. Si registra quindi una specie di «differimento» tra il minore irraggiamento solare, dicembrino, e le minime temperature atmosferiche, raggiunte tra gennaio e febbraio (la stessa cosa succede in estate, il giorno di più lunga insolazione è il 21 giugno, il solstizio estivo, ma i picchi di calore giungono a luglio e agosto). Se l'inverno astronomico va dal 21 dicembre al 20 marzo, quello meteorologico va dall'1 dicembre al 28 febbraio. Secondo la vulgata più diffusa, l'inverno è una stagione brutta, impegnativa, noiosa, da letargo e chi più ne ha - di valutazioni negative - più ne metta. In questo particolare momento storico, poi, nel quale insieme all'inverno ci sono il problema della diffusione del Covid-19 e soprattutto quello delle discutibili risoluzioni governative italiane per fronteggiarla, l'inverno sullo Stivale può sembrare di una pesantezza inaudita. In realtà, ci sono molti aspetti positivi dell'inverno che possiamo volgere a nostro favore in generale e, in questo particolare periodo, per non passare 24 ore al giorno a pensare al disastro del secondo governo Conte.Nel libro L'invenzione dell'inverno, lo scrittore americano-canadese Adam Gopnik sviscera l'inverno da vari punti di vista, innanzitutto storico. Nel capitolo «Inverno romantico», egli descrive come l'inverno sia stato ritratto in maniera diversa dal XVIII secolo in poi. Se prima era una stagione quasi spaventosa «da attraversare», man mano è percettivamente mutata in un tempo invece romantico perché grazie ai focolari, le finestre di vetro e il riscaldamento a carbone «svernare» in casa era divenuto molto più sostenibile: «Il romanticismo dell'inverno è possibile solo quando abbiamo un ambiente caldo e sicuro in cui rifugiarci, e l'inverno diventa una stagione da osservare tanto quanto da attraversare», scrive Gopnik. Sono molti gli insegnamenti dell'inverno, a ben osservarlo senza pregiudizi negativi, che proprio in questo periodo possono tornarci utili, come fonte di ispirazione, e svelarci la leggerezza nascosta in questa stagione. In primo luogo, l'inverno non è la stagione del buio, ma la stagione nella quale noi iniziamo a superare il buio. Il giorno che ad esso dà inizio, infatti, è quello con meno ore di luce dell'anno: sono state 8 ore e 46 minuti a Milano, giusto qualche minuto di più a Roma e ancor di più al sud dello Stivale perché la diminuzione della latitudine aumenta il minutaggio di luce. Ma, dal giorno successivo, le ore di luce iniziano piano piano ad aumentare. Se l'1 gennaio, con l'alba alle 7:58 e il tramonto alle 16:37 le ore di luce erano già arrivate a 8:38, a fine gennaio, alba alle 7:40 e tramonto alle 17:16, ne abbiamo già 9:35, quasi un'ora in più del 21 dicembre. Diventare consapevoli del fatto che ogni giorno acquistiamo un millimetro in più di luce - e, in prospettiva, di caldo - può essere utile per ricordarci che, attorno a noi, la natura non è affatto ferma. Procede solo a velocità appena rallentata rispetto all'autunno e soprattutto all'estate. È lo stesso trattamento che potrebbe ispirarci per quanto concerne le nostre «fauci», che invece sotto le feste hanno fatto i bagordi. Dal bel libro Inverno. Vita e cucina di stagione di Slow food editore, a cura di Federica Vizioli: «Le festività, che quasi sempre si accompagnano a un'overdose di cibo, lasciano dietro di sé chili e avanzi da smaltire. Da dove cominciare? I primi passi sono facili: fare incetta di frutta e verdura di stagione, ridimensionare porzioni e condimenti, limitare il consumo di certi alimenti, come il sale, così da liberare l'organismo dalle tossine accumulate».Ancora: «È questo il momento di rieducarsi a un mangiare semplice e di tuffarsi nella gastronomia popolare, quella che aiuta a non sprecare, a realizzare tanto con poco. Approfittate di questo periodo per portare in tavola quei prodotti che danno il meglio in termini di sapore quando passano sotto il giogo delle gelate invernali - verze e cavoli in primis». Nella dispensa del mese, troviamo i broccoli, ricchi di acqua, fibre, sali minerali come potassio, calcio e magnesio, vitamine come la A e la C e isotiocianati che hanno effetti protettivi su bronchi e polmoni. Poi, i cavoli, ricchi di acqua e fibre, sali minerali e vitamine, che hanno effetto diuretico e antiossidante. E ancora i legumi secchi: sono altamente proteici e allo stesso tempo ricchi di carboidrati complessi, fibre e vitamine del gruppo B e ci aiutano, donandoci energia e ferro, a sostenere meglio l'inverno. Nel reparto frutta troviamo arance e kiwi, entrambi sono ricchissimi di vitamina C: 85 mg ogni 100 g di kiwi e 53 mg ogni etto di arance (i kiwi soddisfano interamente la rda, le arance ne forniscono l'88,7%). Novanta mg per l'uomo e 70 mg per le donne, questa la rda, sono una soglia che non serve superare perché l'organismo espelle la vitamina C in eccesso: per raggiungerla, basta mangiare un'arancia e mezza o due kiwi al giorno. Se l'acqua e le fibre di questo «paniere» ci aiutano a stimolare l'intestino, un aiuto in generale e in particolare in questo periodo nel quale abbiamo bisogno di depurare l'organismo dagli stravizi alimentari natalizi, le vitamine e i sali minerali ci danno energia. Ricordiamoci che la vitamina C ci aiuta a prevenire o, se non si è riusciti a prevenire, velocizzare la cura delle comuni patologie da raffreddamento, in primis il raffreddore, oltre a rinvigorire il nostro sistema immunitario perché aiuta l'organismo a combattere virus e batteri. Anche se la carne non è una produzione «tipica» della stagione, non dimentichiamola, innanzitutto per le proteine nobili e per il ferro eme, poi perché questo periodo freddo è perfetto per preparare quei brodi che certamente, in estate, non troveremmo così appetibili e non ci sogneremmo di preparare per non surriscaldare l'aria della casa, che invece rinfreschiamo con condizionatori e ventilatori: sono i «piatti caldi e corroboranti, a cominciare dalle zuppe, comfort food per eccellenza di questa stagione», si legge in Inverno.Zuppe e brodi sono comfort food, detox food (ricordiamoci che mangiare pietanze brodose è come bere, che è la prima azione detox) e sono anche hot food. D'inverno tendiamo a bere di meno perché non siamo stimolati a farlo dalla perdita dei liquidi tramite la sudorazione, come succede a causa del super caldo in estate. Cerchiamo invece di idratare quanto più possibile l'organismo, sia attraverso l'alimentazione, sia attraverso l'idratazione diretta della pelle perché questo aiuta anche a contrastare il freddo. Da una parte, dunque, ricordiamoci che il fabbisogno giornaliero di acqua è, più o meno, 1 ml di acqua ogni caloria introdotta: per una donna adulta si stimano 2 litri di acqua al giorno, per un uomo 2,5 litri. Dall'altra, teniamo a mente che bere d'inverno significa anche riscaldarsi: oltre a fornire all'organismo le varie sostanze che li caratterizzano, brodi e zuppe, tè, tisane, latti caldi e cioccolate scaldano anche il nostro nucleo centrale, cioè torace e testa. La temperatura del corpo umano solitamente oscilla intorno ai 36,5-37 gradi e dipende da un delicato equilibrio tra termogenesi e termodispersione. Il nostro centro termoregolatore si trova nell'ipotalamo ed è costituito da neuroni sensibili alla variazione di temperatura rispetto a quella di riferimento.i neuroni hanno un bel daffare, considerato che le temperature italiane raggiungono facilmente valori inferiori di qualche grado allo zero sulla maggior parte dell'arco alpino, le vette più alte e le zone più fredde, mentre il massimo valore caldo di gennaio sono i circa 12 gradi delle località costiere siciliano-calabresi. Siamo omeotermi, cioè in grado di agire per mantenere costante la nostra temperatura corporea a dispetto di quella ambientale e siamo anche endotermi, cioè capaci di produrre calore interno per mantenere costante quella temperatura; inoltre, a gennaio siamo anche molto lontani dalla zona perfetta di neutralità termica (quella nella quale la temperatura corporea si mantiene perfetta senza abiti addosso col solo calore prodotto dal metabolismo basale), che corrisponde a una temperatura ambientale tra 27,8 e 30 gradi. Perciò in inverno dobbiamo vestirci in modo molto più pesante e riscaldare gli ambienti (basta che la temperatura al chiuso sia compresa tra 18 e 22 gradi per stare benone, con umidità relativa tra 40 e 50% per evitare che l'aria diventi troppo secca, quindi usiamo sempre gli umidificatori da termosifoni da riempire d'acqua che evaporerà oppure quelli elettrici).Coprirci serve a evitare la dispersione di calore: il nucleo centrale ha una temperatura di circa 37 gradi, tutto il resto del corpo, chiamato «guscio periferico», ha una temperatura inferiore (le gambe circa 31, la pelle circa 21, perché il sangue viene chiamato a scaldare il nucleo centrale). Ma agisce anche la termogenesi, cioè la produzione di calore, alla quale pensa il metabolismo corporeo: perciò abbiamo bisogno di maggiori calorie e perciò mandando giù cose calde aiutiamo il nucleo centrale a scaldarsi (fegato, cervello, cuore e muscoli attivi sono i produttori della maggior parte del calore della termogenesi). Idratiamo l'organismo anche da fuori: gli indumenti pesanti, soprattutto se sintetici, non permettono alla nostra pelle di respirare, rendendola più secca. Non lesiniamo, quindi, in creme per il corpo e per il viso e ricordiamoci anche il burro di cacao sulle labbra, perché idratare posa anche un microscopico velo protettivo (dal freddo) sull'epidermide. Anche muoversi di più, per quanto la maggior parte delle persone associ l'inverno alla pigrizia, è un'ottima idea. Gennaio è il mese dei buoni propositi che spesso rimangono tali: perché non cogliere l'occasione, invece, per iniziare a pensare per tempo alla, come si dice, prova costume? In fondo, seppure a progressi di minuti, il solleone diventa ogni giorno sempre più vicino. Fare movimento migliora la circolazione, il che vuol dire prima di tutto sentire meno freddo, sia all'interno che all'esterno. La passeggiata o la corsetta fuori casa - permesse da qualsiasi Dpcm - fanno bene ai polmoni, riossigenano, aiutano a bruciare più calorie di quelle che bruceremmo allenandoci al caldo e aumentano la vitamina D (che, stimolando l'assorbimento di calcio e fosforo, mantiene forte l'apparato scheletrico, prevenendo osteoporosi e fratture).
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