Dal protocollo di Kyoto alle Conferenze delle Parti, le intese sul clima son sempre state disattese. Bruxelles non può vietare al resto del mondo l' uso di combustibili fossili. E le riforme del green new deal costringeranno i Paesi Ue a dipendere dal gas tedesco.
Dal protocollo di Kyoto alle Conferenze delle Parti, le intese sul clima son sempre state disattese. Bruxelles non può vietare al resto del mondo l' uso di combustibili fossili. E le riforme del green new deal costringeranno i Paesi Ue a dipendere dal gas tedesco.Gentile ministro Cingolani, il suo presidente del Consiglio ha dichiarato che bisogna far fronte all'emergenza climatica e ridurre le emissioni di CO2 del 50% entro il 2030 e del 100% entro il 2050. Lo stesso aveva già dichiarato Mattarella nel 2019, una volta sottoscrivendo, assieme ad altri 30 capi di Stato, l'auspicio che tutte (hanno scritto «tutte»!) le risorse finanziarie fossero dedicate a codesta emergenza, e un'altra volta nei rituali auguri di buon anno agli italiani, ignaro della vera emergenza in cui si sarebbe trovato l'intero mondo poche settimane dopo. Ora, se avrà la pazienza di leggere cinque brevi articoli qui sulla Verità pubblicati tra l'11 agosto e il 20 agosto appena trascorsi, apprenderà che non esiste alcuna emergenza climatica. Siccome, però, il proposito della riduzione delle emissioni, a dispetto della non ancora sopita emergenza sanitaria (e di altre reali emergenze, tipo dissesto idrogeologico e difesa da terremoti) ritorna prepotente, avrei alcune domande da porle.1 Quest'anno, organizzata congiuntamente da Uk e Italia, si terrà a Glasgow la COP26, la Conferenza delle Parti ove si dovrebbero solennemente sottoscrivere gli accordi internazionali per quella tanto immotivata quanto auspicata riduzione di emissioni. Il numero 26 significa che è la ventiseiesima Conferenza. Era il 2000 quando commentavo che il fallimento della COP di allora, la numero 6 all'Aja, era una necessità e che ogni altra COP sarebbe necessariamente fallita. Siamo alla numero 26, a testimonianza che tutte le 25 precedenti han fallito. Cosa le fa pensare che avrà successo la COP26?2 Due accordi di riduzione, rispetto alle emissioni del 1990, a dire il vero, sono stati sottoscritti. Il primo fu il Protocollo di Kyoto, in vigore dal 2005, col quale gli emettitori di oltre la metà delle emissioni globali avrebbero dovuto ridurre le loro di circa il 6% entro il 2012. Nel 2008, incurante del fatto che le emissioni globali erano invece aumentate del 40%, la Ue rilancia col Pacchetto 20-20-20 per il clima, proponendosi di ridurre le emissioni del 20% entro il 2020. Alla scadenza degli obiettivi del Protocollo di Kyoto, nel 2012, le emissioni globali erano il 50% in più di quelle del 1990; e nel 2020 erano il 60% in più. Cosa le fa pensare che, anche quando a Glasgow sottoscriverete un qualche impegno, il mondo riuscirà a mantenerlo?3 Di nuovo incurante di cosa faccia il mondo, la Ue rilancia col suo Green New Deal (Gnd). Ma le emissioni della Ue sono meno del 10% delle globali: appare evidente che il titanico sforzo non può avere alcun significativo effetto sulle globali che, se oggi sono, diciamo, 100, nel 2030 saranno 95. La domanda è, signor ministro: si rende conto di quanto vano sarebbe quel che lei ha già chiamato «bagno di sangue», ma che avrebbe dovuto dire «inutile e dannoso bagno di sangue»?4 Bisognerebbe quindi convincere il resto del mondo. Come pensa di riuscirci? Tanto più che, ove la Ue prendesse sul serio l'impegno, il prezzo dei combustibili fossili diminuirà notevolmente, cosicché i Paesi sottosviluppati finalmente avranno il denaro per acquistare risorse che, al momento, sono loro inaccessibili. Voglio darle un aiutino per riuscire nell'impresa.5 Come potrà mai fare la Ue ad impedire al resto del mondo l'uso di petrolio, carbone e gas e raggiungere le vaneggiate emissioni-zero? La Ue potrebbe acquistare le riserve mondiali di petrolio, gas e carbone. In questo modo essa avrà, finalmente, il controllo del clima del pianeta. Sempreché, naturalmente, il clima sia così controllabile (ma non polemizziamo ulteriormente su questo). L'impegno economico per acquistare le riserve di combustibili fossili e, presumibilmente, così controllare le emissioni globali di CO2 è valutabile in 100.000 miliardi: ogni singolo cittadino della Ue (dal neonato al nonno centenario) dovrebbe sborsare 200.000 euro . Le sembra possibile? 6 E anche lo fosse, la cosa sarebbe in contraddizione con gli Obiettivi 7 e 9 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Onu, che garantiscono ai Paesi poveri la fine della loro condizione di povertà e di fame, favorendo per essi l'accesso ad energia affidabile e a buon mercato, e favorendo lo sviluppo della industrializzazione - obiettivo classificato di maggiore urgenza di quello di governare il clima (obiettivo 13). E anche gli Accordi di Parigi riconoscono a tutte le nazioni, e in particolare ai Paesi in via di sviluppo, «il diritto di sfruttare le proprie risorse e sviluppare le proprie economie». Non vede contraddizioni?7 La tedesca Ursula von der Leyen spinge per l'azzeramento delle emissioni, ma nel frattempo la tedesca Angela Merkel sta ultimando assieme a Putin (e con la benedizione di Biden) il gasdotto Nord Stream 2 che dalla Russia, senza passare per altri Paesi, in particolare senza passare né per Ucraina né per Polonia, giunge direttamente in Germania. Forse che in Germania v'è una mano sinistra che non sa cosa faccia la destra? Direi piuttosto che se col Gnd la Polonia fosse costretta a chiudere le proprie miniere di carbone, poi sarebbe costretta ad acquistare dalla Germania il gas che a questa arriva dalla Russia. E, lo stesso altri Paesi europei, inclusa l'Italia, dipenderebbero vieppiù dalla Germania. Complottismo? Boh… Il gasdotto sarà ufficialmente completato il 23 agosto, curiosamente l'anniversario del Patto Molotov-Ribbentrop col quale Hitler e Stalin si spartirono l'egemonia sulla Polonia occidentale e orientale, rispettivamente. Quella della CO2 sembra essere solo la nuova arma di antiche, mai sopite, mire tedesche.Ora, la Polonia faccia quel che vuole, ma io fossi in lei, signor ministro, cioè volessi fare, come da giuramento, gli interessi dell'Italia, respingerei la trappola tedesca del Gnd e, piuttosto, mi curerei in salute (anche se al momento precaria) e cercherei di incrementare celermente la produzione elettrica da carbone in Italia. Lei, signor ministro, che ne dice? Quali interessi prevarranno, quelli tedeschi o quelli italiani?
Monica Marangoni (Ansa)
La giornalista Monica Marangoni affronta il tema della nudità in un saggio che tocca anche il caso delle piattaforme sessiste. «È il tempo del relativismo estetico che asseconda solo l’io e le sue voglie, persino con immagini artefatte».
Giornalista e conduttrice televisiva, laureata in Filosofia all’università Cattolica del Sacro cuore a Milano, Monica Marangoni ha condotto diversi programmi non solo in Rai. Nudo tra sacro e profano - Dall’età dell’innocenza all’epoca di Onlyfans (Cantagalli), con postfazione dello stesso editore David Cantagalli, è il suo primo saggio. Una riflessione particolarmente attuale dopo la scoperta, e la chiusura, di alcuni siti che, con l’Intelligenza artificiale, abbinano corpi nudi femminili a volti noti del mondo dell’informazione, dello sport e della politica.
Effetto Trump: dazi, tagli alla ricerca e revisione dei protocolli sanitari stanno frenando il comparto (-4%). A pesare, pure la scadenza dei brevetti. Cresce la fiducia, invece, nei processi tecnologici contro le malattie.
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Luca Marinelli (Ansa)
L’antica arte partenopea del piagnisteo strategico ha in Italia interpreti di alto livello: frignano, inteneriscono e incassano.
Venghino, siori, venghino, qui si narrano le gesta di una sempiterna compagnia di ventura.
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Che fa del vittimismo una posa.
Per una buona causa: la loro.





