2025-08-28
Rimpalli fra i membri del Cts incapaci di dare una risposta ai quesiti su Astrazeneca
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Nella seduta del 12 maggio 2021 esperti divisi: non riuscivano a prendere una decisione sull’ok ai vaccini adenovirali per la fascia 50-59 anni. Per molti erano «pericolosi».Per leggere la trascrizione completa del testo scarica il file pdf al link qui sottoTrascrizione Cts 12 maggio 2021.pdfLo spirito di Ponzio Pilato in versione sanitaria aleggia nella sala virtuale della riunione del 12 maggio 2021 del Comitato tecnico scientifico, l’organismo che per Giuseppe Conte avrebbe dovuto proteggere l’Italia dalla pandemia, i cui incontri in quel momento erano segreti, ma che ora sono disponibili sul sito web della Verità. Dopo i due precedenti incontri, il Cts dedica altre due ore al quesito del ministro della Salute Roberto Speranza: estendere o no l’uso dei vaccini a vettore adenovirale, Astrazeneca e Johnson&Johnson, alla fascia 50-59 anni? Alla fine, niente. Nessuna decisione. Solo formule evasive, compromessi verbali e il fastidio, confessato da Franco Locatelli, di «non rispondere». Anche se l’apertura sembrava promettere una sintesi rapida. «Allora il primo punto era il proseguimento della discussione e la finalizzazione del parere relativo alla richiesta formulata da parte del ministero di estensione della raccomandazione […] nella fascia di età 50-59», dice Locatelli. Ma c’è un nodo. Ed è legato ai calcoli del commissario straordinario per l’emergenza, il generale Francesco Paolo Figliuolo. Il cuore del confronto si stringe tutto intorno a una frase di Locatelli, che spiega di non aver ricevuto dal generale una risposta sulla «quantificazione del vantaggio in termini di campagna vaccinale» riguardo «all’estensione alla popolazione 50-59 […]», rispetto «al verificarsi di casi di trombosi in sedi inusuali nella fascia di età compresa tra i 55 ed i 59 anni» Nel documento inoltrato da Figliuolo, invece, c’è l’indicazione del «fabbisogno di dosi stimate», ovvero 73 milioni. Ma c’è anche una previsione di afflusso agli hub: «Per i vaccini a Rna» è «di 68 milioni di dosi». «Quindi», riassume Locatelli, «in sostanza, il fabbisogno di vaccini a Rna risulta superiore al previsionale delle forniture e pertanto una modifica della raccomandazione della somministrazione di Astrazeneca e Johnson&Johnson, prevedendo l’ampliamento della platea anche agli over 50, laddove scientificamente percorribile, consentirebbe un più adeguato e certo soddisfacimento dei bisogni». Il quadro è chiaro: al Cts viene chiesto di coprire un buco di dosi con una legittimazione scientifica per i vaccini adenovirali. Ma senza i dati sui rischi trombotici resta tutto sospeso. Alessia Melegaro, esperta di statistica, nota: «68 milioni non corrisponde ai dati che ci avevano dato l’altra volta. Dicono sempre “circa”. Non sono numeri certi». La bioeticista Cinzia Caporale prova a mettere ordine: «Forse però il calcolo lo possiamo fare anche noi […] abbiamo il dato di quanti sono vaccinati con la prima dose, di quanti sono vaccinati... insomma non so». E mentre il Paese attende certezze, il Comitato tecnico-scientifico, tra un «circa» e un «non so», gioca a battaglia navale con le cifre. Donato Greco tenta di mettere un punto: «Il quarto rapporto di farmacovigilanza Aifa racconta di 34 casi di tromboflebite, quindi andiamo a un tasso di segnalazione di circa un caso ogni 200.000 dosi». Poi arriva la doccia fredda: «Il rapporto di farmacovigilanza del governo francese riporta», aggiunge Greco, «un caso ogni 36.000 dosi somministrate». Due scenari inconciliabili. Ma Greco taglia corto: «L’Ema ha classificato questi eventi come effetti collaterali… quindi di dichiararli al paziente e questo è tutto». Caporale chiede: «In questi casi c’è una prevalenza femminile particolare?». Greco risponde: «C’è sempre una forte prevalenza femminile, in tutti i casi anche in quelli inglesi, anche in quelli tedeschi». Mancano 13 giorni alla vaccinazione di Camilla Canepa, la diciottenne di Sestri Levante uccisa da una dose di Astrazeneca. I pericoli erano noti. E Locatelli aggiunge un elemento politico-sanitario: l’Unione europea ha già deciso di non rinnovare i contratti con Astrazeneca. Quindi quel vaccino, «già sotterrato» lo definisce Locatelli, è destinato a uscire di scena. «È un vaccino che non ha futuro», sentenzia il presidente del Cts. Che, però, sembra tenere a cuore la richiesta del ministro e ricorda che la domanda è chiara: «Valutare l’ipotesi di somministrare i vaccini J&J e Astrazeneca anche alla fascia di età compresa tra i 50 e i 60». Ma Abrignani teme l’opinione pubblica: «Comunicare alla popolazione che abbiamo cambiato di nuovo, passando da over 60 a under 60, a 60 e ora a 55, secondo me, facciamo veramente un cattivo servizio». Silvio Brusaferro conferma: «Se noi differenziamo i due vaccini a favore di uno […] di fatto diamo un messaggio […] sotterriamo l’altro sostanzialmente… una differenziazione io credo che in termini comunicativi sia ancora più complicata». E Palù rincara: «Sarei per rimanere nella raccomandazione preferenziale sopra i 60 anni, lasciamo libertà alle Regioni e ai singoli di vaccinarsi anche fino ai 50 anni con Astrazeneca e Johnson&Johnson». E Giovanni Rezza: «A me avevano dato indicazione effettivamente preferenziale sopra i 60 anni, il che non vuol dire che Astrazeneca non possa essere utilizzata al di sotto, quindi se vogliono fare l’Astrazeneca day lo si può fare, non è che adesso mettiamo una proscrizione». Un attimo dopo, però, spiega che «più» si scende con l’età, meno sono «i benefici» e quindi, «automaticamente» si presentano «maggiori rischi». Ma è a questo punto che il Cts si mostra in tutta la sua fragilità. Si fida più di Johnson&Johnson che di Astrazeneca. Locatelli prova a chiudere: «Io direi 50-59 Johnson&Johnson, allo stato attuale esistono le condizioni per raccomandarlo». Greco approva: «Decisamente». Caporale lo segue: «Io potrei convergere su questo, mentre su Astrazeneca […] già è un po’ diverso». Ma il solito Abrignani, che ormai tutti gli altri membri vedono calato nel ruolo del Grillo parlante, non ci sta: «Io sarei per dare una risposta chiara […] tutti e due, a base di adenovirus, inducono lo stesso tipo di trombosi trombocitopenica […] direi che rimaniamo come siamo». Greco perde la pazienza. E rispondendo ad Abrignani esclama: «Io sinceramente mi domando… ma secondo te il generale Figliuolo, con tutto il suo squadrone, sta scherzando se ci fa una domanda di questo tipo?». Abrignani replica: «Ho un profondo rispetto per il lavoro di Figliuolo e della sua squadra… quello che penso, e ve l’ho detto, è che si tratterà di spostare di due settimane perché i cinquantenni e i cinquantanovenni possono benissimo essere vaccinati con i vaccini a Rna». In mezzo alle cifre, ai tempi e ai rischi, entra anche la paura dei tribunali. Abrignani ha una domanda: «Per chi viene danneggiato da vaccinazione e dove i poveretti che hanno fatto le trombosi o gli eredi, se sono morti, perché qualcuno è morto, possono rifarsi a quel fondo di risarcimento del danno vaccinale che esisteva, ma non so se esiste ancora?». Fiorentino cita «una sentenza della Corte costituzionale che ha esteso gli indennizzi anche ai vaccini consigliati». L’infettivologo Giuseppe Ippolito è ferrato: «La legge 210 è del 1992 è stata aggiornata nel 2005… con la modifica della legge è stata prevista l’estensione di chi può chiederlo (l’indennizzo, ndr) anche alle famiglie delle persone che hanno una morte in qualche modo associata a vaccinazione». Quando la discussione sembra non finire mai, Locatelli sbotta: «Allora io proverei a fare sintesi… però chiarendo bene che noi così non rispondiamo al quesito… diamo delle indicazioni generali, poi come dire ognuno faccia quel che vuole…». Ed è a questo punto che ammette: «Confesso di sentire significativo disagio, non essendo persona che ama eludere le risposte ai quesiti che mi vengono posti, nel mantenermi su una posizione larga che in qualche modo non dà una risposta precisa». Il Cts ha valutato per tre riunioni e, alla fine, se ne esce con l’ennesimo scaricabarile. Questa volta su Figliuolo: «Gli affibbiamo il compito di decidere lui», dice Locatelli. Palù è d’accordo: «Esatto, il generale Figliuolo potrebbe, visto che frequenta tutte le Regioni, potrebbe rimarcare questa libertà di scelta». Per il presidente del Cts il risultato è «ottimo». La scienza si ferma davanti ai rischi e agli indennizzi. E se ne lava le mani.
Alessandro Benetton (Imagoeconomica)