2022-09-11
La riconquista ucraina va avanti: «Finora uccisi 50.000 soldati russi»
L’esercito di Kiev ha ripreso il controllo di Kupiansk e Izyum, che erano state trasformate dalle forze di occupazione in importanti snodi logistici, e diffonde un bilancio pesantissimo sui caduti del nemico.Il Cremlino invia forze dalla Russia periferica per contenere il malcontento riguardo le perdite. Ma da Grozny arrivano anche miliziani che si schierano con Volodymyr Zelensky.Lo speciale contiene due articoli. Giorno di guerra numero 200: come La Verità aveva anticipato ieri, la controffensiva dell’esercito ucraino ha avuto successo, tanto che ha ripreso il controllo di oltre 30 località nel Nordest del Paese. Lo ha affermato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. In particolare, gli ucraini sono riusciti a riconquistare anche Kupiansk, decisiva per i rifornimenti russi. La controffensiva ucraina oltre che nella regione di Kharkiv si sta dirigendo verso Lysychansk (altro importante centro strategico) dove le truppe di Kiev sono già arrivate alla periferia della città (regione di Lugansk), che era stata conquistata all’inizio del luglio scorso dai russi dopo una sanguinosa battaglia. Non c’è dubbio che si tratti del più importante obbiettivo raggiunto dalla controffensiva lanciata dall’esercito ucraino, che sta mettendo in grande difficoltà la forza d’invasione su più fronti, tanto che anche le autorità filorusse dell’autoproclamata repubblica popolare di Donetsk hanno ammesso i fatti: «Le forze armate di Kiev hanno effettuato una serie di attacchi aerei sulla regione, causando almeno sette morti e 27 feriti». Il ministero della Difesa di Mosca, citato da Interfax, dopo che le forze ucraine avevano rivendicato la riconquista delle due città - oltre che del centro logistico strategico di Kupiansk - si è limitato a un comunicato nel quale minimizza i danni: «Le truppe russe si stanno riorganizzando nei pressi di Balakliya e Izyum (nella regione di Kharkiv, ndr) per aumentare gli sforzi in direzione di Donetsk, in modo da raggiungere gli obiettivi dell’operazione militare speciale di liberare il Donbass». Tutto questo accadeva mentre il Consiglio dell’Unione europea adottava «la sospensione totale delle facilitazioni del rilascio dei visti con la Russia previste dall’accordo del 2007». Secondo l’aggiornamento quotidiano sulla situazione in Ucraina dell’intelligence britannica, la controffensiva lanciata lo scorso il 6 settembre a sud della regione di Kharkiv (Nordest della nazione) ha colto di sorpresa le forze russe, mentre non si ferma la controffensiva nella regione di Kherson (Sud). Con queste due operazioni «il fronte difensivo russo è sotto pressione sia sul fianco settentrionale, sia su quello meridionale. Nella regione di Kharkiv le truppe ucraine hanno guadagnato fino a 50 chilometri di terreno lungo uno stretto fronte precedentemente occupato dai russi ed hanno preso il controllo (o circondato) numerose città - prosegue il rapporto pubblicato ieri dal ministero della Difesa di Londra - di conseguenza, le forze russe attorno alla città di Izyum sono sempre più isolate e le unità ucraine adesso minacciano la città di Kupiansk, la cui cattura sarebbe un duro colpo per Mosca perché si trova lungo i percorsi di rifornimento della linea del fronte del Donbass». Nataliya Gumenyuk, portavoce del Comando meridionale dell’esercito ucraino, ha confermato i progressi della controffensiva: «Le nostre truppe stanno avanzando lungo le linee meridionali in vari settori, fra due e diverse decine di chilometri». È evidente che quanto sta accadendo sul fronte di Kherson e su quello di Kharkiv abbia molto a che vedere con l’improvvisa visita a Kiev del segretario di Stato americano Antony Blinken, avvenuta lo scorso 8 settembre. Una vista di cortesia per ribadire il sostegno degli Usa o c’è dell’altro? Zelensky e Blinken con i loro staff hanno discusso di cyber intelligence, del quadro strategico, di tattiche e certamente anche delle nuove e sofisticate armi in arrivo, come i missili antiradiazioni ad alta velocità, che sono tutte materie delle quali è preferibile parlare di persona. Tutto questo succedeva mentre il segretario di Stato alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, partecipava al parallelo vertice Nato. La contemporanea presenza di due altissimi esponenti dell’amministrazione americana sicuramente ha molto a che fare con la controffensiva che l’esercito ucraino ha intrapreso per porre fine all’invasione di Mosca delle regioni settentrionali e meridionali del Paese. Le forze armate ucraine hanno affermato nel loro bollettino giornaliero dello Stato maggiore di Kiev di aver ucciso nelle ultime 24 ore almeno 350 soldati russi, mentre sempre secondo le stime di Kiev l’esercito di Mosca dall’invasione del 24 febbraio ha perso in totale 52.250 uomini. Per quanto riguarda gli armamenti, l’esercito ucraino sostiene di aver distrutto in totale 2.136 carri armati, 4.584 veicoli corazzati e 1.259 pezzi di artiglieria. Attenzione al numero dei caduti, perché un documento del ministero delle Finanze russo (datato 26 agosto) e fatto circolare dall’ex oligarca Michail Chodorkovskij, oggi feroce oppositore di Putin, dice che a quella data le perdite di cittadini della Federazione Russa e truppe regolari erano già 50.000 mentre i volontari, la Guardia Nazionale della Federazione Russa (Rosgvardiya) e altri non sono stati presi in considerazione. Un numero enorme. Sempre a proposito di numeri, tra il 5 e il 7 settembre le forze ucraine hanno abbattuto missili da crociera, aerei, elicotteri e droni dell’esercito invasore per un valore di 157,5 milioni di dollari. È quanto emerge da un rapporto, che prende in considerazione solo i mezzi d’attacco russi, dello Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine pubblicato su Facebook e ripreso dalla agenzia Ukrinform. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/riconquista-ucraina-va-avanti-2658175741.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-reazione-di-putin-1-300-ceceni" data-post-id="2658175741" data-published-at="1662853524" data-use-pagination="False"> La reazione di Putin: 1.300 ceceni Per tentare di superare le difficoltà sempre più evidenti Vladimir Putin ha deciso di affidarsi nuovamente ai miliziani ceceni. È di ieri la notizia che la Russia ha inviato altri 1.300 militari ceceni nella regione di Kherson, nell’Ucraina meridionale, per rispondere alla controffensiva delle truppe di Kiev. Lo riferisce lo stato maggiore delle forze armate ucraine sul suo profilo Facebook. I militari ceceni sono stati inviati «per rafforzare» la presenza russa nei territori sotto controllo di Mosca nella regione, dove l’esercito russo sta subendo sempre di più la pressione dell’avanzamento delle forze ucraine nel sud del Paese. Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa ucraina Unian, le forze arrivate nel territorio sarebbero i Kadirovtsij, ovvero i fedelissimi seguaci del leader ceceno Ramzan Kadyrov, che solo alcuni giorni fa sul suo canale Telegram aveva scritto di essersi «pienamente meritato una vacanza per un periodo lungo e indefinito», senza però precisare se si dimetterà dalla leadership della regione. Chi sono i Kadirovtsij? Al loro interno c’è di tutto: ex militari, fondamentalisti islamici e delinquenti di ogni tipo: si tratta di ex membri delle unità paramilitari dell’ex presidente della repubblica cecena Achmat Kadyrov, che oggi ha lasciato il governo - con il pugno di ferro - al figlio, l’attuale presidente Ramzan Kadyrov. Adesso il battaglione ceceno, che con gli ultimi arrivi sarà composto da circa 5.000 miliziani, serve più che mai ai russi che devono ovviare ai caduti in battaglia, alle defezioni sul campo ma soprattutto al mancato arruolamento di giovani (che non rispondono più alle chiamate governative perché consapevoli che si tratta di un viaggio senza ritorno). A questo proposito non si contano più i centri di arruolamento dati alla fiamme in tutta la Russia. I ceceni al servizio dell’esercito moscovita si scontreranno anche con i loro connazionali del battaglione di volontari Sheikh Mansur, a loro volta fondamentalisti islamici, che sono motivati dall’odio verso Mosca dopo le due guerre che rasero al suolo il paese. A sorpresa, ieri è arrivata in Ucraina il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock: si tratta di una visita dal chiaro significato politico. La Baerbock ha detto: «Sono venuta a Kiev per mostrare che possono continuare a contare su di noi, che continueremo a sostenere l’Ucraina tutto il tempo che servirà, attraverso la distribuzione di armi, il sostegno umanitario e finanziario». La Germania oltre all’aiuto economico e militare si è proposta all’Ucraina «per condurre operazioni di sminamento e fare luce sui crimini di guerra commessi, mandando esperti, fra cui anche un magistrato», ha continuato una nota diramata dal ministero. La Baerbock, alla sua seconda visita a Kiev dall’inizio dell’invasione russa, ha anche dichiarato: «Per me è chiaro che Putin conta sul fatto che ci stancheremo della sofferenza in Ucraina».
Il caffè di ricerca e qualità è diventato di gran moda. E talvolta suscita fanatismi in cui il comune mortale si imbatte suo malgrado. Ascoltare per credere.