2022-08-15
«Ricevo tante lettere disperate da vittime invisibili del siero»
L’ex showgirl Heather Parisi: «Appena si esprime un pensiero critico si viene tacciati di complottismo. Mi fa pena Mentana che si vanta di ignorare bellamente chi non segue la verità ufficiale».Sta facendo scuola ai suoi gemelli, Heather Parisi, quando la raggiungiamo al telefono a Hong Kong, dove vive da 13 anni con il marito Umberto Anzolin, imprenditore, «l’amore della mia vita, la mia vita». In Italia è mattina, lì pomeriggio. Per i figli di 12 anni ha scelto l’homeschooling e assicura che sono «più avanti» dei coetanei sui programmi. «Tra le mie regole ferree c’è che si scrive tutto a mano e in corsivo. Tablet e computer si possono usare, ma non sostituiscono il gesto della scrittura, serve alla crescita e all’apprendimento». Il suo «lavoro a tempo pieno», il «più difficile e bello del mondo» è oggi «fare la mamma», ma da quando è iniziata la pandemia la showgirl statunitense naturalizzata italiana ha iniziato a esporsi sui social e sul suo blog, sui vaccini e contro l’informazione mainstream.Come sta innanzitutto? Sui social ha raccontato di aver avuto qualche problema di salute.«Ora finalmente bene, ma ho trascorso due settimane da incubo per un attacco di labirintite. Ne soffro da quando avevo 30 anni e trascorrevo lunghe ore a ballare e cantare con la musica ad alto volume negli studi televisivi e nelle discoteche. Una volta le vertigini mi hanno costretto tre mesi a letto. Oggi, ne sono sicura, mi direbbero che è un effetto del long Covid».Hong Kong ha scelto politiche restrittive per contrastare il virus. Qual è la situazione oggi? «Stranissima».Perché?«Sono ormai tre anni che qui si è optato per misure molto dure. Da allora viaggiare per esempio è difficile se non impossibile, a causa delle norme sulle quarantene per chi rientra nel Paese».La linea dura ha funzionato?«Fino a gennaio di quest’anno ci sono stati pochissimi morti, circa 200 in tutto, e spesso molto anziani, che qui significa anche 90, 100 anni. C’erano 11.000 casi di contagi soltanto. Dall’inizio di quest’anno, però, il virus si è diffuso tantissimo e siamo arrivati ad avere 30.000 nuovi contagi e 100 morti al giorno. Ora la curva è tornata a scendere, siamo a 5.000 casi e nessun decesso. Sempre se i numeri sono quelli veri, ovviamente».Il perché di questa impennata? Sono state allentate le regole?«No, anzi, nulla è cambiato: frontiere chiuse, mascherina obbligatoria dappertutto, bolla vaccinale per ristoranti e luoghi non all’aperto… da queste parti si vive ancora così. La vaccinazione di massa ha raggiunto qui il 95% della popolazione, eppure la situazione in due anni è drasticamente peggiorata. Nel frattempo l’economia della città è stata distrutta e ora si tenta di correre ai ripari. Direi che siamo la dimostrazione più evidente che la gestione dei contagi da parte della politica può essere del tutto arbitraria».Ancora non si è vaccinata, giusto?«No, così come mio marito e soprattutto i nostri figli. E non lo faremo».Roba da far impazzire gli haters.«Ogni tweet che pubblico ha il suo corredo di commenti: complottista, negazionista, terrapiattista… E poi quello che mi diverte di più: sei solo una ballerina, non puoi parlare. Perché ormai è passata l’idea che sul tema della salute il cittadino “normale” non può dire nulla, deve solo ascoltare e accettare quel che gli viene imposto. Penso che sia invece necessario fare domande, pretendere risposte, chiedere spiegazioni».Lei non si arrende e ormai la attaccano pure per gli spinaci.«(Ride) Sì, ho proposto una ricetta video con degli spinaci biologici, e mi sono sentita dire che ero una sconsiderata perché non li avrei lavati a dovere. Erano già puliti, per la cronaca. Ma quel che mi dà da pensare è che c’è chi si preoccupa più della terra negli spinaci che degli effetti avversi dei vaccini. Ci sono sempre più zombie in circolazione, che non usano la loro intelligenza e ragionano come viene detto loro di fare».Sui social fa spesso riferimento a studi scientifici internazionali. «Esistono, ma vengono nascosti, bisogna cercarli. I grandi media hanno fatto della scienza la fede assoluta, come ai tempi dell’Inquisizione. Il confronto deve essere eliminato, le tesi discordanti - anche se corroborate dai dati - cancellate. Perché tanto i cittadini non sono in grado di capire. Sto ricevendo delle lettere che mi fanno piangere e arrabbiare».Cosa le scrivono?«C’è chi - sono soprattutto donne - mi racconta cosa è successo dopo il vaccino, le reazioni avverse: sono persone disperate perché non sanno a chi rivolgersi. Ci sono medici che ignorano i sintomi, altri che bollano i pazienti come malati immaginari, da curare come fossero psichiatrici. Una vergogna. Le famiglie sono ormai divise: una signora, disperata, mi ha scritto che i suoi stessi famigliari non le credevano, che la ritenevano pazza quando invece stava male per davvero». Un anno fa ha anche creato un canale YouTube. Cucina e dà consigli di benessere, ma non solo: sta raccogliendo alcune interviste di voci fuori dal coro. Da Giorgio Bianchi a Giovanni Frajese, da Mariano Bizzarri a Elisabetta Frezza. «L’attualità mi affascina, fare interviste mi emoziona e imparo moltissimo. Cerco di dare voce a chi viene zittito dai grandi media perché non allineato. Sono l’esatto contrario di Enrico Mentana, che si vanta - e provo per lui profonda pena per questo - di non invitare chi non segue la verità ufficiale. Non interrompo mai i miei ospiti. Sono dell’idea che il pubblico debba essere libero di giudicare da solo, non certo indottrinato. Su cure alternative, vaccini, restrizioni e persino Ucraina e Russia, ormai, il bollino da “complottista” viene appiccicato appena si esprime un pensiero critico». Anche sulla guerra?«La propaganda del mainstream è sotto gli occhi di tutti: troppe notizie false sono state pubblicate. Assistiamo a una rappresentazione della realtà che vorrebbe modellare la coscienza della gente. Quando ho visto la copertina di Vogue con Zelensky e la moglie, poi, mi si è gelato il sangue». Poco opportuna?«Mi chiedo come sia possibile che una troupe americana allestisca un set fotografico in un Paese in guerra, sotto missili e bombe. Le foto del presidente ucraino accanto alla sua bellissima moglie le ha scattate Annie Leibovitz, la fotografa dell’ultima immagine di John Lennon e Yoko Ono. Che cosa si tenta di fare? Vogliono creare un personaggio? Mi sembra semplicemente che quelle foto manchino di rispetto ai cittadini ucraini».Gli Stati Uniti sono il suo Paese natale. Che notizie riceve da lì?«Il mio Paese è sull’orlo di una guerra civile. La sinistra democratica, come accade in Italia, ha preso possesso dell’informazione e dei posti importanti dello Stato. Ma non rappresenta la maggioranza della popolazione».Di recente ha anche affrontato il tema dell’ideologia gender.«È uno dei tanti esempi di come la realtà venga rappresentata in modo artificiale. C’è ormai una dissonanza cognitiva: i dem americani fanno proclami sulla lotta al patriarcato e sulla parità di genere, come se fossero priorità e urgenze quando non lo sono. Nel frattempo, si è finito per svalutare il significato di maschile e femminile. Dire “no” alle discriminazioni non significa abolire i ruoli sessuali. Negli Usa l’ideologia della cancellazione è ormai sfacciata».Come si parla all’estero dell’Italia che va al voto per la caduta del governo Draghi?«Sui media di Hong Kong non se ne parla proprio. Negli Usa invece se ne parla sui media per lanciare avvertimenti: l’Italia deve obbedire, a tutti i costi. Sono americana, ma ho anche sangue del Belpaese nelle vene, e mi fa rabbia come gli italiani si facciano condizionare dagli yankee. Ancora pagano il conto della liberazione dopo la seconda guerra mondiale: noi americani non facciamo mai niente senza pretendere qualcosa in cambio. Dove sono finiti il senso di indipendenza, l’orgoglio per la propria Nazione?».Abitasse in Italia per chi voterebbe?«Non andrei a votare, mai l’ho fatto. Perché penso che non cambierà mai niente. Credo però che sarebbe giusto che i partiti facessero sapere ai propri elettori quali decisioni prenderanno in futuro su temi come salute, obbligo vaccinale, green pass, risarcimenti per effetti avversi dei vaccini. Cosa vogliono fare, inoltre, per la salute mentale dei giovani, distrutti dalle restrizioni della scuola».A oggi si parla più che altro di alleanze…«E sono pronta a scommettere che i maggiori partiti non ne parleranno proprio, di questi temi. Perché sanno che le decisioni sono prese altrove, che non stanno in mano loro. L’autonomia dell’Italia è pari a zero, ma nessuno ha il coraggio di dirlo ad alta voce».
Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa (Ansa)
Protagonista di questo numero è l’atteso Salone della Giustizia di Roma, presieduto da Francesco Arcieri, ideatore e promotore di un evento che, negli anni, si è imposto come crocevia del mondo giuridico, istituzionale e accademico.
Arcieri rinnova la missione del Salone: unire magistratura, avvocatura, politica, università e cittadini in un confronto trasparente e costruttivo, capace di far uscire la giustizia dal linguaggio tecnico per restituirla alla società. L’edizione di quest’anno affronta i temi cruciali del nostro tempo — diritti, sicurezza, innovazione, etica pubblica — ma su tutti domina la grande sfida: la riforma della giustizia.
Sul piano istituzionale spicca la voce di Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, che individua nella riforma Nordio una battaglia di civiltà. Separare le carriere di giudici e pubblici ministeri, riformare il Consiglio superiore della magistratura, rafforzare la terzietà del giudice: per Balboni sono passaggi essenziali per restituire equilibrio, fiducia e autorevolezza all’intero sistema giudiziario.
Accanto a lui l’intervento di Cesare Parodi dell’Associazione nazionale magistrati, che esprime con chiarezza la posizione contraria dell’Anm: la riforma, sostiene Parodi, rischia di indebolire la coesione interna della magistratura e di alterare l’equilibrio tra accusa e difesa. Un dialogo serrato ma costruttivo, che la testata propone come simbolo di pluralismo e maturità democratica. La prima pagina di Giustizia è dedicata inoltre alla lotta contro la violenza di genere, con l’autorevole contributo dell’avvocato Giulia Buongiorno, figura di riferimento nazionale nella difesa delle donne e nella promozione di politiche concrete contro ogni forma di abuso. Buongiorno denuncia l’urgenza di una risposta integrata — legislativa, educativa e culturale — capace di affrontare il fenomeno non solo come emergenza sociale ma come questione di civiltà. Segue la sezione Prìncipi del Foro, dedicata a riconosciuti maestri del diritto: Pietro Ichino, Franco Toffoletto, Salvatore Trifirò, Ugo Ruffolo e Nicola Mazzacuva affrontano i nodi centrali della giustizia del lavoro, dell’impresa e della professione forense. Ichino analizza il rapporto tra flessibilità e tutela; Toffoletto riflette sul nuovo equilibrio tra lavoro e nuove tecnologie; Trifirò richiama la responsabilità morale del giurista; Ruffolo e Mazzacuva parlano rispettivamente di deontologia nell’era digitale e dell’emergenza carceri. Ampio spazio, infine, ai processi mediatici, un terreno molto delicato e controverso della giustizia contemporanea. L’avvocato Nicodemo Gentile apre con una riflessione sui femminicidi invisibili, storie di dolore taciuto che svelano il volto sommerso della cronaca. Liborio Cataliotti, protagonista della difesa di Wanna Marchi e Stefania Nobile, racconta invece l’esperienza diretta di un processo trasformato in spettacolo mediatico. Chiudono la sezione l’avvocato Barbara Iannuccelli, parte civile nel processo per l’omicidio di Saman, che riflette sulla difficoltà di tutelare la dignità della vittima quando il clamore dei media rischia di sovrastare la verità e Cristina Rossello che pone l’attenzione sulla privacy di chi viene assistito.
Voci da angolature diverse, un unico tema: il fragile equilibrio tra giustizia e comunicazione. Ma i contributi di questo numero non si esauriscono qui. Giustizia ospita analisi, interviste, riflessioni e testimonianze che spaziano dal diritto penale all’etica pubblica, dalla cyber sicurezza alla devianza e criminalità giovanile. Ogni pagina di Giustizia aggiunge una tessera a un mosaico complessivo e vivo, dove il sapere incontra l’esperienza e la passione civile si traduce in parola scritta.
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Terry Rozier (Getty Images)
L’operazione Royal Flush dell’Fbi coinvolge due nomi eccellenti: la guardia dei Miami Heat Terry Rozier e il coach dei Portland Trail Blazers Chauncey Billups, accusati di frode e riciclaggio in un vasto giro di scommesse truccate e poker illegale gestito dalle storiche famiglie mafiose.