2024-07-21
Riforma autostrade, l’Ue ci fa le pulci. Il governo vuole «calmare» le tariffe
Edoardo Rixi (Imagoeconomica)
Edoardo Rixi (Trasporti): spalmiamo i costi dei lavori su più anni per non gravare sui pedaggi.«Le osservazioni della Commissione Ue sulla riforma delle concessioni autostradali elaborata dal ministero delle Infrastrutture riguardano aspetti di dettaglio che saranno esaminati e potranno essere accolti senza compromettere l’impianto generale della riforma nel suo complesso». La nota del ministero dei Trasporti è arrivata ieri a metà giornata per mettere dei paletti alla notizia riportata dal Sole 24 Ore. Il giornale di Confindustria, infatti, parlava di bocciatura della riforma voluta dal Mit, di conti a rischio e di obiettivi indicati dal Pnrr disattesi. Dal Mit negano questa versione e evidenziano i progressi del dialogo avviato da tempo con Bruxelles «che proseguirà attraverso lo scambio di documenti e incontri che inizieranno già nella giornata di lunedì». Insomma, se è quasi sicuro che di autostrade e pedaggi si parlerà nel corso del pre-consiglio dei ministri del 22 luglio è altrettanto probabile che a inizio della prossima settimana non scatterà il via libera per far entrare il testo nel disegno di legge sulla concorrenza. Servirà un surplus di interlocuzioni con Bruxelles e se tutto andrà come sperato, i primi giorni di agosto potrebbero essere quelli giusti per dare il la all’iter parlamentare della legge. Il senso - fanno capire dal ministero - è che la Commissione ha mosso osservazioni tecniche che però non vanno a incidere sulla ratio della riforma. Nulla che non si possa risolvere. «L’obiettivo del testo», spiega alla Verità il viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi, «è incrementare il prima possibile i lavori di miglioramento della nostra rete autostradale senza gravare eccessivamente sui pedaggi». Stringi stringi il punto è sempre lo stesso. Da una parte c’è l’esigenza di ammodernare una rete vetusta che presenta diversi punti di criticità (il 54% delle autostrade è stato costruito prima degli anni Settanta e ha bisogno di lavori importanti) e dall’altra la necessità di evitare l’esplosione delle tariffe per chi viaggia. La riforma ha individuato un punto di caduta attraverso un cambio di paradigma: il costo dei lavori che poi si riversa sui pedaggi non verrebbe diviso per gli anni della singola concessione, ma su quelli della vita utile dell’opera stessa. I tempi così raddoppierebbero e in alcuni casi triplicherebbero consentendo di avere degli incrementi meno salati. Parliamo di 58 miliardi di lavori autostradali già programmati e da portare a termine entro la fine delle attuali concessioni. Giusto per fare un esempio, la concessione di Aspi (3.000 chilometri di autostradale in Italia) dura fino al 2038, ma la vita utile della sua rete è decisamente più lunga. «Questo impianto», continua Rixi, non è stato messo in discussione da Bruxelles che invece ha evidenziato alcune criticità rispetto alle quali siamo pronti a dialogare e se necessario a intervenire». Quali? «Nella riforma è prevista l’introduzione di una tariffa unica a livello nazionale, ma è stata considerata rischiosa, così come sono state avanzate delle osservazioni rispetto all’ipotesi di creare un fondo pubblico vincolato nel quale sarebbero confluiti tutti i pedaggi per poi essere distribuiti». «Un punto è imprescindibile», continua ancora il viceministro della Lega, «se non diamo un’accelerata alla tabella di marcia dei lavori potremmo andare incontro a notevoli disagi e potremmo essere costretti a chiudere intere tratte autostradali. Da questo punto di vista, il Pnrr, che non stanzia un euro sulle autostrade, ma ci chiede di intervenire rispetto ai rapporti con le concessioni e i concessionari entro la fine del 2024, rappresenta un’occasione che non possiamo perdere. Siamo, quindi, disponibili a dialogare con l’Unione Europea, ma nella comune consapevolezza che non c’è molto altro tempo da perdere».