2024-06-15
Riforme e sorrisini. Scocca la scintilla tra Zuppi e D’Alema
Massimo D'Alema (Imagoeconomica
Apparentemente fuori dai giochi, l’ex ministro tesse la sua tela di relazioni. Che arriva fino al presidente «militante» della Cei.Al ricevimento del 2 giugno nei giardini del Quirinale, Massimo D’Alema si era rivolto al presidente della Repubblica: «Ti posso rompere le scatole una mezz’ora», e Sergio Mattarella non si era negato: «Con piacere, per te sempre volentieri». Che cosa avrà da dire l’ex premier al capo dello Stato, si era chiesto il giorno dopo in un editoriale il direttore della Verità, Maurizio Belpietro. In mezzo agli altri ospiti del party quirinalizio e a voce abbastanza alta da farsi sentire dai giornalisti presenti, Baffino ha strappato un’udienza privata al Colle. Lui, l’uomo dalle mille vite, ora superconsulente e in affari anche con Tirana. Ispiratore di Giuseppe Conte, che dopo essersi liberato dalle catene di Matteo Salvini e soprattutto di Luigi Di Maio, decise di volare da solo. La storia delle armi alla Colombia, rivelata da Giacomo Amadori su questo giornale, gli è costata un avviso di garanzia per il reato di corruzione internazionale aggravata ma non lo ha fermato. Suggeritore, uomo di grandi relazioni con i cinesi, è tornato sulla scena. Anzi, non è mai andato via. Del resto le vie dell’ex leader Max, e dei suoi consigli, sono infinite. Lo dimostra anche la carrellata di foto scattate da Umberto Pizzi (e pubblicate sul sito Formiche.it) nella giornata del 12 giugno quando il cardinale presidente della Cei, Matteo Zuppi, ha presentato il libro di monsignor Mario Toso, Chiesa e democrazia, alla Link University. Tra le immagini dell’evento ce n’è una che da sola vale un editoriale. È un’istantanea che ritrae in primo piano uno Zuppi sorridente e sullo sfondo lui, D’Alema. Che sorride, sornione, sotto ai baffi. In altre foto i due sono ancora più vicini. Conversano, si sorridono. E chissà se il presidente della Fondazione Italianieuropei ha chiesto un colloquio privato anche a Zuppi. A suo agio sia con Mattarella ai giardini del Quirinale, sia in mezzo ai porporati, in altre foto si vede D’Alema che fa pure ridere a crepapelle il cardinale Giovanni Battista Re, decano del collegio cardinalizio nonché prefetto emerito della congregazione dei vescovi. Proprio quei vescovi che di recente stanno faticando a separare Chiesa e politica. Con Zuppi che spesso esonda e critica autonomia e premierato. Anche nel suo intervento alla presentazione del 12 giugno, Zuppi ha toccato il tema delle riforme, spiegando che cambiare la Costituzione non è impossibile, è previsto, ma è bene che «l’inchiostro sia uno solo». E sottolineando che «la democrazia è il filo rosso che ha attraversato la storia del Paese dopo il totalitarismo fascista». Insomma, «la visione cristiana ha contribuito, insieme a quella comunista, a quella socialista e a quella liberale, alla straordinaria sintesi della Costituzione» che rappresentava «una alta condivisione di quello che univa». Cambiare allora «si può se si utilizza quell’inchiostro, uno solo». Il capo della Cei è considerato tra i super papabili, forte anche della missione di pace che Francesco gli ha consegnato inviandolo prima a Kiev, poi a Mosca, quindi a Washington e Pechino. Viene da Sant’Egidio, è amico di Romano Prodi, apprezzato da Pierluigi Bersani, da Enrico Letta. E anche per questo è soprannominato il «cappellano del Pd». Dialoga con tutti, ha in Pier Ferdinando Casini la sponda preferita nel mondo politico moderato, e guardando le foto scattate da Pizzi sembra farlo molto volentieri anche con D’Alema. Tra l’altro nel 1997, quando era presidente del Consiglio, proprio D’Alema aveva voluto la commissione bicamerale che individuò due possibili tipologie di riforma della Costituzione: una simile al premierato, assegnando più poteri al presidente del Consiglio, come la nomina e la revoca dei ministri, ma senza prevederne l’elezione diretta, e l’altra più vicina a un modello semipresidenzialista. Il 4 giugno 1997 le due ipotesi furono messe ai voti e prevalse il modello semipresidenzialista con 36 voti a favore, contro i 31 del premierato (tre astenuti). Che tra i consiglieri «politici» del capo della Cei ci sia anche l’ex premier? Chissà. Di certo, Zuppi è stato anche il primo cardinale a partecipare a una festa dell’Unità. Ed è stato il primo a mettere piede in un centro sociale, il Tpo di via Casarini. Un nome, un destino. A proposito, ve lo ricordate il no global Luca Casarini che spesso leggiamo proprio sulle colonne del quotidiano dei vescovi, Avvenire? Non è più no global ma seguace di Gesù, ha abbracciato in senso proprio Francesco, il Papa che lo ha voluto inviato speciale al Sinodo. E, come ha scritto ieri il Corriere della Sera, proprio mentre Bergoglio incontrava i grandi del G7 a Borgo Egnazia, Casarini era in Puglia, a Taranto. A una riunione «dei piccoli», ovvero frati francescani, un convegno per «un nuovo umanesimo nel Mediterraneo. Per difendere chi muore in mare, chi è vittima di torture inaudite. Per continuare il mio percorso cominciato con la fondazione della mia Ong Mediterranea». Chissà se da quelle parti è passato pure D’Alema, che la Puglia la conosce bene, a lasciare qualche suggerimento.
Giancarlo Giorgetti (imagoeconomica)