2024-04-23
Ricorsi più facili contro gli autovelox. E i Comuni ora temono la stangata
La Cassazione grazia l’autista multato: l’apparecchio non era omologato, come quasi tutti i 3.000 dispositivi identici. La sentenza apre le porte a una pioggia di reclami, che potrebbero annullare migliaia di sanzioni.Un autovelox non omologato non è in regola. Questo ha stabilito la sentenza 10105/2024 della Corte di Cassazione che ha annullato una multa per eccesso di velocità, emessa nei confronti di un avvocato di Treviso, perché l’autovelox, che aveva rilevato la velocità della macchina era stato approvato, ma non omologato. Sentenza che ha stabilito una volta per tutte la differenza tra omologazione e approvazione, sottolineando come entrambi siano indispensabili per l’utilizzo secondo legge dei rilevatori di velocità. Da ricordare come le sentenze della Cassazione abbiano un ruolo molto importante, visto che vengono spesso usate dai giudici come orientamento per decidere su altri casi simili. Di conseguenza, quanto deciso dalla Cassazione sugli autovelox ha delle ripercussioni particolarmente rilevanti: la quasi totalità delle circa 3.000 postazioni dello stesso tipo di quella riguardante la sentenza risulta essere solo approvata e dunque non allineata con quanto deciso dagli ermellini. Questo apre una situazione alquanto critica perché significa che tutte le multe emesse dai dispositivi non omologati non sono valide e dunque è possibile, in casi ben precisi, richiedere l’annullamento e quindi il rimborso della somma. Senza considerare inoltre le migliaia di autovelox di diverso tipo. «Siamo preoccupati ma abbiamo osservato le norme», osserva Luigi Altamura, comandante della polizia locale di Verona e componente del tavolo coordinamento comandanti in Anci. Al momento «i Comuni si trovano nel mezzo della tempesta perfetta», visto che «non esistono delle regole tecniche per omologare questi strumenti» e il codice della strada dice che le postazioni «possono essere omologate o approvate» senza fare distinzione. A questo si aggiunge che a dicembre 2020 il ministero dei Trasporti aveva approvato una circolare, che non ha valore di legge, dove equiparava l’omologazione all’approvazione. La decisione però non è stata inserita nel codice della strada, lasciando aperto il gap normativo. Tutto ciò porta alla sentenza della Cassazione che ha deciso che se l’autovelox non è omologato non è in regola e dunque qualunque infrazione rilevata non ha valore. Le conseguenze di questa sentenza comportano un danno incalcolabile per i diversi Comuni, anche per quelli che si sono comportati in maniera corretta e non hanno usato gli autovelox per «fare cassa». Altamura ha infatti spiegato che se ci sono Comuni «che hanno fatto cassa, è il prefetto che deve intervenire. Il prefetto può revocare determinate postazioni», se rileva che l’intento del Comune, mettendo numeri non congrui di autovelox, è quello di ottenere maggiori introiti «visto che sono i prefetti che devono dare le autorizzazioni necessarie», per procedere all’installazione. La questione rimane però di una certa rilevanza, soprattutto per le multe che si sono ricevute negli ultimi 60 giorni, visto che possono essere annullate se sono state fatte da un autovelox non omologato. Carlo Rienzi, presidente del Codacons, spiega infatti che la legge stabilisce criteri e tempi precisi per impugnare le sanzioni. Si hanno 60 giorni dalla data di contestazione o di notifica della violazione per rivolgersi al prefetto. Il ricorso è gratuito ma attenzione perché nel caso in cui si dovesse determinare che la sanzione è corretta si dovrà pagare il doppio della somma richiesta. L’alternativa è andare davanti davanti al giudice di pace entro 30 giorni, ma pagando il contributo unificato. «Per le multe già pagate o quelle per cui siano scaduti i termini, non è possibile proporre ricorso». Questo significa che anche se si è stati sanzionati da un autovelox non in regola non si può più far niente. Nel caso in cui sia invece ancora possibile contestare la sanzione, per avere certezze circa l’omologazione del dispositivo autovelox, che ha accertato la violazione, bisogna presentare un’istanza di accesso presso il Comune dove è installato l’apparecchio. Una volta ottenuti gli atti bisogna analizzare le specifiche tecniche dell’autovelox, per capire se si ha a che fare con un apparecchio omologato o solo approvato. La questione non è però così semplice perché, come spiegano gli esperti del periodico All-In Giuridica, «su ogni autovelox conforme al prototipo omologato o approvato deve essere riportato il numero e la data del decreto ministeriale di omologazione e di approvazione e il nome del fabbricante. La prima autorizza la riproduzione in serie di un apparecchio testato in laboratorio, con attribuzione della competenza al ministero per lo Sviluppo economico, mentre l’approvazione non richiede la comparazione del prototipo con caratteristiche ritenute fondamentali o con particolari prescrizioni previste dal regolamento». Se si dovesse dunque riuscire a scoprire che effettivamente la postazione, che ha prodotto la sanzione, non è in regola, e si è nei tempi previsti (30 o 60 giorni) si può chiedere al giudice di pace o al prefetto di annullare la sanzione. In caso di vittoria si verrà rimborsati e le spese legali dovranno essere sostenute dal Comune, citato in giudizio.
Jose Mourinho (Getty Images)