
Secondo Eric Kaufmann, professore all'Università di Buckingham, la percentuale di studenti che si identificano come non binari è in rapido calo. Il contagio sociale tra i giovani provocato dall’ubriacatura woke sta passando.Graham Linehan è stato trattato come un pericoloso terrorista. Il noto comico irlandese, lo scorso primo settembre, era atterrato all’aeroporto di Heathrow ed era stato fermato da un gruppo di agenti non appena sceso dall’aereo, nemmeno fosse un temibile sovversivo. Le accuse nei suoi confronti erano semplicemente ridicole: per un paio di post sui social network era stato coinvolto in una causa per incitamento all’odio. Il fatto è che Linehan aveva osato scrivere alcune battute piuttosto feroci contro gli attivisti transgender e tanto era bastato a provocare il suo arresto. Ora apprendiamo che lunedì il Crown prosecution service ha archiviato il caso nei suoi confronti: la polizia non perseguirà i due cosiddetti «episodi di odio non criminale». Trattasi di una assurda categoria di psicoreati utilizzata dalle forze dell’ordine britanniche per schedare e vessare coloro che escono dal recinto del politicamente corretto. Per fortuna, sembra che l’assurdità di tutto questo cominci a svelarsi con chiarezza.«La polizia ha informato i miei avvocati che non dovrò affrontare ulteriori azioni in merito all’arresto a Heathrow di settembre», ha commentato Linehan. «Dopo un’udienza conclusasi con successo per ottenere la revoca delle condizioni della mia cauzione (a cui l’ufficiale di polizia incaricato del caso non si è nemmeno preso la briga di presenziare), il Crown prosecution service ha archiviato il caso. Con l’aiuto della Free speech union, continuo a cercare di ritenere la polizia responsabile di quello che è solo l’ultimo tentativo di mettere a tacere e reprimere le voci critiche del gender a favore di uomini pericolosi e disturbati».Il comico farà causa alla polizia e ne ha ben donde, visto come è stato trattato. La sua vicenda è la perfetta dimostrazione di come l’ideologia trans abbia inquinato il pensiero occidentale, producendo conseguenze nefaste. Con la scusa di proteggere una minoranza oppressa, si censura e si discrimina, senza contare le numerose aggressioni anche fisiche a cui i critici del gender (comici, intellettuali, giornalisti) sono stati sottoposti in questi anni.Forse, però, è ora di domandarsi quanto davvero sia rilevante questa minoranza. Da anni la questione trans è al centro del dibattito e i transgender sono iper rappresentanti in serie tv, film, libri eccetera. E la netta sensazione è che non si tratti di dare voce a un nutrito gruppo sociale che prima non poteva parlare. Semmai è avvenuto il contrario: si è data visibilità all’attivismo trans per propagandare le ragioni, il che ha provocato la nascita di una tendenza che per qualche tempo ha avuto molto successo tra i giovani provocando un enorme aumento delle richieste di cambiamento di sesso anche tra i minorenni.Qualcosa, però, sta cambiando. Lo dimostra il più recente lavoro dello studioso canadese Eric Kaufmann, professore dell’Università di Buckinhgam nel Regno Unito e direttore del Centre for heterodox social science. Ha appena pubblicato un paper intitolato The decline of trans and queer Identity among young americans («Il declino dell’identità trans e queer tra i giovani americani»). «Sembra che trans e queer stiano passando di moda tra i giovani, soprattutto in contesti d’élite», scrive Kaufmann dopo aver esaminato tre diverse rilevazioni statistiche fra gli studenti universitari americani, una delle quali è stata svolta dalla Foundation for individual rights and expression (Fire) e ha coinvolto circa 50.000 giovani da 250 atenei diversi. Kaufmann nota che il numero di studenti «che non si identificano né come maschi né come femmine» ha raggiunto il picco intorno al 2023, una cifra che si è praticamente dimezzata nei due anni successivi.Nel 2023, il 6,8% degli intervistati nel sondaggio Fire si identificava con un genere diverso da maschile o femminile. Nel 2025 la percentuale a è scesa al 3,6%. Altre rilevazioni mostrano risultati analoghi: i dati degli raccolti alla Andover Phillips academy, dicono che nel 2023 il 9,2% degli studenti si identificava come «né maschio né femmina». Nel 2025 la percentuale era scesa al 3%.A questo punto si potrebbe persino affermare che i recenti dati dimostrino l’esistenza di un contagio sociale tra i giovani che ha spinto molti a dichiararsi «non binari», queer o trans. Ovviamente parlarne in modo franco e serio non è mai stato possibile finora: anche studi serissimi e autorevoli hanno rischiato la censura perché non si poteva nemmeno sussurrare che esistesse una tendenza indotta.Resta che ora questa tendenza pare in calo e le ragioni potrebbero essere le più diverse. Kaufmann non si sbilancia, anche se nota una curiosa coincidenza: nel 2025 i dati sulla salute mentale dei giovani sono leggermente migliorati, ansia e depressione sembrano in discesa, e questo potrebbe aver avuto un impatto. O forse, più semplicemente, dopo l’ubriacatura woke la moda sta passando. Il fatto è che ormai di danni ne ha fatti parecchi, e per chi ha cambiato sesso sull’onda del condizionamento è difficile e doloroso tornare indietro.
Lirio Abbata (Ansa)
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(Stellantis)
Nel 2026 il marchio tornerà a competere nella massima categoria rally, dopo oltre 30 anni di assenza, con la Ypsilon Rally2 HF. La storia dei trionfi del passato dalla Fulvia Coupé alla Stratos alla Delta.
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Lo ha annunciato uno dei protagonisti degli anni d'oro della casa di Chivasso, Miki Biasion, assieme al ceo Luca Napolitano e al direttore sportivo Eugenio Franzetti: la Lancia, assente dal 1992 dalla massima categoria rallystica, tornerà protagonista nel campionato Wrc con la Ypsilon Rally2 HF. La gara d'esordio sarà il mitico rally di Monte Carlo, in programma dal 22 al 26 gennaio 2026.
Lancia è stata per oltre quarant’anni sinonimo di vittoria nei mondiali di Rally. Un dominio quasi senza rivali, partito all’inizio degli anni Cinquanta e terminato con il ritiro dalle competizioni all’inizio degli anni Novanta.
Nel primo dopoguerra, la casa di Chivasso era presente praticamente in tutte le competizioni nelle diverse specialità: Formula 1, Targa Florio, Mille Miglia e Carrera. All’inizio degli anni ’50 la Lancia cominciò l’avventura nel circo dei Rally con l’Aurelia B20, che nel 1954 vinse il rally dell’Acropoli con il pilota francese Louis Chiron, successo replicato quattro anni più tardi a Monte Carlo, dove al volante dell’Aurelia trionfò l’ex pilota di formula 1 Gigi Villoresi.
I successi portarono alla costituzione della squadra corse dedicata ai rally, fondata da Cesare Fiorio nel 1960 e caratterizzata dalla sigla HF (High Fidelity, dove «Fidelity» stava alla fedeltà al marchio), il cui logo era un elefantino stilizzato. Alla fine degli anni ’60 iniziarono i grandi successi con la Fulvia Coupè HF guidata da Sandro Munari, che nel 1967 ottenne la prima vittoria al Tour de Corse. Nato ufficialmente nel 1970, il Mondiale rally vide da subito la Lancia come una delle marche protagoniste. Il trionfo arrivò sempre con la Fulvia 1.6 Coupé HF grazie al trio Munari-Lampinen-Ballestrieri nel Mondiale 1972.
L’anno successivo fu presentata la Lancia Stratos, pensata specificamente per i rallye, la prima non derivata da vetture di serie con la Lancia entrata nel gruppo Fiat, sotto il cui cofano posteriore ruggiva un motore 6 cilindri derivato da quello della Ferrari Dino. Dopo un esordio difficile, la nuova Lancia esplose, tanto da essere definita la «bestia da battere» dagli avversari. Vinse tre mondiali di fila nel 1974, 1975 e 1976 con Munari ancora protagonista assieme ai navigatori Mannucci e Maiga.
A cavallo tra i due decenni ’70 e ’80 la dirigenza sportiva Fiat decise per un momentaneo disimpegno di Lancia nei Rally, la cui vettura di punta del gruppo era all’epoca la 131 Abarth Rally.
Nel 1982 fu la volta di una vettura nuova con il marchio dell’elefantino, la 037, con la quale Lancia tornò a trionfare dopo il ritiro della casa madre Fiat dalle corse. Con Walter Röhrl e Markku Alèn la 037 vinse il Mondiale marche del 1983 contro le più potenti Audi Quattro a trazione integrale.
Ma la Lancia che in assoluto vinse di più fu la Delta, che esordì nel 1985 nella versione speciale S4 sovralimentata (S) a trazione integrale (4) pilotata dalle coppie Toivonen-Wilson e Alen-Kivimaki. Proprio durante quella stagione, la S4 fu protagonista di un drammatico incidente dove morì Henri Toivonen assieme al navigatore Sergio Cresto durante il Tour de Corse. Per una questione di giustizia sportiva il titolo piloti fu tolto alla Lancia alla fine della stagione a favore di Peugeot, che era stata accusata di aver modificato irregolarmente le sue 205 Gti.
L’anno successivo esordì la Delta HF 4WD, che non ebbe rivali con le nuove regole del gruppo A: fu un dominio assoluto anche per gli anni successivi, dove la Delta, poi diventata HF Integrale, conquistò 6 mondiali di fila dal 1987 al 1992 con Juha Kankkunen e Miki Biasion. Lancia si ritirò ufficialmente dal mondo dei rally nel 1991 L’ultimo mondiale fu vinto l’anno successivo dal Jolly Club, una scuderia privata appoggiata dalla casa di Chivasso.
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Ansa
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