2023-11-19
Rito cattolico e bandiera italiana per il funerale della piccola Indi
La cerimonia si terrà venerdì 1 dicembre a Nottingham. Il padre: «Tricolore sulla bara». Annunciata una delegazione del governo.Sarà monsignor Patrick McKinney, vescovo di Nottingham, a celebrare il primo dicembre nella centralissima cattedrale di San Barnaba le esequie della piccola Indi Gregory. I genitori, Claire Staniforth e Dean Gregory, vogliono una cerimonia cattolica per la loro sfortunata bambina che non è stata tenuta in vita perché, secondo i giudici inglesi, lasciarla morire era nel suo «migliore interesse». A otto mesi. «Mamma e papà si aspettano la presenza di una rappresentanza italiana», fa sapere l’avvocato italiano della famiglia, Simone Pillon, che si era adoperato per trasferire Indi all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. «Sono così grati al nostro governo per l’interesse mostrato, arrivato fino al punto di concedere alla piccola la cittadinanza italiana, che mi hanno chiesto di portare il Tricolore nel quale vogliono avvolgere il feretro», aggiunge l’ex senatore. Saranno in tanti a partecipare alla trasferta inglese per dare l’ultimo saluto a Indi. Il nostro governo fornirà a breve i nomi dei rappresentanti istituzionali, che siederanno nella cattedrale di Nottingham venerdì 1 dicembre, alle 10.15. Forse accanto agli omologhi inglesi, o forse saranno gli unici politici a scegliere di non lasciare soli i coniugi Gregory nemmeno il giorno del funerale. Possibile dunque, visto l’impegno profuso, la presenza del ministro della Famiglia, Eugenia Roccella, e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Entrambi si erano presi particolarmente a cuore le sorti della piccola, esponendosi con interventi e dichiarazioni sulla possibilità di curarla in Italia. Non mancheranno politici, che, anche a titolo personale, vorranno testimoniare la vicinanza a due genitori inglesi vittime di una così tremenda ingiustizia. «Ci sarà una delegazione di Pro vita & famiglia», assicura il portavoce Jacopo Coghe, «assieme a centinaia di persone che dall’Italia hanno seguito con emozione e rabbia questa assurda vicenda e che chiedono di poter essere con noi a Nottingham». Sarà un momento di ricordo della piccola Indi e di preghiera: «Porteremo anche migliaia di messaggi personali di affetto, di vicinanza, che stanno arrivando in risposta a una nostra petizione», aggiunge Coghe. «Pensieri, frasi, poesie, che gli italiani vogliono fare avere a Claire e Dean». Papà Gregory non era credente. Alla Nuova Bussola Quotidiana aveva confidato: «Non sono religioso e non sono battezzato. Ma quando ero in tribunale mi sembrava di essere stato trascinato all’inferno. Ho pensato che se l’inferno esiste, allora deve esistere anche il paradiso. Era come se il diavolo fosse lì. Ho pensato che se esiste il diavolo allora deve esistere Dio». Contro il male, la scelta gli è parsa quasi naturale: «Ho visto com’è l’inferno e voglio che Indi vada in paradiso», aveva detto. «Anzi, ho deciso che anche io e mia figlia dovremmo battezzarci. Vogliamo essere protetti in questa vita e andare in paradiso». Indi era stata battezzata il 22 settembre.Dieci giorni fa il presule McKinney, assieme a monsignor John Sherrington ausiliario di Westminster e responsabile del settore vita per la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, aveva diffuso un comunicato in cui si affermava che «la sospensione di terapie sproporzionate non può giustificare la sospensione delle cure di base, che comprendono i trattamenti necessari per mantenere le funzioni fisiologiche essenziali finché l’organismo può trarne beneficio come idratazione, nutrizione, supporto respiratorio proporzionato, termoregolazione e gestione del dolore». E ancora: «La malattia terminale prolungata è, purtroppo, parte della condizione umana. Non dobbiamo mai agire con l’intenzione deliberata di porre fine a una vita». Dopo la morte di Indi, i due vescovi avevano espresso dolore per la fine imposta alla piccola e dichiarato che «come figlia di Dio battezzata, crediamo che ora condividerà la gioia del Cielo dopo la sua breve vita che ha portato una gioia profonda ai suoi genitori, che l’hanno amata e protetta come un prezioso dono di Dio». E concludevano così: «Continueremo a contribuire a discussioni più ampie su questioni relative a quando il trattamento diventa sproporzionato rispetto a qualsiasi possibile beneficio e sul dovere di continuare le cure di base, comprese la nutrizione e l’idratazione assistite, per proteggere il bene di ogni bambino».Tra pochi giorni, un funerale cattolico sarà la liturgia di accompagnamento per l’anima della piccola Indi, che se ne andata in Cielo nell’indifferenza di un Paese protestante. «Il messaggio è che Dio sa trovare il bene anche nel male», afferma Pillon.
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